L'Editoriale
Ambiente, lavoro, futuro: tutto è connesso
La pastorale sociale diocesana a Taranto per la Settimana sociale nazionale dal 21 al 24 ottobre.
Tra i 934 delegati presenti alla 49a Settimana Sociale, provenienti dalle Diocesi e dalle principali associazioni ecclesiali d’Italia, sarà presente ai lavori anche una delegazione della nostra Diocesi dopo il cammino avviato con la nostra Settimana Sociale dello scorso anno e le iniziative che abbiamo nel tempo organizzato e riportate puntualmente nel Settimanale diocesano. Saranno giorni intensi di ascolto, confronto e dibattito per rilanciare i temi dell’enciclica Laudato sì sul rapporto tra ecologia ed economia, tra ambiente e lavoro, tra crisi ambientale e crisi sociale, nella consapevolezza che “non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale” (n. 139).È doveroso in questi giorni non dimenticare e trascurare il grande e doloroso problema delle morti sul lavoro. “Il lavoro è per la vita, non può essere per la morte – ha ricordato l’arcivescovo Filippo Santoro, presidente del Comitato scientifico e organizzatore -. Troppe persone perdono la vita a causa del lavoro e ciò è gravissimo. Siamo vicino alle famiglie, sentiamo il loro grande dramma. C’è una contraddizione stridente: il lavoro è per la vita, non può essere per la morte”.La città di Taranto è in un certo senso città simbolo di questa sofferenza, data la presenza delle acciaierie con tutte le questioni collegate, in special modo la contaminazione ambientale e la salvaguardia di un lavoro degno. “La Settimana sociale – ha ancora richiamato Santoro – vuole essere vicina ai problemi, alla vita della gente, e nello stesso tempo portare avanti un’interlocuzione con la società e con il Parlamento italiano, partendo dall’ascolto della realtà e dalle buone pratiche sul territorio e coinvolgendo i giovani sul tema della sostenibilità ambientale”.Il tema del resto è stato studiato proprio per questo: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”. E anche le opere simbolo che verranno messe in atto per la Settimana Sociale vanno nella stessa direzione. La piantumazione di 50 platani, alberi che producono molto ossigeno, sarà effettuata in ricordo dei bambini morti a causa dell’inquinamento e per dare un contributo a ripulire l’aria. L’avvio di una cooperativa che riciclerà i materiali di scarto della coltivazione delle cozze, tipico prodotto tarantino, vuole essere un segno di questa connessione su basi nuove tra lavoro e ambiente. La Settimana sociale di Taranto si porrà alcune domande semplici e fondamentali: che cosa c’è da fare? E che cosa c’è da scoprire? Infatti non partiamo da zero. Le buone prassi già in atto, che anche durante i lavori saranno illustrate (e alcune anche visitate dai delegati) sono lì a dimostrarlo. A tal proposito, l’economista Leonardo Becchetti ci ricorda che in preparazione ai lavori ne sono state censite 271 in tutta Italia, con l’intento di metterle in rete, per continuare lo sviluppo. Becchetti ha declinato alcune parole d’ordine per la Settimana di Taranto. Generatività, in quanto si continuerà a lavorare su idee e proposte anche dopo il momento assembleare. Giovani, che saranno tra i protagonisti.
Alleanze, ad esempio tra imprese e amministrazioni, tra le diverse generazioni, tra parrocchie e diocesi. E poi la mentalità nuova per cercare di cambiare le cose dal basso. “Spesso chiediamo il cambiamento – ha detto Becchetti -, ma dobbiamo renderci conto che il cambiamento siamo noi. Le istituzioni, che sono tendenzialmente adattative e seguono il consenso, faranno cambiamenti seguendo i nostri comportamenti”. Tra gli altri l’economista ha richiamato nuovamente il tema a lui caro del “voto con il portafoglio”, comprando prodotti di aziende che seguano buone prassi.
Tra i temi della Settimana sociale ci sarà anche quello riguardante lo sviluppo del Mezzogiorno. Al Sud è destinato il 40 per cento delle risorse del Pnrr, senza contare altri 92 miliardi fondi strutturali. Occorrerà imparare a spendere, e spendere bene, questi soldi, ammettendo che finora si è riuscito a spendere solo la metà delle risorse che l’Ue ci ha messo a disposizione, tenendo conto che l’Europa ci giudicherà anche su due criteri: addizionalità, cioè quante risorse aggiuntive di privati (le banche ad esempio) l’impiego di queste risorse avrà saputo creare, e impatto (anche ambientale).In definitiva possiamo ritenere che l’esperienza di Taranto sarà un laboratorio, avviare una transizione ispirata dall’ecologia integrale, con progetti concreti. Non il traguardo ma una piattaforma. Interessa incidere e non fare solo un bel documento. E non a caso monsignor Santoro alla fine non tirerà delle conclusioni, ma delle ’prosecuzioni’”.