Dentro la tv – Il coraggio di una madre

Dall'indimenticabile Anna Magnani in Roma città aperta a Il treno dei Bambini di Viola Ardone

Nell’Italia del Dopoguerra una straordinaria storia di speranza. Con le ottime Barbara Ronchi e Serena Rossi

Madri coraggio. Il cinema ci ha consegnato di frequente ritratti di madri coraggiose. Sulla scia del neorealismo si ricordano le figure di Pina, una trascinante Anna Magnani, in “Roma città aperta” (1945) di Roberto Rossellini e di Cesira, la struggente Sophia Loren (ruolo che le vale l’Oscar), ne “La ciociara” (1960) di Vittorio De Sica. Negli ultimi anni poi troviamo le grintose Mildred, straordinaria Frances McDormand (Oscar miglior attrice) in “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (2017) di Martin McDonagh, e Rosie, cesellata dalla brava Scarlett Johansson, in “Jojo Rabbit” (2019) di Taika Waititi. Ultime in ordine di tempo le madri protagoniste del film di Cristina Comencini “Il treno dei bambini”, Antonietta e Derna, interpretate da Serena Rossi e Barbara Ronchi. Il film è in esclusiva su Netflix dal 4 dicembre dopo l’anteprima alla 19a Festa del Cinema di Roma (2024).

La storia. Napoli 1946, Amerigo Speranza ha 8 anni. Vive con la madre Antonietta nei Quartieri Spagnoli. A casa c’è poco cibo, scarseggia tutto, a seguito della guerra, così la donna decide di accettare la proposta del Pci: mandare i bambini più bisognosi a Modena per avere ristoro e risorse. Controvoglia Amerigo parte per il Nord, dove sarà ospitato dalla militante di partito Derna. Una convivenza sulle prime non facile, che aprirà però alla tenerezza e alla speranza…

Pros&Cons. Alla base del racconto c’è una storia vera, quella ricostruita nel romanzo di Viola Ardone (Einaudi, 2019). “Il treno dei bambini” racconta un’importante pagina di storia del Paese, tra il 1945 e il 1947: il gemellaggio di madri tra Sud e Nord per dare un futuro ai tanti bambini scampati dalla guerra ma senza mezzi e risorse per affrontare il domani. Prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, il film è diretto da Cristina Comencini; a firmare l’adattamento è la stessa regista con Furio Andreotti, Giulia Calenda e Camille Dugay. L’opera esplora le fratture della guerra e al contempo quelle dell’animo di chi è sopravvissuto alla violenza. Il racconto ruota attorno a due madri: la prima, Antonietta, che ha generato Amerigo e lo ha tenuto in vita nelle difficoltà, e per tale amore è spinta a privarsi di lui pur di dargli futuro; la seconda è Derna, madre custode, che accompagna il bambino verso un orizzonte di possibilità. Due donne espressione di coraggio e lungimiranza, il miglior ritratto di un Paese che prova a rimettersi in piedi e si sacrifica per la speranza del domani. La Comencini governa con mestiere e classe un copione potente e attuale: ci parla dell’universalità dell’amore, quello che non trattiene ma sa lasciar andare; di un atto d’amore ogni oltre misura, dai riverberi anche evangelici. Un’opera dal respiro divulgativo, di grande risonanza, che brilla per le interpretazioni della Ronchi e della Rossi, ma anche del piccolo Christian Cervone, di Antonia Truppo, Stefano Accorsi, Francesco Di Leva, Dora Romano e Ivan Zerbinati. Consigliabile, poetico, per dibattiti.