Domenica 18 dicembre, commento di don Renato De Zan

Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo

Mt 1,18-2418 Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20 Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21 ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. 22 Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Il Testo

1. Il vangelo dell’Infanzia di Matteo è strutturato in tre medaglioni. L’evangelista intende rispondere a tre interrogativi: come nacque Gesù (Mt 1,18-25)? Perché è sceso in Egitto (Mt 2,1a.13b-15)? Perché venne chiamato “nazoraio”, cioè discendente di Davide (Mt 2,19b-23)? Dopo la genealogia iniziale, i tre medaglioni sono costruiti a livello narrativo su uno schema fisso (situazione difficile, apparizione dell’angelo a Giuseppe, citazione dell’Antico Testamento come profezia che si adempie, esecuzione dell’ordine dell’angelo). Tra il primo e il secondo medaglione, il redattore inserisce del materiale letterario con Erode e i Magi come protagonisti (Mt 2,1b-13a.16-18).

2. Il testo del vangelo odierno (Mt 1,18-24) costituisce il primo medaglione. La situazione difficile è rappresentata dalla decisione di Giuseppe di ripudiare Maria che è incinta (Mt 1,18-19). L’apparizione dell’angelo svela a Giuseppe il mistero della maternità di Maria (Mt 1,20-21). L’evangelista annota che tutto ciò è avvenuto perché si adempisse la profezia di Is 7,14 (Mt 1,22-23). Giuseppe compie ciò che l’angelo gli aveva suggerito e prende Maria come sua sposa (Mt 1,24). La pericope evangelica e la formula evangelica del Lezionario collimano. La pericope evangelica, tuttavia, sarebbe Mt 1,18-25. La Liturgia sopprime il v. 25 (“senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù”) perché l’assemblea è ancora nel clima dell’attesa della venuta di Gesù e non nel clima del Natale.

L’Esegesi

1. Il concepimento verginale di Maria è un mistero e non è, ovviamente, riducibile a una spiegazione puramente “razionale”. Nel testo evangelico Giuseppe, da una lettura “umana” e “razionale”, viene guidato a una lettura di fede e profetica dell’avvenimento. Giuseppe, inoltre, è dichiarato “giusto” perché, seguendo la legge, è disposto a lasciare Maria in braccio al (presunto) uomo che l’ha messa incinta. Giuseppe sarebbe, perciò, giusto sia umanamente (non vuole un affetto che non gli appartiene) sia religiosamente (il suo comportamento è ispirato, secondo la legge, al massimo rispetto della volontà di Dio e di Maria).

2. La “giustizia” di Giuseppe è l’attante (=ciò che muove l’azione) su cui si articola la narrazione. Proprio perché Giuseppe è “giusto” (obbediente a Dio) l’angelo gli può proporre una volontà divina che va oltre le umane capacità d’intuizione. Le parole profetiche che convalidano la verità su Maria vergine e madre vengono citate dall’evangelista dal testo greco di Isaia (Is 7,14: “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio”). La Chiesa nascente aveva scelto il testo greco come proprio testo biblico dell’Antico Testamento. Ciò permette a Matteo di dire:” La vergine concepirà…”. Il testo ebraico, invece, dice: ” La giovane donna concepirà”. In questo, l’ultimo stadio e, quindi, il più maturo dell’ispirazione biblica, si colloca nel testo greco della profezia.

Il Contesto Liturgico

1. La prima lettura (Is 7,10-14) è solo una parte del discorso fatto da Isaia al re Acaz (Is 7,10-25), assediato dal re di Samaria e da quello di Aran. Il profeta annuncia la nascita straordinaria dell’Emmanuele da una vergine. Il Vangelo presenta l’adempimento (Mt 1,18-24) di tale profezia. Nella seconda lettura (Rm 1,1-7), che costituisce l’intero indirizzo della lettera ai Romani, Paolo confessa la fede cristiana in Gesù, Signore nostro, “nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti”.

2. La Colletta generale traduce in preghiera la sintesi del mistero salvifico: l’annuncio dell’angelo rivela l’Incarnazione, mentre la Passione e la Croce guidano i credenti “alla gloria della risurrezione”. La Colletta particolare, invece, presenta nell’amplificazione l’umiltà e la grandezza dell’Incarnazione (“Hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore silenzioso farsi carne del Verbo nel grembo di Maria”). Nella petizione, preferisce suggerire come tradurre l’accoglienza dell’Incarnazione nella vita: “Donaci di accoglierlo con fede nell’ascolto obbediente della tua parola”.