Trost a Tokyo: per la finale serve il personale stagionale

Giovedì 5 agosto deve saltare tra 1,94 e 1,96. L’eventuale atto conclusivo sabato 7

E ora in pedana. Alessia Trost è pronta a gareggiare ai Giochi Olimpici di Tokyo. La saltatrice in alto pordenonese, classe 1993, è impegnata giovedì 5 agosto per le qualificazioni: ancora non si è a conoscenza della quota necessaria per arrivare in finale, ma è presumibile che venga fissata a una misura tra l’1,94 e l’1,96. L’eventuale atto conclusivo è in calendario sabato 7 agosto. Per centrarlo l’azzurra, portacolori delle Fiamme Gialle, deve per forza centrare il proprio primato personale stagionale all’aperto, dato che il suo miglior salto è l’1,93 centrato a Chorzow ai campionati Europei a squadre.Missione possibile? Lei ci crede. Alla sua seconda partecipazione ai Giochi vuole essere tra le migliori e giocarsi le chance di medaglia sino in fondo, pur con la consapevolezza che sono altre le atlete favorite.Nel 2016, alla sua prima presenza a cinque cerchi, Trost arrivò in finale. A Rio centrò in qualificazione proprio lo “stagionale” con 1,94. Arrivò poi quinta con 1,93, in un’edizione in cui soltanto con 1,97 si arrivava a medaglia.Non si rammarica per quel mancato podio, Alessia: quell’anno per lui fu molto particolare, tra il rapporto tecnico sempre più appeso a un filo col suo tecnico, Gianfranco Chessa (a ottobre 2016 andò ad Ancona da Marco Tamberi), e altre vicissitudini personali. Adesso l’atleta è cambiata e a Tokyo si giocherà le sue carte, consapevole di aver lavorato ottimamente sinora.Lei stessa ha dichiarato di aver gareggiato troppo tra maggio e giugno ma di aver spinto nel migliore dei modi nella fase successiva, vale a dire in tutto il mese di luglio: non è scesa in pedana ma si è allenata duramente tra Como e Sesto San Giovanni e Rimini, città quest’ultima dove ha svolto il raduno finale (seguita da Giulio Ciotti) prima del volo verso Tokyo.A proposito di Tokyo: si salta lontani dall’Europa, in un altro continente, aspetto non così comune per tantissime atlete del Vecchio Continente, abituate a gareggiare a queste latitudini. Infatti Rio, cinque anni fa, in questo senso rappresentava una sorta di prima volta per la Trost. Tanta curiosità e voglia di fare bene per lei, in un’estate che può regalarle qualcosa di inaspettato: già la finale sarebbe un dono, per lei qualificatisi senza il minimo di 1,96 (l’1,93 le è bastato per essere tra le migliori 32 al mondo, secondo criterio di ammissione). Chissà poi cosa può succedere, perché le sorprese nelle gare possono esserci sempre.