Commento al Vangelo
Domenica 22 gennaio, commento di don Renato De Zan
Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini
Mt 4,12-2312 Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13 lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15 Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16 Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. 17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. 18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19 E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. 20 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22 Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. 23 Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Il Testo
1. La pericope biblica che presenta gli inizi dell’apostolato pubblico di Gesù comprende il testo di Mt 4,12-25. Il testo si apre con un “sommario” (Mt 4,12-17) dove si presenta sia la nuova dimora di Gesù (Mt 4,12-16), come adempimento di una profezia isaiana (Is 8,23-9,1), sia la sintesi della sua predicazione (Mt 4,17). Segue l’episodio della chiamata dei primi discepoli (Mt 4,18-22). Il testo si chiude con un secondo “sommario” (Mt 4,23-25) sulla predicazione di Gesù, la sua opera taumaturgica e la sequela delle folle. Il testo di Mt 4,12-25 è, dunque, costruito su un evidente schema concentrico: A. (sommario), B. (vocazione dei primi discepoli), A’. (sommario).
2. La Liturgia sopprime Mt 4,24-25 (“La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano”). Questa soppressione è dovuta al fatto che alla Liturgia interessano due cose: l’adempimento della profezia di Isaia e i primi elementi dell’apostolato pubblico di Gesù (predicazione, chiamata dei discepoli, guarigioni). La formula liturgica, perciò, è diventata Mt 4,12-23, senza nessun incipit aggiunto. La struttura della formula evangelica potrebbe essere relativamente diversa da quella della pericope originaria.
3. Prima viene presentata la nuova dimora di Gesù, da Nazaret a Cafarnao (Mt 4,12-16), come adempimento di Is 8,23-9.1). Segue un breve sommario (Mt 4,17) sui contenuti della prima predicazione del Maestro (“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”). C’è, poi, la chiamata dei primi discepoli (Mt 4,18-22) e chiude un secondo breve “sommario” (Mt 4,23) dove si evidenzia l’azione taumaturgica di Gesù. Strutturalmente potrebbe essere un brano con lo schema parallelistico: A. nuova dimora – testo lungo (Mt 4,12-16); B. sommario contenuti – testo breve (Mt 4,17); A’. vocazione dei discepoli – testo lungo (Mt 4,18-22): B’. sommario miracoli – testo breve (Mt 4,23).
L’Esegesi
1. È tipico del vangelo di Matteo evidenziare gli adempimenti delle profezie dell’Antico Testamento. Dietro a questa sottolineatura si nasconde un messaggio teologico. La Galilea era considerata dagli ebrei di Gerusalemme il territorio dei quasi atei. Gesù incomincia il suo apostolato da lì.
2. La chiamata dei primi quattro discepoli non è solo la memoria storica di un avvenimento, ma è anche il modello esemplare di ogni chiamata. Dio chiama il credente con le qualità che la persona possiede. Lo chiama in qualunque luogo, a qualunque ora e con modi molto vari, ma sempre capaci di toccare la persona.
3. Come rabbino, la predicazione di Gesù inizia nelle sinagoghe. Farà la stessa cosa anche Paolo. I miracoli di guarigione da “ogni sorta di malattie e di infermità” non vogliono sostituire la scienza medica. Non avrebbe nessun senso. I miracoli sono invece, il segno che il Regno dei cieli è sceso in mezzo agli uomini.
4. La predicazione di Gesù ha il suo perno nell’invito a “cambiare modo di pensare” (“convertitevi”). Solo questo cambiamento può far cogliere alla persona la presenza del Regno nelle guarigioni miracolose di Gesù. Se la persona non acquisisce un modo nuovo di leggere la storia, la presenza del Regno non può essere colta.
Il Contesto Liturgico
1. La prima lettura (Is 8,23b-9,3) è esattamente la profezia citata da Mt 4,15-16. Il testo è arricchito dal tema della gioia (“Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia”): è il criterio interpretativo con cui accostarsi al Vangelo che annuncia la conversione perché il Regno è vicino.
2. La Colletta generale è legata tematicamente in modo molto labile con la Liturgia della Parola. La Colletta propria, invece, ha preferito cogliere sia il tema della vocazione degli apostoli, sulla cui predicazione si fonda l’esistenza delle comunità cristiane, sia il tema della luce alla quale possono approdare coloro che vivono nelle tenebre, attraverso la testimonianza della comunità cristiana.