Domenica 8 ottobre: commento di don Renato De Zan

Dipendenza da Dio o autonomia da Lui?

Mt 21,33-43In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33 Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34 Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35 Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36 Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37 Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38 Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39 Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40 Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?”. 41 Gli risposero: “Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo”. 42 E Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? 43 Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Il Testo

1. Il testo di Mt 21,33-43 continua a narrare lo scontro tra Gesù e le autorità di Gerusalemme. Alla pericope biblica, la Liturgia ha anteposto un lungo incipit per chiarire chi sia il mittente (Gesù) e chi i destinatari (sacerdoti e anziani del popolo): “In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo”. La Liturgia, inoltre, taglia Mt 21,44-46 dove si dice che i destinatari capirono che la parabola era contro di loro. La struttura della formula evangelica appare semplice. La scena è data dall’aggiunta liturgica. Segue la parabola (Mt 21,22-41) e conclude una riflessione di Gesù che allude alla figura del figlio della parabola.

2. Il testo di Mt 21,33-41 è una parabola allegorizzata. L’allegorizzazione è stata sovrapposta da Matteo alla parabola del Gesù storico. In che cosa consiste l’allegorizzazione? Diversi sono gli elementi. Il primo è la citazione di Is 5,2 (“La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre”) ripresa dal testo greco dei LXX (Gesù l’avrebbe citato in ebraico!). Il secondo elemento è dato dal duplice invio di più servi. Esaminando i maltrattamenti c’è una curiosa successione verbale, dove invece di avere un crescendo (lo lapidarono, lo uccisero) troviamo il rovescio (un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono). Stranamente questa successione verbale si trova in Mt 23,37 (“Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te”). I servi rappresentano i profeti (in due gruppi: profeti anteriori e profeti posteriori). Marco e Luca hanno tre invii di singoli servi. Infine, il figlio viene “cacciato fuori dalla vigna (Gerusalemme) e “lo uccisero”.

L’Esegesi

1. Matteo, dunque, ha voluto allegorizzare la parabola originale facendola diventare una sintesi della storia della salvezza: Dio ha un popolo (una vigna), rappresentato da Gerusalemme. I vignaioli sono i responsabili del popolo ebraico (con cui Gesù sta polemizzando). I servi sono i profeti. Il figlio è Gesù. Come finirà? Il privilegio di essere popolo passerà ad altri e altri saranno i responsabili. E la parabola originale? Se si tolgono le allegorie, la parabola dimostra una cosa semplice: i vignaioli erano tenuti alla eteronomia (dipendenza) dal padrone e l’autonomia diventa un assurdo. Gesù voleva colpire l’autonomia che gli Ebrei si erano costruita con le loro leggi, mancando di adempiere alla Parola di Dio (illustrativa la questione del korbàn in Mc 7,8-13). Il peccato di indipendenza è lo stesso compiuto da Adamo alle origini dell’umanità

2. Le considerazioni fatte da Gesù in Mt 21,42 non si legano con la parabola del Gesù storico, anche se il pensiero (non il testo) appartiene al Gesù storico. Matteo le ha prese dalla tradizione e le ha associate all’allegorizzazione della parabola. Nelle parole di Gesù si allude alla sorte del “figlio”: “la pietra scartata dai costruttori” sarebbe Gesù ucciso dalle autorità ebraiche per mano di Pilato, mentre “la pietra d’angolo” sarebbe il Gesù risorto. Mt 21,42 è ripreso dall’Antifona di ComunioneMt 21,43 sarebbe parte conclusiva della parabola originale: la vigna (Popolo di Dio, Regno di Dio) sarà data ad altri (i discepoli di Gesù).

Il Contesto Liturgico

1. La prima lettura (Is 5,1-7) presenta il canto della vigna del profeta Isaia. La cura del padrone si contrappone al prodotto della vigna: uva acerba. Alla fine del canto si scopre che il padrone è Dio e che la vigna è il popolo. Il concetto è ripreso dal ritornello del salmo responsoriale. Is 5,2 è citato dalla allegorizzazione della parabola da parte dell’evangelista.

2. Mentre la Colletta generale tocca temi molto ampi e generici, la Colletta particolare vuole proseguire Mt 21,43. Il nuovo popolo di Dio, il Regno è la Chiesa. Nella seconda parte dell’amplificazione, infatti la Chiesa è definita “vigna che la tua destra ha piantato”, espressione tratta dal Salmo responsoriale (Sal 79/80, 15c-16a).

3. Per un approfondimento: FABRIS R., Matteo, Commenti biblici, Borla, 1982, 441-446; GNILKA J., Il vangelo di Matteo. Parte seconda, Commentario teologico del N. T., Paideia, Brescia 1991, 333-342; GRASSO S., Il vangelo di Matteo, Collana Biblica, Ed. Dehoniane, Roma 1995, 506-511; LUZ U., Matteo 3, Commentario Paideia . Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 2013, 277-291.