L'Editoriale
Uno per tutti: è giusto e conviene
Bill Gates come il Papa, accomunati da un intento e un pensiero: il vaccino contro il Covid 19 sia per tutti senza distinzione alcuna. Certo, la molla che li spinge a parlare è diversa ma l’appello non è dissimile
Bill Gates come il Papa, accomunati da un intento e un pensiero: il vaccino contro il Covid 19 sia per tutti senza distinzione alcuna. Certo, la molla che li spinge a parlare è diversa ma l’appello non è dissimile.
Bill Gates, in un suo scritto divulgato dai giornali di mezzo mondo, ha fatto presente che il vaccino – dato per imminente – sarà la risoluzione all’incubo Covid a tre condizioni: “Assicurarsi che vi sia l’effettiva capacità di produrre miliardi di dosi di vaccino; trovare i finanziamenti per realizzarla; individuare le strategie più idonee per la sua distribuzione”. Condizioni che hanno più a vedere con la politica socioeconomica che con la medicina.
Papa Francesco ha toccato sovente lo stesso tema, dedicando al mondo con la pandemia un ciclo di catechesi. Lo ha fatto all’udienza generale del 19 agosto, rimarcando l’attenzione per i poveri anche sul versante delle cure: “Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi o se questo diventasse proprietà di tale o tale nazione”. Lo ha fatto nuovamente il 19 settembre, ricevendo in udienza i membri della Fondazione del Banco Farmaceutico ai quali ha ribadito la necessità di “globalizzare” le cure sanitarie, per dare a tutti “la possibilità di accesso a quei farmaci che potrebbero salvare tante vite per tutte le popolazioni”. Esigenza che la pandemia ha reso ancor più pressante.
Il Papa ha portato alla luce i concetti di povertà e marginalità farmaceutica che si incarnano tra i più poveri, disarmati di fronte a quel nemico, pur comune, che da mesi tiene in scacco il pianeta. Il virus, che tra le popolazioni non fa eccezione, nel suo viaggio devastante per il mondo ha infatti non solo trovato grandi disuguaglianze di prevenzione e di cura, ma le ha anche aumentate.
E’ però nell’udienza del 9 settembre che Francesco si è spinto oltre al mero auspicio di una cura condivisa: “Purtroppo assistiamo all’emergere di interessi di parte. Per esempio, c’è chi vorrebbe appropriarsi di possibili soluzioni, come nel caso dei vaccini e poi venderli agli altri. Alcuni approfittano della situazione per fomentare divisioni: per cercare vantaggi economici o politici, generando o aumentando conflitti”. Eppure – ha ribadito -: “Possiamo uscirne migliori se cerchiamo tutti insieme il bene comune”.
E qui sta il punto di contatto con Bill Gates. Il fondatore della Microsoft è noto per la sua filantropia, ma è altrettanto innegabile il suo fiuto economico. Il suo appello alla distribuzione globale del vaccino nasce da una necessità morale non esente dalla convenienza concreta.
Citando uno studio della Northeastern University, Gates sostiene che il mondo è di fronte a un bivio: o i vaccini vengono distribuiti a tutti o restano nelle mani dei paesi più ricchi (la stima è che 50 paesi del pianeta avranno i primi due miliardi di dosi di vaccini e gli altri no). Se si intraprendesse questa seconda via, come è facile che accada dato che è il potere a dettare le regole del mercato, “il virus – scrive – continuerà a diffondersi incontrollato per quattro mesi in tre quarti del globo. E vedremo raddoppiare il numero delle vittime” (Il Corriere della Sera del 30 settembre).
Il dispiacere è umanitario ed economico insieme.
Da una parte parla infatti di una “catastrofe morale”: “Il vaccino trasforma il Covid 19 in una malattia prevedibile, e nessuno deve morire per una malattia prevedibile”.
Dall’altra di quella economica: “A prescindere dai principi morali… non è meno problematico un mondo in cui il vaccino sia riservato solo a una parte del pianeta”.
Cosa accadrebbe? Quello che si sta già verificando in Australia e Nuova Zelanda: isolate per natura e con pochi casi, vivono nel timore di importare il contagio e soprattutto vedono le loro economie bloccate dal lockdown dei loro partner commerciali.
Se non per amore, questa planetaria vaccinazione si faccia per convenienza, sembra dire Gates.
E’ chiaro, però, che i buoni propositi poco possono senza adeguate risorse. Per questo serve una unità di intenti sia delle case farmaceutiche che delle nazioni. Le prime chiamate a dosare il profitto con la salute dell’umanità tutta; le seconde a supportare la spesa d’acquisto delle dosi necessarie alla popolazione. Alcuni accordi sembrano esserci: vedremo se si passerà ai fatti.