L'Editoriale
“E’ già una guerra mondiale”
Ucraina: chi la guerra l’ha vista nella paura degli occhi dei figli, l’ha sentita nelle sirene e nei missili che suonano e deflagrano sopra la testa, nei vuoti lasciati nel quartiere dagli altri in fuga - e non come noi al telegiornale -, ha detto e scritto che "Questa è già una guerra mondiale". Si tratta dell’autore ucraino Andrei Kurkov: lo ha scritto in uno dei suoi libri, "Diario di un’invasione".
Ucraina: chi la guerra l’ha vista nella paura degli occhi dei figli, l’ha sentita nelle sirene e nei missili che suonano e deflagrano sopra la testa, nei vuoti lasciati nel quartiere dagli altri in fuga – e non come noi al telegiornale -, ha detto e scritto che “Questa è già una guerra mondiale”. Si tratta dell’autore ucraino Andrei Kurkov: lo ha scritto in uno dei suoi libri, “Diario di un’invasione”, in cui racconta l’incredulità di trovarsi costretti a vivere in guerra e le prime scelte a cui la guerra – che invade vite, strade e mente – obbliga. Lo ha ribadito a Pordenone, in dialogo con i giornalisti, grazie a Pordenonelegge di cui è stato l’ospite d’onore dell’inaugurazione ufficiale dell’appena conclusa edizione 2023. “L’ho definita tale – ha spiegato alla domanda sul perché avesse scritto quella frase – perché l’Ucraina combatte con le armi della Nato e la Russia con quelle dell’Iran. Considero mondiale questa guerra, perché l’Ucraina è al confine con l’Unione Europea e l’andamento e soprattutto l’esito di questo conflitto preoccupano l’Europa molto più di altri conflitti, come ad esempio quello in Azerbajan. La considero mondiale perché so che in Russia i politici fin dall’inizio dell’invasione mettono in parallelo questa guerra con il secondo conflitto mondiale e il ritorno del nazismo. I russi raccontano di stati europei, come Polonia e Ungheria, pronti ad appropriarsi di pezzi di Ucraina”. Mondiale, dunque, perché divide e schiera il mondo.
Noi, dai nostri salotti davanti alla tv, sogniamo soltanto che la guerra abbia fine, ma lo facciamo più debolmente, pur se eravamo stati sinceramente sconvolti dalle distruzioni totali come a Mariupol, dalle uccisioni di civili come a Bucha, dal rapimento di centinaia di migliaia di bambini.
Se anche sul fronte europeo il tema guerra sembra scivolato dai primi posti della classifica dei temi prioritari, il resto del mondo non sta a guardare, né tantomeno la Russia. Nei giorni scorsi il leader nordcoreano Kim Jong-un è andato ad incontrare Putin e quando due presidenti, entrambi maestri nel minacciare il mondo intero con lo spettro nucleare, si accordano non c’è da stare tranquilli. C’è chi legge in questo storico appuntamento la debolezza della Russia spinta dal bisogno di armi. Ma incontri di tal portata non possono lasciarci tranquilli: da un lato per i due interlocutori disposti a tutto per la loro supremazia, dall’altro perché il mondo si va sempre più dividendo in opposte fazioni tra chi è con e chi è contro Putin, ma – rovesciando la medaglia – ha pure rivelato che ci sono un gruppo di paesi che aiutano la Russia nella guerra in Ucraina soprattutto per combattere gli americani. E dalle opposte fazioni nascono guerre non colombe di pace.
In un mondo che è pure alle prese con catastrofi (il terremoto in Marocco con le sue 2.901 vittime accertate e l’alluvione in Libia che ne fa temere 20mila) il sogno della pace sembra dunque sbiadire.
L’unico su questa terra che incessantemente prova a ordirla con trame di dialogo è papa Francesco che manda per il mondo il cardinale Zuppi. Dopo Kiev, Washington e Mosca, la settimana scorsa il cardinale è arrivato a Pechino e – si dice – di un suo possibile ritorno nella capitale russa. Sono passi avanti su un cammino di cui non si vede al momento la fine.