L'Editoriale
Ciascuno alzi il proprio scudo
Non si chiede un atto di fede a questa o quella iniezione ma al sapere che l’ha generata. E chi sta il busillis. Come si recupera la fiducia? Forse nel nome di quel noi sopito: ciascuno alzi il proprio scudo così da renderci invulnerabili gli uni gli altri.
Ciascuno alzi
Il proprio scudo
Simonetta Venturin
Il papa lo aveva detto già un mese fa, il 18 agosto: “Vaccinarsi è un atto di amore, collaboriamo”. Una manciata di giorni fa lo hanno ripetuto le Conferenze Episcopali regionali a ciascuna vescovo, spronando a “invitare alla vaccinazione tutti i fedeli e, in particolar modo, gli operatori pastorali coinvolti nelle attività caratterizzate da un maggiore rischio di contagio”. Un’onda arrivata anche oltreoceano tant’è che anche la Conferenza episcopale statunitense ha invitato i sacerdoti a “evitare di concedere ai parrocchiani esenzioni per motivi religiosi agli obblighi di vaccinarsi imposti dalla Amministrazione federale e da molti datori di lavoro”, anche perché questo significherebbe “andare contro le direttive del Papa”. E al contempo, sempre negli Usa, in ambienti laici come i tribunali alle cause dei no vax contro le imposizioni sanitarie si sommano ora quelle dei vaccinati che rivendicano il diritto di non essere contagiati. Un bel cambio di prospettiva, ma non fuori luogo. Anzi, capace di andare al nòcciolo della questione: che non è questo o quel vaccino, questa o quella cura, quanto l’eterna lotta dell’io contro il noi, del singolo contro la comunità.
Se prevale il concetto che “ci si salva insieme” (Francesco docet) allora vaccinarsi diventa la strada da percorrere per innalzare contro il drago chiamato Covid 19 lo scudo al momento più sicuro a disposizione. Forse imperfetto e migliorabile, ma che funziona solo se, come nella formazione a testuggine degli antichi romani, ogni singolo uomo si ripara (e ripara gli altri) innalzando il proprio scudo-vaccino.
Se invece prevale l’io le cose cambiano del tutto: dalle falle create da chi non si vaccina il virus entra, continua a circolare e, cosa provata, più circola più cresce in varianti, generando un circolo vizioso al quale rischiamo di non saper come dare fine. Il vantaggio del vaccino è poi anche un altro: se è pur vero che anche i vaccinati possono essere contagiati, è altrettanto vero – e non è poco – che perlopiù evitano le terapie intensive.
Vaccinarsi conviene dunque due volte: per se stessi e per gli altri. Sarà per questo che gli appelli convergono: dalle cattedre dei virologi al commissario generale Figliuolo, dagli spot con attori e cantanti e sportivi tesi al convincimento dei ritrosi, da Papa Francesco alla Cei, compreso il presidente della Repubblica Mattarella.
Due le spinte, entrambe pericolose: da una parte l’ennesima variante, dall’altra il distanziamento ideologico. La variante Delta silenziosamente continua ad agire colpendo anche fasce d’età più basse, tant’è che il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, venerdì 10 settembre, rendendo noti gli esiti del monitoraggio settimanale sul Covid-19 in Italia ha dichiarato: “Data la situazione epidemiologica, con la variante Delta, è bene continuare con forza la campagna vaccinale e mantenere comportamenti individuali ispirati alla prudenza”. Dall’altra parte un preoccupante clima di tensione alimentato da alcune frange estremiste no vax le quali, dopo il flop di manifestazioni organizzate per il primo settembre e dopo le aggressioni a medici e giornalisti, stavano architettando azioni di ben più grave natura.
In Italia solo il 63% della popolazione ha ricevuto la vaccinazione completa (due dosi). Con un altro autunno che avanza, la scuola che si apre, i mezzi del trasporto pubblico che riprendono le corse a quasi pieno carico le esposizioni al rischio crescono e con esse la doverosa soglia di attenzione. Mentre la politica si divide su obbligatorietà di vaccino e ricorso al green pass, il premier Draghi, guardingo ma convinto, persevera nella linea della sua progressiva estensione per categorie di lavoratori come per la partecipazione ad eventi. La scienza lo sostiene: non perché si esprima per l’obbligo, ma perché indica nel vaccino, esteso e uniforme, l’unico strumento capace di disinnescare un virus che, continuando a camminare con le gambe dei non vaccinati e a mutare, renderebbe infinito e sfiancante il suo assedio all’umanità.
Non si chiede un atto di fede a questa o quella iniezione ma, come ha dichiarato l’astronauta Samantha Cristoforetti, al sapere che l’ha generata: “Io mi sono vaccinata alla prima occasione utile non perché ho letto i paper o acquisito informazioni che tuttora non ho. Ci sono istituzioni deputate e io scelgo di fidarmi di queste istituzioni. Quindi la domanda da farsi è: perché ci sono persone che scelgono di fidarsi di facebook e non delle istituzioni? Come si può recuperare questa fiducia?” (supplemento del Corriere della Sera).
E’ la domanda finale che piace e conta: come si recupera la fiducia? Forse nel nome di quel noi sopito: ciascuno alzi il proprio scudo così da renderci invulnerabili gli uni gli altri.
C’è poi un altro aspetto che non si tiene in adeguato conto quando ci si guarda l’ombelico del proprio dubbio e non si alza lo sguardo al mondo intero. Eppure pesa non poco sulla sperata ma ancora lontana fine dell’era del Covid: fino a che il mondo sarà vaccinato solo in parte, dall’altra parte continueranno contagi e varianti. La pandemia è globale come il mercato: pensare di vaccinare solo i paesi ricchi è da miopi oltre che da cuori induriti e menti deboli. Di fronte a 4,6 milioni di morti (quasi 2 nella sola Europa) guardare al proprio io personale e nazionale non basta e non deve bastare più.