La Pasqua in ritardo

 Siamo quelli del "Noi speravamo". Come i viandanti di Emmaus

Con questa domenica entriamo nella Settimana santa in cui i cristiani fanno memoria della Passione, Morte e Risurrezione del Signore.La celebrazione annuale della Pasqua cristiana, e prima ancora di quella ebraica, coincide con la luna nuova di primavera. Per questo ci sono “Pasque basse” che vengono presto, addirittura alla fine di marzo e quelle “alte” che cadono nella seconda metà di aprile. La natura segue la luna per cui, in ogni caso, è durante la settimana santa che la natura si risveglia, fioriscono peschi e mandorli e il contadino sa che questi sono i giorni buoni per travasare il vino. Arriva la benefica pioggia primaverile e, dopo mesi di grigiore, alberi e campi si vestono di verde novello, si ridesta la vita, tutto germoglia e fiorisce. “Se non piove sulla rama (la domenica delle palme) pioverà sui vovi”, cioè a Pasqua.La Pasqua di quest’anno è alta, arriva in ritardo, è una Pasqua più attesa del solito. Anche la metereologia, con l’inverno che ha allungato le mani sulla primavera, ha contribuito ad acuire questa attesa. Il tempo stesso è stato quasi il simbolo di un malessere, di una tristezza, di una depressione che pare non abbia mai fine.In effetti la malinconia e la delusione di una primavera in ritardo, più che un fatto meteorologico, rappresenta una stanchezza dell’anima: è il clima spirituale dell’uomo d’oggi che è, appunto, fatto soprattutto di malinconia e delusione.Sembra infatti che in questi ultimi anni non abbiamo fatto altro che accumulare delusioni. I giovani, anzitutto, perché indifesi e non ancora inquinati dal cinismo degli adulti. Queste delusioni hanno nomi diversi. Si chiamano sessantotto, progresso, occupazione, possibilità di impegno sociale, una società e comunità cristiane che li prendano sul serio, possibilità di metter su  famiglia prima dei 35 – 40 anni.”Noi speravamo…”, dissero due viandanti delusi, sulla strada verso Emmaus. “Speravamo e invece…”, ripetiamo noi. Speravamo nel progresso e nel benessere, speravamo nelle ideogie, nei sindacati e nei partiti, speravamo nella rivoluzione e in tante altre cose… e invece…Le radici  del nostro pessimismo e della nostra tristezza affondano ancor più nella nostra anima anche al di là delle delusioni per la caduta di vari idoli, passeggeri e ingannatori che via via ci fabbrichiamo. Sì, può sparire la speranza, lo slancio, la gioia di vivere, almeno per tre motivi di fondo. Per la constatazione che la vita promette e non mantiene. E’ deludente e segnata dalla morte. E poi dalla malinconia e dalla delusione; per la costatazione che la vita è “vanità”. E poi la constatazione che lo sforzo di liberazione e redenzione personale e collettivo è costantemente contradetto dal peccato, al punto da far pensare che il peccato riesca ad annullare lo stesso disegno di Dio.Ma la storia non finisce con le tenebre del Calvario. Proprio quando sembra che la dedizione, l’impegno per cambiare le cose non approdi a nulla, nell’ora della dedizione derisa, dell’onestà schernita, la sconfitta non è definitiva, ma un passaggio necessario verso il trionfo di Pasqua del bene sul male, della generosità sull’egoismo, della verità sull’errore. La grande prova era necessaria, spiega lo stesso Risorto, alla luce delle Scritture, ai due delusi mentre cala la sera.,Presto o tardi la Pasqua arriva anche quest’anno. Nella grande veglia di sabato prossimo il celebrante inciderà sul cero la data 2019 per dire che la luce di Cristo dissipa le tenebre e gli scoramenti di questi nostri tempi. La Pasqua viene dopo tre giorni di prova. Viene sempre, magari “alta” come quest’anno, troppo alta rispetto alle nostre impazienze, ma viene sempre.