Domenica 25 settembre, commento di don Renato De Zan

Adoreranno il Padre in Spirito e Verità

Gv 4,19-24In quel tempo, la donna samaritana disse a Gesù 19: “Signore, vedo che tu sei un profeta! 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. 21 Gesù le dice: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”.

Il testo

1. In un buon numero di Parrocchie oggi si festeggia l’Anniversario della dedicazione della propria chiesa. In quelle Parrocchie dove non si celebra la dedicazione, si celebra la 26a Domenica del Tempo Ordinario (1a lettura: Am 6,1a.4-7; Sal 145; 2a lettura: 1 Tm 6,11-16; Vangelo: Lc 16,19-31): Le indicazioni del Calendario Liturgico della Diocesi non sono corrette (i testi indicati sono della 25a Domenica del Tempo Ordinario, Anno A).

2. Tra i vari brani evangelici possibili per l’Anniversario della dedicazione della propria chiesa, si può scegliere Gv 4,19-24. Si tratta di una pericope che fa parte di un testo biblico molto più ampio (Gv 4,5-42): il dialogo tra Gesù e la Samaritana. La formula del Lezionario ha anteposto l’incipit “In quel tempo, la donna samaritana disse a Gesù”. La formula presenta un tema posto dalla donna (Gv 4,19-20) sul luogo di culto. Segue la risposta di Gesù (Gv 4,21-24). La risposta di Gesù è cadenzata in due momenti dall’espressione “viene l’ora” (Gv 4,21.23). Nel primo (Gv 4,21-22), il Maestro precisa che Dio non si adora né sul Garizim né a Gerusalemme, ma lo si adora in Spirito e Verità. Nel secondo (Gv 4,23-24) Gesù annuncia l’adorazione in Spirito e Verità.

3. Ci sono due chiarimenti da fare su Gv 4,19-24. Il primo riguarda la traduzione del v. 23 e il secondo riguarda l’espressione “Spirito e Verità”. La traduzione italiana del v. 23 non è fedele al testo originale greco. L’italiano attuale dice: “Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano”. Il testo greco, invece dice: “Ma viene l’ora – ed è adesso – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: il Padre, infatti, cerca (in greco c’è il verbo “zetèo”) tali suoi adoratori”. L’espressione “Spirito e Verità” è una endiadi ed equivale a “Spirito della Verità”. Come si vedrà nell’esegesi, tali precisazioni sono fondamentali per la comprensione del testo.

L’esegesi

1. La prima caratteristica della formula Gv 4,19-24 è la ripetizione quasi ossessiva del verbo “adorare” (9x !). Nel greco ellenistico il verbo “proskunéo” significa “prostrarsi, baciando” e traduce in genere l’ebraico “hawàh” nella sua forma “hišttahawàh” (“venerare la divinità con la prostrazione a terra”). I veri adoratori sono quelli cercati da Dio. Nel vangelo il verbo “zetèo” (cercare) che abbia per soggetto Dio non compare esplicitamente se non in Gv 4,23. Se, però, s’indaga sulle rappresentazioni figurate di Dio, si trova una sorpresa. In Lc 15,8 l’evangelista scrive: “Quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca (zetèi) accuratamente finché non la trova?”. Qualcosa di simile si trova in Mt 18,12: “Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare (zetèi) quella che si è smarrita?”. Dietro all’immagine della donna e del pastore c’è Dio. Dietro all’immagine della moneta e della pecora, perdute e cercate, c’è il peccatore. Dio, dunque, cerca i peccatori perché essi – una volta riconciliati – sono i veri adoratori.

2. Gesù si oppone alla “localizzazione” di Dio. Si adora Dio nello Spirito della Verità. La sintesi teologica giovannea si può capire alla luce di Paolo, il quale in Gal 4,6 scrive: “Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”. Senza lo Spirito che prega nel credente, nessun cristiano può invocare Dio come Padre e sentirlo come tale. In un secondo testo, Rm 8,26-27, l’Apostolo amplifica il concetto teologico: “Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio”. Questo Spirito è il dono fatto ai suoi da Gesù, la Vita, che si è definito: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6).

Il contesto liturgico

1. È difficile stabilire il contesto liturgico perché ci sono più scelte per la prima e per la seconda lettura da associare a Gv 4,19-24. In sintonia con il Vangelo potrebbe essere il testo di 1 Re 8,22-23.27-30. Si tratta di alcuni brani della preghiera di Salomone per la consacrazione del tempio di Gerusalemme dove Salomone dice testualmente: “Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito!” (v. 27). Come seconda lettura si può ipotizzare 1 Cor 3,9c-11.16-17 testo dove si confessa la vera identità del tempio di Dio: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (v.16).

2. Il testo eucologico più vicino alle tematiche della Liturgia della Parola si trovano nell’embolismo del prefazio: “Qui ci edifichi come tempio vivo, e fai crescere come corpo del Signore la tua Chiesa diffusa nel mondo”