Elezioni Fvg: terzo arrivato Maran: “Abbiamo posto un primo mattone”

"Ci sono battaglie perse che vanno combattute sempre e comunque. Io ho partecipato a quella che volevo"

– “Ci sono battaglie perse che vanno combattute sempre e comunque. Io ho partecipato a quella che volevo, ricordando anche l’ultimo verso di una poesia dedicata agli eroi spartani che si sacrificarono alle Termopili. L’onore più grande, ha scritto il grande autore greco Kostantinos Kavafis, era infatti dovuto a coloro che si batterono fino all’ultimo, pur sapendo che avrebbero comunque vinto i persiani”.

 

Alessandro Maran, candidato del Terzo Polo alla presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia, la prende dunque con filosofia e parte proprio da queste considerazioni preliminari, prima di proseguire nel commento a caldo successivo al verdetto delle urne che ha negato al suo schieramento l’attacco alla soglia di sbarramento per portare i suoi rappresentanti tra gli scranni dell’Assemblea legislativa.

 

“L’obiettivo, che aveva costituito anche la nostra scommessa iniziale, era quello di porre un primo mattone per costruire la casa dei riformisti. Ora – spiega Maran – ci attendono molte altre battaglie, dopo aver archiviato una campagna elettorale dall’esito scontato per la presidenza, perché mettere radici richiede sempre del tempo”.

 

 “Raggiungere la soglia – ammette il candidato che univa le istanze di Azione, Italia Viva, +Europa e Renew Europe – sarebbe stato per noi molto importante, giacché volevamo portare un drappello in Consiglio regionale per condizionare le scelte e allargare lo spazio fisico a disposizione del bacino liberale e riformista verso la modernizzazione della regione”.

 

“Del resto, il dato generale conferma che la Regione non era contendibile e che si è trattato solo di un test all’interno del Centrodestra per stabilire gli equilibri. Che l’avversario principale non riuscisse a impensierirlo – rimarca Maran – era un dato scontato fin dalla vigilia. Così come il nostro obiettivo era quello di costruire una realtà alternativa all’attuale bipolarismo. Al punto da aver scelto di puntare su un nuovo soggetto con realtà che correvano insieme per la prima volta in Italia con il fine ultimo di creare un partito liberal-democratico. Il progetto continuerà comunque, ma avrebbe potuto ricevere una spinta molto forte dalla presenza di un gruppo di consiglieri”.

 

“Nel corso della campagna elettorale – aggiunge il candidato – siamo riusciti a mettere sotto i riflettori i temi dell’innovazione, delle imprese e dei giovani. Vogliamo una regione più moderna e abbiamo sottolineato il crollo demografico, l’invecchiamento e le natalità ridotte, insieme alla necessaria presenza delle donne sul mercato del lavoro, alla fuga di cervelli e a una bassa crescita. Ecco perché è necessario scegliere di investire”.

 

Altra certezza riguarda il fatto che “per noi lo sforzo per costruire l’orizzonte unitario Italia-Europa continuerà. La prossima scadenza è quella delle elezioni europee e tutte le nostre formazioni convolte fanno riferimento a Renew Europe: sarà un’altra occasione per riproporre un progetto a livello continentale”. Per quanto concerne la dicitura Calenda all’interno del logo “credo che ci saranno dei cambiamenti perché, se si va verso la costruzione di un partito nuovo e unitario, bisogna anche trovare simboli diversi e un nome adatto al conflitto politico e sociale di oggi, non a quello del secolo scorso. Anche il riferimento alle tradizioni liberali, popolari e riformiste dovrà trovare una sintesi per definire dove andiamo e non solo da dove veniamo”.

 

Infine, alcune considerazioni generali. “Pensavamo di attrarre chi vota questo schieramento in occasione delle elezioni politiche. Tuttavia, non ha aiutato il tipo di competizione elettorale molto polarizzata: le regionali sono le più difficili e il risultato, in questo caso scontato e senza competizione, ha allontanato dalle urne una fascia di soggetti che è quella dalla quale attingiamo. Come ripartirà Maran? Ci saranno altri soggetti su cui investire. Sono sempre pronto a dare una mano quando serve, ma non devo fare per forza il frontman ogni volta.

Toccherà ad altri”.