Commento al Vangelo
Domenica In Albis, 28 aprile, commento di don Renato De Zan
Oggi, seconda di Pasqua, viene presentata la figura di Tommaso. Ma è anche la domenica "in Albis" (nel passato i neo-battezzati deponevano la veste bianca ricevuta nella Veglia pasquale). Inoltre Giovanni Paolo II l'ha chiamata "domenica della misericordia di Dio"
Gv 20,19-31La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”.Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Nelle prime tre domeniche di Pasqua, la Liturgia presenta i “segni del Risorto”. Nella domenica di Pasqua sono stati presentati i teli afflosciati: si tratta del “segno” di chi ha ottenuto un corpo rigenerato secondo lo Spirito. Oggi, seconda di Pasqua, viene presentata la figura di Tommaso: il segno è l’apparizione del Risorto ai discepoli e testimoniata dai medesimi a Tommaso. Domenica prossima, la terza di Pasqua, sarà la domenica della pesca miracolosa e della triplice domanda a Pietro: “Mi ami?”. La seconda domenica di Pasqua è detta, da lunghissima consuetudine, domenica “in Albis”. Ciò è dovuto al fatto che in epoca patristica e tardo-patristica i neo-battezzati deponevano la veste bianca (in latino “alba”) , ricevuta nella Veglia pasquale e indossata per tutta la settimana. Giovanni Paolo II ha voluto che fosse aggiunto anche il titolo di “domenica della misericordia di Dio”. A livello celebrativo, però viene detta anche la domenica di Tommaso.L’armonia che regnava nella comunità nascente di Gerusalemme (cfr prima lettura: At 5,12-16) non è certamente l’armonia che regnava nel collegio apostolico subito dopo la resurrezione: Tommaso non aveva nessuna fiducia nei confronti dei suoi colleghi e non credeva alla loro testimonianza. Eppure a questo gruppo di persone, ancora frastornate per un avvenimento che li superava troppo, incapaci di fare coesione tra loro e di esprimere fiducia reciproca, Gesù fece due doni. Donò il suo “shalom” e donò la missione. Lo “shalom” non è un saluto soltanto o un buon augurio. È una profezia e un adempimento (cfr Gv 14,27: “Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la dò a voi”). Poiché il significato di fondo di “shalom” è “realizzazione”, Gesù donò e, donando, adempì la realizzazione dei suoi: uomini nuovi destinati alla risurrezione. Gli uomini nuovi, di ogni tempo e luogo, sono chiamati a continuar ciò che Cristo ha iniziato: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Questa è la missione della comunità cristiana e di ogni su singolo membro. Inizialmente Tommaso si autoescluse da tutto questo. Egli, pur avendo la possibilità di credere attraverso la testimonianza dei suoi amici, sentì il bisogno di esperimentare personalmente e in modo immediato l’incontro con Cristo. Tommaso fece appello a un realismo profondo, a un coraggio grande pieno di rispetto della propria razionalità, ma sottovalutò la testimonianza degli altri. Gesù venne incontro a Tommaso e dal discepolo nacque la confessione più alta di tutto il Nuovo Testamento: “Mio Signore e mio Dio!”.Dimensione letteraria Il testo biblico liturgico di Gv 20,19-31 coincide perfettamente con il testo biblico. Il brano è scandito in due pericopi diseguali. La prima è narrativa e riguarda il rapporto di Gesù con i suoi discepoli (Gv 20,19-29) e la seconda è l’antica conclusione del vangelo di Giovanni (Gv 20,30-31). Il testo narrativo di Gv 20,19-29 è suddiviso da due indicazioni di tempo (“La sera di quello stesso giorno “: v. 19; ” Otto giorni dopo”: v. 26). Il primo momento narra l’incontro del Risorto con i suoi discepoli ai quali il Maestro dona lo Shalom e la missione di continuare ciò che il Maestro ha iniziato. Il secondo è dedicato all’incontro tra Gesù e Tommaso.Riflessione biblico-liturgica a. Secondo Giovanni, la missione di Gesù è centrata sulla rivelazione del Padre (“Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato”: Gv 1,18). La rivelazione del Padre consiste nel donare la salvezza e il perdono agli uomini. Per questo Gesù dona lo Spirito alla sua comunità. b. Due sono modi per credere nella Risurrezione: credere per esperienza (come i discepoli che hanno visto il Risorto) e credere per testimonianza (come avrebbe potuto fare Tommaso e come facciamo noi). c. La conclusione dice che il vangelo non è una biografia di Gesù, ma una raccolta “sufficiente” di segni per offrire la possibilità di credere.