Domenica 22 maggio, commento di don Renato De Zan

Se uno mi ama, osserverà la mia parola

22.05.2022. 6° di Pasqua-C

 

Gv 14,23-29

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 23 «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25 Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26 Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28 Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

 

Se uno mi ama, osserverà la mia parola

 

Tematica liturgica

 

1. Gli Atti degli Apostoli testimoniano come il ruolo dello Spirito Santo nella vita della Chiesa nascente fosse stato fondamentale in numerose circostanze. Una di queste è descritta molto bene e in modo sintetico nelle parole degli Apostoli. Al concilio di Gerusalemme il collegio apostolico decide che i pagani per diventare cristiani non devono passare attraverso l’ebraismo. Tale decisione viene comunicata così: “È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie” (At 15,28).

 

2. Poco prima del Concilio di Gerusalemme, Pietro ha l’esperienza straordinaria di assistere a una vera e propria Pentecoste nella casa di Cornelio e ciò gli fa dire: “Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?” (At 10,47). Gli Apostoli sono pienamente consapevoli che lo Spirito li sta guidando, secondo la promessa di Gesù nell’ultima cena: “Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (vangelo odierno, Gv 10,23-29).

 

3. La Comunità celebrante è profondamente convinta che lo Spirito Santo agisce anche oggi: “O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora in coloro che ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il tuo santo Spirito, perché ravvivi in noi la memoria di tutto quello che Cristo ha fatto e insegnato” (Colletta propria). Nel vangelo odierno l’apice dell’insegnamento di Gesù riguarda l’ascolto della Parola, il suo adempimento e la sua concretizzazione nell’amore. Senza amore non c’è né ascolto né adempimento della Parola. Ma senza Spirito non c’è corretta comprensione di essa.

 

Dimensione letteraria

 

1. Giuda, non l’Iscariota, interrogò Gesù circa la sua rivelazione ai discepoli e non al mondo Gv 14,22). In Gv 14,23 il testo evangelico prosegue: “Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola…»”. La formula liturgica del vangelo non riporta la domanda di Giuda e, per questo motivo, deve modificare l’incipit in questo modo: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama…»”.

 

2. La domanda di Giuda, non l’Iscariota, nasconde un problema. Come mai l’apostolo pone una domanda che rispecchia la situazione di Gesù dopo la sua risurrezione? Negli Atti degli apostoli, Pietro in casa di Cornelio dice esplicitamente: “Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti” (At 10,40-41). Ciò ha portato alcuni studiosi a pensare che questo brano (Gv 14,23-29) possa appartenere ai discorsi fatti a mensa dal Gesù Risorto e che l’evangelista ha anticipato nell’ultima cena. Alla luce di questa osservazione le parole di Gesù: “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi”, prendono un sapore particolare.

 

3. Il testo di Gv 14,23-29 è scanditoin quattro momenti. Il primo (Gv 14,23-24), definito da una antitesi (“Se uno mi ama” / “Chi non mi ama”), tocca il tema dell’amore che nasce dall’ascolto della Parola. Nel secondo momento (Gv 14,25-26), delimitato da una inclusione (“Vi ho detto queste cose” / “Tutto ciò che vi ho detto”), viene annunciata la comprensione delle parole di Gesù operata dallo Spirito santo nei discepoli, dopo la risurrezione. Il terzo (Gv 14,27a-d) riguarda il tema della pace data da Gesù ai suoi. Nel quarto momento (Gv 14,14,27e-28) si accenna alla dipartita di Gesù.

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. Amare Gesù non significa necessariamente provare sentimenti di affetto o emozioni. Se tutto questo c’è, è bene ringraziare Dio per questo dono particolarissimo. Se in un cristiano non ci sono né affetto o emozioni, allora il cristiano non ama Gesù Cristo? No, assolutamente. Gesù ha tradotto in termini semplici e comprensibili il concetto: amare Cristo è essenzialmente “osservare” la sua Parola, cioè ascoltarla, accoglierla e metterla in pratica.

 

2. Non bisogna mai dimenticare che la Parola di Gesù non si identifica nei suoi messaggi e nelle sue opere. La Parola di Gesù è tutto questo ma è anche molto di più perché egli stesso è la Parola: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1). Osservare la Parola, perciò, equivale a progettare la propria vita spirituale secondo un criterio che Paolo sintetizza così (Fil 1,21): “Per me infatti il vivere è Cristo (Fil 1,21).