Costume e Società
Lettera a chi parte per le vacanze
Caro ragioniere, l’ho vista ieri mentre stava montando con un po’ di affanno il portapacchi sulla sua media cilindrata. L’ho vista che sudava senza speranza, dato che i bambini sono troppo piccoli per darle una mano e sua moglie era tutta presa dalle valigie.
Caro ragioniere, l’ho vista ieri mentre stava montando con un po’ di affanno il portapacchi sulla sua media cilindrata. L’ho vista che sudava senza speranza, dato che i bambini sono troppo piccoli per darle una mano e sua moglie era tutta presa dalle valigie.Stamattina all’alba lei partirà con l’auto piena di figli, moglie, valigie e andrà a ingrossare quel fiume di latta che chiamano “esodo”, facendo sussultare le ossa del povero Mosè al quale la parola suscitava ricordi ben più epici ed eroici.Con lei si mettono in viaggio non so quanti milioni di italiani dato che questo fine settimana sarà uno dei più densi dell’estate come dice il TG. Guardavo il suo viso pallido e immaginavo la lotta di sentimenti che stava in quel momento affrontando tra la gioia per le agognate vacanze e la grande fatica del carico, della partenza, delle code, del caldo e poi dell’arrivo nella terra promessa. Oppure il conflitto tra l’ebbrezza per i giorni che l’attendono e la preoccupazione per il gatto e le piante affidate alla portinaia che ha da chiudere il condizionatore, spegnere il gas e staccare la corrente e la tv in caso di temporale. Le chiavi della cassetta della posta le ha la cognata che le ferie le ha già fatte e ogni sera ci si sente al telefono. La vedo sorridere sentendosi lontano dal grugno di quel rompi anima di capoufficio ma anche infastidito al pensiero dell’allegro terremoto famigliare che lo distrae lungo il viaggio.Dopo qualche problema per parcheggiare, alla testa del suo piccolo gregge, fatte le debite proporzioni, come Mosè scenderà verso la sospirata valle del Giordano, anche se a Mosè toccò vederla solo dall’alto del monte Nebo, mentre lei scenderà verso la spiaggia, quel paradiso di pace che sogna già da mesi.C’è subito qualche tensione relazionale per la conquista dell’ombrellone e del posto al sole, scavalcando un affollato accampamento di colleghi di esodo, tentando di non rovesciare lattine di coca cola e biberon nascosti nei pannolini, borse frigo e sgabelli con mini televisori, sistemerà il suo attendamento e si abbandonerà sulla sedia a sdraio che il bagnino le avrà indicato con magnanimo sorriso-senza badare al colore incerto del legno della medesima. Dopo un paio di sospiri rassegnati di sua moglie e dopo i soliti litigi tra i figli per il posto all’ombra che abbandoneranno immediatamente, lei si stenderà incredulo e felice e socchiuderà gli occhi per assaporare quel paradiso. Illuso. Sul più bello l’altoparlante diffonderà la pubblicità e la musica di una emittente locale e gracchiando e rockeggiando lo speacker non la smetterà di augurarvi buone vacanze da parte dell’ente di soggiorno. Uno strazio.Lei guarderà sua moglie, sua moglie guarderà lei insieme sospirando e pensando alla pace che si sta godendo il vostro micio sulla terrazza di casa e vi vien da dire: “Cosa non si fa per i figli?!”.Caro ragioniere, le scrivo per cercare di salvare con lei e con la moglie le meritate vacanze. Non si lasci travolgere, non si butti via. Non sprechi questi giorni il cui ricordo, nonostante tutto, è destinato a darle la forza di affrontare il peggio costituito dal grugno spocchioso e prepotente del capo ufficio. Cominci da sua moglie. Osservi bene, tra tutto quel brulicare di carni umane che si rosolano al sole, faccia un po’ di attenzione a quel sorriso stanco, agli occhi un po’ spenti della signora che attendeva le vacanze anche per restare un po’ sola con lei, ragioniere. Lo so che la solitudine in spiaggia sembra una chimera, ma volendo, mentre i figli fanno castelli di sabbia e prima che abbiate acceso le amicizie di ombrellone, voi potete fare quello che da tanto tempo non fate più. Parlarvi di tante cose che avete dentro. Radio spiaggia e gli stereo portatili vi saranno complici, vi assicureranno la riservatezza necessaria.E poi non si limiti a guardare il piccolo mondo della sua tenda, la gente che va e che viene.Ci sono tante altre cose interessanti. Qualche mattina si alzi presto per andare in riva al mare a vedere l’aurora che accende d’immenso il cielo e la distesa delle onde. A sera si fermi ad ascoltare lo sciabordio delle onde nel mare che si fa specchio tremulo dell’immenso firmamento. Che spettacoli! Quando è in città dove li vede mai? Non c’è maxischermo, riprese con effetti speciali in grado di suscitare le emozioni e le domande della contemplazione del cielo palpitante di stelle, la visione del mare accarezzato dal vento. Sono questi spettacoli che nei tempi antichi costituivano gli scenari abituali dei nostri antenati, Le scenografie di Hollywood e di Cinecittà sono pallidi surrogati del nostro ambiente naturale. Ed è così che lei potrà anche riscoprire Dio. Quanto vedrà lungo il giorno da sotto l’ombrellone le sembrerà una realtà angusta e profanata. E le sembrerà diversa anche quella povera umanità stanca che affolla il lungo mare.Senta cosa diceva una grande poetessa e mistica del secolo scorso che si chiamava Raissa Maritain: “Dolcezza del mondo! Fin dove sale e scende nel mio cuore la tua musica. Il tuo incanto mi sorprende il mistero. Un’ora nel cuore della tua bellezza. Un’ora terrestre e reale. Ora troppo perfetta per cui Dio è geloso e che tremando dovremo restituirli tutta intera”.Le auguro, caro ragioniere, di passare così le sue vacanze. Che le attraversi per mano con sua moglie, mentre i figli giocano, a contemplare una bellezza un po’ nascosta, ma che è ancora l’unica, la migliore, la più colma di promesse, perché è la bellezza di Dio.