Commento al Vangelo
Domenica 20 febbraio, commento di don Renato De Zan
Siate misericordiosi come il Padre: questa l'indicazione di Gesù ai discepoli di ogni tempo
20.02.2022. 7 TO-C
Lc 6,27-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “
Siate misericordiosi come il Padre vostro
Tematica liturgica
1. Il brano evangelico di Lc 6,27-38 esprime il pensiero di Gesù in forma sapienziale. Dopo aver presentato un principio (“amate i vostri nemici”) Gesù procede per esemplificazioni. Esse allargano sempre più l’esplorazione dell’atteggiamento interiore del credente. Le esemplificazioni mostrano come il principio non si possa collocare all’interno del mondo emotivo, ma va collocato all’interno dell’imitazione di Dio stesso (“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”).
2. La comparazione tra credenti e pagani è molto efficace perché fa comprendere due cose importanti. La benevolenza del credente non appartiene al criterio della reciprocità. Ciò che il credente fa per l’altro appartiene alla gratuità e risponde alla regola aurea: “E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”.
3. Nella prima lettura, rappresentata dal testo eclogadico di 1 Sam 26,2.7-9.12-13.22-23, emerge un principio che è in sottofondo nelle parole stesse di Gesù: “Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà”. Davide rinuncia di uccidere Saul (che voleva morto Davide) perché Saul è il consacrato del Signore. Davide rinuncia alla reciprocità (male per male) e resta fedele a quanto Dio aveva stabilito.
4. La Colletta propria richiama l’assemblea liturgica alla bontà di Dio. Nell’amplificazione dell’invocazione si trova sintetizzato ciò che il credente deve imitare (“Padre misericordioso, che fai sorgere il sole sui buoni e sui malvagi…) e nella petizione si chiede il dono di saper perdonare chi fa del male (“rendici capaci di perdonare chi ci fa del male”). Il perdono viene presentato come fondamento dell’amore fraterno (“e viviamo da figli e fratelli in Cristo Signore”).
Dimensione letteraria
1. Il testo biblico del vangelo, Lc 6,27-38, incomincia così: “Ma a voi che ascoltate, io dico:…”. La formula liturgica del vangelo dice: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: – A voi che ascoltate, io dico…”. Per il resto i due testi coincidono, anche nel taglio della pericope. Il brano continua il discorso della pianura di Luca.
2. La formula evangelica è composta da due unità letterarie. La prima, Lc 6,27-35, è delimitata da una inclusione (vv. 27.35: “Amate i vostri nemici, fate del bene…”) e tocca il tema delicato dell’amore che distingue i cristiani dai pagani La seconda unità, Lc 6,36-38, affronta il tema della misericordia e del perdono. In ambedue le unità il brano è composto da un principio (v. 27: “Amate i vostri nemici”; v. 36: “Siate misericordiosi”), seguito da esemplificazioni. Lc 6,35 (versetto finale della prima parte) e Lc 6,36 (versetto iniziale della seconda) offrono il messaggio centrale del brano biblico: il cristiano nel suo modo di agire è chiamato a imitare Dio.
3. Altri studiosi vedono nel testo Lc 6,27-38 una struttura concentrica. In Lc 6,27-30 si troverebbero le proposte di Gesù (punto /a/), in Lc 6,31, che costituisce il punto /b/, c’è il centro del pensiero (“E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”) e in Lc 6,32-38 si trova la dimostrazione esemplificativa (punto /a’/).
Riflessione biblico-liturgica
1. Gesù si ispira probabilmente alla preghiera del Sal 18,26-27: “Con l’uomo buono tu sei buono, con l’uomo integro tu sei integro, con l’uomo puro tu sei puro e dal perverso non ti fai ingannare”. Dio si comporta con il credente, allo stesso modo con cui il credente si comporta con gli altri. Quanto espresso dall’Antico Testamento viene superato da Gesù in un modo sublime. La linea, però, è la stessa: “Non giudicate e non sarete giudicati (= sottinteso, “ da Dio”); non condannate e non sarete condannati (= sottinteso, “ da Dio”); perdonate e sarete perdonati (= sottinteso, “ da Dio”).
2. La misericordia alla quale è invitato il cristiano non è frutto di buonismo. Il cristiano è “debitore” verso Dio perché è stato destinatario di una misericordia non meritata (cf Rm 5,10: Quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo”). Il cristiano non restituisce all’altro ciò che ha ricevuto dall’altro, ma ciò che ha ricevuto da Dio: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,19).