Domenica 1 gennaio 2023, commento di don Renato De Zan

La  festa di oggi ha Maria come protagonista: Madre di Dio e Madre della Chiesa

Lc 2,16-21In quel tempo, i pastori 16 Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19 Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20 I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. 21 Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Il Testo

1. La formula evangelica del Lezionario è un testo composito. È formato dall’ultima parte (Lc 2,16-20) della pericope dei pastori (Lc 2,8-20) e dalla breve annotazione sulla circoncisione e sull’imposizione del nome al Bambino Gesù (Lc 2,21). La Liturgia ha operato questa fusione per dare compimento alle parole dell’angelo: “Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1,31).

2. La formula evangelica si apre con un incipit collocato dalla Liturgia: “In quel tempo, i pastori…”. Sotto il profilo narrativo, il testo è composto da un brano che vede come protagonisti i pastori (Lc 2,16-18.20). Dentro a questo brano c’è un piccolo intarsio che, invece, ha per protagonista Maria Vergine (Lc 2,19). Il testo finale (Lc 2,21) si chiude con un’azione di Maria (imposizione del nome, secondo il dettato dell’angelo).

L’Esegesi

1. Poiché la festa di oggi ha Maria come protagonista, è nostro interesse cercare di capire Lc 2,19 e Lc 2,21. Il testo di Lc 2,19 presenta la Vergine Maria che custodiva “tutte queste cose”. L’espressione “tutte queste cose” si riferisce all’arrivo dei pastori, alla loro visione angelica, al messaggio angelico, all’indicazione del segno e al ritrovamento del segno (“bambino adagiato nella mangiatoia”). L’espressione “tutte queste cose”, in greco, suona “tutte queste parole”. Per l’orientale gli avvenimenti sono parole che vanno accolte, decifrate e capite. Maria faceva questo. Ma come lo faceva?

2. Il testo italiano dice “meditando nel suo cuore”. Il testo greco dice “comparando nel suo cuore”. Comparando cosa con che cosa? Sappiamo che il midràsh pèsher consisteva nel comparare i fatti con la Scrittura fino a trovare paralleli significativi. Comprendendo i brani della Scrittura, si comprendevano i fatti. Questo era il “meditare” di Maria Vergine: cercare nella Scrittura le parole “profetiche” che si stavano adempiendo sotto i suoi occhi.

3. Di norma nel mondo ebraico era la madre a imporre il nome al neonato appena venuto al mondo. Solo nel Nuovo Testamento (Lc 1,59 per Giovanni Battista e Lc 2,21 per Gesù) c’è la testimonianza dell’imposizione del nome in coincidenza con la circoncisione. Maria aveva ricevuto dall’angelo il comando di imporre al Bambino il nome di Gesù (Dio salva).

Il Contesto Liturgico

1. L’Antifona d’ingresso con cui inizia la celebrazione della Messa è tratta dall’opera poetica di Sedulio (poeta cristiano della prima metà del sec. V) il quale aveva colto con chiarezza il valore grandioso della maternità di Maria e aveva lasciato il suo pensiero in queste parole: “Salve, Madre santa. Tu hai dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno”. L’espressione “per i secoli in eterno” contiene il valore del tempo e dell’eternità. Proprio per questo l’espressione racchiude il mistero di Maria, Madre di Gesù, Madre dell’uomo (tempo) e Madre di Dio (eternità). 2. All’inizio dell’anno, con la benedizione sacerdotale (prima lettura, Nm 6,22-27) si invoca il favore di Dio sull’anno che incomincia. Nella seconda lettura (Gal 4,4-7) c’è una specie di “traduzione” della benedizione sacerdotale ebraica: il favore di Dio sull’anno che incomincia si è fatto concretezza nell’avvenimento salvifico di Gesù che ci ha donato l’adozione a figli di Dio in modo che possiamo chiamarLo Padre.

3. Mentre nella Colletta s’invoca l’intercessione di Maria per mezzo della quale Dio ha donato all’umanità i “beni della salvezza eterna”, nell’amplificazione dell’Orazione sulle Offerte si fa cenno alla provvidenza di Dio che “dà inizio e compimento a tutto il bene che è nel mondo”. Un modo molto sottile ma chiaro per guardare all’anno che incomincia con l’ottimismo della fede.

4. Siamo all’inizio dell’anno e la Chiesa desidera che la comunità cristiana si lasci prendere per mano da Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, esperta nel leggere gli avvenimenti del tempo attraverso i quali Dio continua a parlare agli uomini. In ogni avvenimento c’è un frammento di eternità che visita la storia. A questo concetto sono arrivati alcuni pensatori che non intendevano, però, fare la “teologia del tempo”. Umberto Eco diceva che il tempo è “il deforme imitatore dell’eternità” e, prima di lui, Giordano Bruno, esclamava disincantato: “Il tempo è nella sua verace essenza nient’altro che un perpetuo presente, un attimo eterno”. Nel tempo, si possono esperimentare frammenti di eternità: è una visione del futuro visto con gli occhi della speranza.

5. I pontefici hanno attribuito al primo giorno dell’anno un significato particolare: è il giorno dedicato alla pace, valore umano e dono divino dalle mille sfaccettature, potenzialità e attuazioni. La pace non si identifica con la mancanza di guerre soltanto, ma si identifica con il bene della singola persona all’interno del bene della comunità.Renato De Zan