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Allergie sui bambini: i sintomi e i test
Gregoris: "La prevenzione è difficile perché il patrimonio genetico non si può cambiare”
La primavera anticipa la bella stagione, ma non tutti i bambini la attendono con gioia, in particolare coloro che soffrono di allergie. In questi primi mesi dell’anno, infatti, è alta la concentrazione aerea di pollini e iniziano a diffondersi le sostanze rilasciate dalle graminacee. “Con allergia – spiega il pneumologo Alfredo Gregoris dell’ambulatorio di Pneumologia e Haloterapia di Portogruaro – si intende una risposta anomala dell’organismo ad uno stimolo che ritiene potenzialmente nocivo. Normalmente le allergie derivano dall’interazione del patrimonio genetico con l’ambiente esterno e l’esposizione a determinati tipi di sostanze. Molti dicono che, nel caso dei bambini, dipendano anche dalle esposizioni durante la vita intrauterina, se la mamma, nel corso della gravidanza, ha assunto particolari sostanze per via alimentare o per via inalatoria che hanno istruito le cellule del bambino attraverso il sangue materno. Nel momento in cui l’organismo riceve questo stimolo estraneo, le cellule producono le IgE, le immunoglobuline di classe E, ovvero anticorpi che rilasciano sostanze che scatenano la reazione allergica”.
SINTOMI PEDIATRICI Svariati sono i sintomi delle allergie sui bambini. “Nei più giovani i segnali sono particolari – sostiene il pediatra Antonio Sabino del Poliambulatorio Leonardo di Gruaro -. Possono avere degli starnuti al mattino o quello che viene definito “il saluto dell’allergico”, che porta il soggetto a strofinarsi il naso a causa di un prurito persistente. Tra i più comuni vi sono la rinite e l’oculorinite allergica che comportano prurito al naso e agli occhi, lacrimazione, ostruzione delle vie nasali e secrezioni acquose. Difficilmente, per quanto riguarda le allergie primaverili, i bambini hanno delle reazioni asmatiche”.
IN AUMENTO Sembra che le allergie siano sempre più in aumento e un metodo universale per prevenirle non esiste. “La prevenzione è davvero difficile – afferma il pneumologo Alfredo Gregoris – perché il patrimonio genetico, nel quale può essere specificata la predisposizione ad alcuni tipi di allergia, non si può cambiare. Durante la gravidanza la madre deve tenere un comportamento attento, evitando ad esempio il fumo che viene considerato un fattore favorente in materia di allergie. Bisogna, inoltre, tenere presente le reazioni combinate tra sostanze, che il bambino può inalare e introdurre attraverso gli alimenti, che hanno componenti chimicamente molti simili agli allergeni. Ad esempio se un bambino è allergico alle graminacee e, mangiando crostacei, gli pizzica la bocca, è compito del pediatra consigliare di evitarne l’assunzione per non incorrere in ulteriori reazioni allergiche”.
TRE PROVE Tre sono le prove da fare per diagnosticare l’allergia: innanzitutto analizzare la predisposizione genetica della famiglia, il prelievo del sangue per misurare il quantitativo di IgE specifiche presenti e, infine, il Prick Test che, mediante una puntura sulla pelle attraverso una goccia di un allergene, manifesta i reali effetti allergici sulla cute. “La prima terapia – conclude il dott. Gregoris – è cercare di evitare il contatto con l’allergene, ma non sempre è possibile. Poi vi sono le cure sintomatiche come i farmaci antistaminici per via generale o per via inalatoria o l’immunoterapia, il vaccino, che deve essere fatto contro uno, o al massimo 2, allergeni”.