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L’ex campione di basket Daniele Cecco: “Non riusciamo a far crescere talenti”
"Sogno una squadra vincente con giovani del territorio. Le strutture sono invidiabili"
I modi sono quelli di sempre: gentile, pacato, le parole scelte con cura. Neanche la prospettiva sul basket è mutata, pone le basi su una passione grande una vita e contempla una pluralità di elementi, da quello che è stata la pallacanestro a dov’è arrivata. Non manca lo spazio per un sogno: vedere il territorio esprimere una squadra di giovani locali capaci di primeggiare. Daniele Cecco ha conosciuto il grande basket: campione europeo cadetti con l’Italia, dopo gli inizi con l’Apu Udine e l’approdo a Varese, 6 anni a Brindisi e poi l’epopea Pordenone in A2. Abbiamo incontrato il fondatore della PoliSigma Zoppola per chiedergli come sta lo sport che lo ha fatto innamorare.Daniele, quale il momento più bello della sua carriera? Sicuramente la vittoria degli Europei cadetti con la nazionale. Pensavo che si sarebbe aperta una carriera ad altissimi livelli, invece un percorso di quel tipo, di quel gruppo, l’ha fatto solo Pierluigi Marzorati. Avevo tanti stimoli, in quegli anni. Ero partito da Zoppola, dove il basket non esisteva, mi ero ritrovato in ambienti che “vivevano” per la pallacanestro.Brindisi il club più importante? Sono rimasto 6 anni in Puglia, quando ci torno mi trattano ancora coi guanti. Tuttora a Brindisi c’è un sentimento incredibile verso il basket: tutti guardano le partite, sanno tutto della squadra. È così, per certi versi, anche a Trieste e Gorizia. Meno a Pordenone.A proposito di Pordenone: qual è lo stato di salute del basket del territorio?Un po’ deprimente, purtroppo. Abbiamo strutture eccezionali – pochi territori hanno un numero di palazzetti e palestre paragonabili al nostro -, il materiale umano, in termini di altezza, non mancherebbe. Ma non riusciamo a produrre grandi talenti. Quanto pesa l’assenza di una squadra nei campionati più importanti? Ha una sua incidenza, perché, se ci fosse, tanti ragazzini potrebbero vivere da vicino la grande pallacanestro.Conclusa la carriera, ha fondato la PoliSigma Zoppola. Come furono gli inizi? Accanto a me c’erano persone che di basket ne capivano poco, ma avevano un’enorme voglia di fare. Le prime squadre avevano limiti tecnici importanti, ma una grinta che si faceva fatica a trovare altrove. Dopo qualche anno iniziarono ad arrivare soddisfazioni importanti, in termini di risultati.Cosa si augura per il basket del territorio?Che riesca a esprimere una squadra di giovani locali capaci di primeggiare. Le potenzialità ci sono.