Domenica 25 dicembre, commento di don Renato De Zan

Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per noi il Salvatore

Lc 2,1-141 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4 Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5 Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6 Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. 8 C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10 ma l’angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.13 E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.

Il Testo

1. La formula evangelica del Lezionario (Lc 2,1-14) è composta da due pericopi bibliche. La prima (Lc 2,1-7) narra la nascita di Gesù durante il censimento di Augusto. La seconda comprenderebbe il testo di Lc 2,8-20, dove i protagonisti sono i pastori di Betlemme. Questo secondo testo è stato accorciato dalla Liturgia per due motivi. Il primo motivo consiste nel fatto che la Liturgia riprende il testo (Lc 2,15-20) nella Messa dell’aurora. Il secondo motivo consiste nel fatto che il canto angelico, che chiude la formula odierna, riassume in qualche modo il mistero dell’Incarnazione riletto dalla parte degli uomini amati da Dio (cf Gv 3,16: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”).

2. La formula evangelica, sotto il profilo narrativo, è composta da tre unità. La prima (Lc 2,1-5) presenta il contesto storico e geografico della nascita di Gesù. In questo modo l’evangelista sottrae la figura di Gesù a qualunque elucubrazione che possa collocare Gesù nell’area del mito. Gesù è un personaggio storico che si colloca in un determinato punto della storia (6 a.C.) e in un determinato punto geografico (Betlemme di Giudea). Alcuni, rifacendosi al “Libro dei Giubilei”, senza rendersi conto che i turni delle classi sacerdotali sono presentate con valore simbolico, datano ostinatamente il Natale al 25 Dicembre come compleanno di Gesù. La Chiesa da sempre ha celebrato il mistero dell’Incarnazione, non il compleanno.

L’Esegesi

1. Betlemme si trova a 765 metri sul livello del mare. D’inverno fa molto freddo: le temperature possono raggiungere anche i -10°C o addirittura i -13°C.Luca dice: “C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge”. Non si veglia il gregge tutta la notte “all’aperto” con quelle temperature. Il gregge d’inverno è in pianura, non in montagna. Se è in montagna, non è a dicembre.

2. Non c’era posto per loro nella “kataluma”. Nel greco di Luca “kataluma” significa “stanza” (cf Lc 22,11: “Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?””). La stanza era l’unico vano della casa palestinese. Lì si mangiava, si soggiornava, si dormiva. La stanza era separata dal ripostiglio da un muretto basso. Nella parte superiore del muretto c’era un incavo, una mangiatoia per l’asinello che veniva custodito di notte nel ripostiglio. Lì viene deposto Gesù Bambino.3. Qualcuno può restare meravigliato che Gesù venga chiamato il figlio “primogenito” di Maria. Per noi occidentali “primogenito” significa il primo di altri fratelli. Nel Medio Oriente antico “primogenito” era, invece, colui che promuoveva la moglie a madre e il marito a padre. Poteva essere anche “unigenito” come fu il caso di Arsinoe, giovane mamma, morta di parto. Il suo epitaffio dice: “Il dolore del parto del suo primogenito la condusse alla morte”. Il suo primogenito è stato anche l’unigenito.

Il Contesto Liturgico

1. Il contesto liturgico è molto ricco perché c’è una messa della vigilia, cui segue la nostra messa (la messa nella notte). Al mattino si celebra la messa dell’aurora e, poi, la messa del giorno. Ogni messa ha la sua identità e celebra una sfaccettatura del grande mistero dell’Incarnazione. Le quattro Collette danno il taglio più esatto di ogni messa. Mentre la Messa della vigilia risente della fine dell’Avvento (Colletta: “Concedi che possiamo guardare senza timore quando verrà come giudice, il tuo unigenito Figlio che accogliamo in festa come redentore”), la Messa della notte è il trionfo del tema giovanneo della luce (Gv 1,9: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”). Il tema viene ripreso dall’amplificazione della Colletta: “O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo…”.

2. Nella Messa dell’aurora la Colletta riprende il tema della luce, ritraducendolo in modo simbolico: “Signore….che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo, fa’ che risplenda nelle nostre opere il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito”. Infine, nella Messa del giorno, la Colletta evidenzia il grande tema della creazione dell’uomo e il tema più grande della sua redenzione: “O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio…”.Renato De Zan