Il Natale è l’Incarnazione

Il Natale esiste perché i cristiani celebrano l’Incarnazione, Dio che si fa uomo. In poche parole: la nascita di Gesù. Il Natale non ha altri significati per i credenti. Tutto il resto può fare da corona, non da centro.

Il Natale è senz’altro anche poesia. È una poesia che crea una atmosfera densa di memoria, di tenerezza, di sensazioni impercettibili eppure gradevoli. Se queste sono alcune delle esperienze profonde, esistono anche altre esperienze per cui Natale è luccichio di luci, clima di festa, regali, veglioni e quant’altro. In tutto questo, sentimenti delicati ed esperienze scintillanti, spessissimo dimentichiamo perché esiste il Natale.Il Natale esiste perché i cristiani celebrano l’Incarnazione, Dio che si fa uomo. In poche parole: la nascita di Gesù.Il Natale non ha altri significati per i credenti. Tutto il resto può fare da corona, non da centro. Nella messa della notte, l’antifona d’ingresso della messa prega così: “Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo”. Oltre al messaggio di superficie (cessazione di ogni guerra) c’è anche un messaggio più profondo. S. Anselmo d’Aosta si è chiesto perché Dio si sia fatto uomo (Cur Deus homo?). La risposta che il santo, filosofo e teologo, ha dato, è molteplice e costituisce il contenuto di un trattato intero. In questo trattato ci sono poche righe che possono aiutare anche noi a formulare una risposta: “In effetti che cosa si può pensare di più misericordioso di Dio Padre che dice al peccatore condannato ai tormenti eterni e che non ha nulla per riscattarsi: “Prendi il mio Unigenito e offrilo per te”, mentre il Figlio a sua volta dice: “Prendimi e riscattati?”. Alla nostra sensibilità sembra stonato porre in dittico la nascita di Gesù (Incarnazione) e la sua morte (Redenzione). Eppure l’evangelista Luca fa comprendere questo legame attraverso un sottile gioco verbale. Narrando la nascita di Gesù scrive che Maria “lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia” (Lc 2,7). Narrando la deposizione di Gesù dalla croce, con verbi quasi simili, scrive che Giuseppe di Arimatea “lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia” (Lc 23,53). Si può notare la sequenza verbale la quale, silenziosamente, rimanda la nascita di Gesù (Incarnazione) alla sua deposizione dalla croce (Redenzione). Per i credenti, il mistero del Natale spazia dal Trascendente all’Immanente, dall’Eterno allo Storico, dal divino all’umano, dallo Spirito alla carne, dal presepe alla croce. Non è facile racchiudere tutto questo in una celebrazione. Per questo motivo la chiesa fa anamnesi del Mistero con tre celebrazioni: la Messa della notte, la Messa dell’aurora e la Messa del giorno.

Messa della notteNella sensibilità del popolo cristiano questa è la messa più sentita di tutto l’anno liturgico (a livello teologico la celebrazione più importante resta la Veglia Pasquale della notte del Sabato Santo). Il testo evangelico che regge la celebrazione è Lc 2,1-14. È un testo che sottrae la persona di Gesù dalle ombre del mito: Gesù è nato in un tempo preciso (durante il secondo censimento, avvenuto sotto l’impero di Augusto, probabilmente durante la bella stagione del 6 a.C.) e in un luogo preciso (Betlemme di Giudea, pochi chilometri a sud di Gerusalemme). Quel Bambino è accolto prima di tutto dai poveri (i pastori) ed è la Luce, il Liberatore, il Sovrano, il Consigliere mirabile, Dio potente, Padre dell’eternità, il Principe della pace… (prima lettura, Is 9,1-6). La dimensione redentiva è presente attraverso la seconda lettura (Tit 2,11-14): egli è colui che “ha dato se stesso per noi, per riscattarci”.

Messa dell’auroraLa Messa dell’aurora continua la contemplazione del mistero celebrato nella notte. Il testo evangelico (Lc 2,15-20) è la continuazione del vangelo proclamato nella Messa della notte. Il tema del “segno” riemerge. I pastori sono destinatari, come Maria all’annunciazione, di un “segno” (il Bambino “adagiato nella mangiatoia”). Essi lo verificano, trovano il Bambino e ne testimoniano la grandezza. Maria, modello di ogni credente, accoglie tutte queste cose, le serba nel cuore e le “compara” (meditare è una traduzione buona, ma poco aderente) con la Parola di Dio.

Messa del giornoÈ la Messa teologicamente più impegnativa. Già la Colletta, antichissima – forse del sec. VI -, professa la fede secondo la quale la creazione dell’uomo a immagine divina è stata superata dalla redenzione perché con la redenzione l’uomo condivide la vita divina di Colui che ha voluto assumere la natura umana. Il testo evangelico di Gv 1,1-18 offre uno sguardo sintetico, teologicamente molto denso, su tutta l’opera della redenzione che si compie attraverso il Dio fatto uomo. Accogliere Il Verbo Incarnato nel proprio mondo interiore equivale ad attuare un miracolo: senza perdere la propria umanità, l’uomo diventa – per dono divino – figlio di Dio a somiglianza di quel Bambino, che senza perdere la sua divinità è diventato uomo.