2 novembre, Commemorazione dei fedeli defunti di Renato De Zan

Vidi cieli nuovi e terra nuova

1. L’origine della commemorazione di tutti i fedeli defunti va cercata nell’ambito monastico del nord Europa (monachesimo celtico). Nel sec. IX è recepita dal calendario romano. Nel 1915 Benedetto XV introdusse la celebrazione delle tre S. Messe. Le ragioni teologiche che hanno portato i monaci prima e la Chiesa universale poi a celebrare la commemorazione dei defunti, si possono sintetizzare nel tema ecclesiologico della “comunione dei santi”. Nella persona di Cristo i credenti di oggi e di ieri sono una cosa sola e tale comunione permette uno scambio di ricchezze dello spirito che transita dal cielo alla terra e viceversa secondo quella bellissima immagine che è la scala di Giacobbe (Gen 28,10-22).

2. La ricchezza teologica dei tre formulari del Lezionario sta a dire quanto importante sia questa commemorazione di comunione e di suffragio. Soprattutto, sta a dire quanto sia fondamentale vivere questa comunione tra noi, credenti di oggi e coloro che ci hanno preceduto nella storia con la stessa fede. I testi del Lezionario delle tre sante Messe che la Liturgia propone sono i seguenti Per la prima messa vengono proposti Gb 19,1.23-27; Sal 26(27),1.4.7-9.13-14; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40. Per la seconda Messa sono offerti: Is 25,6.7-9; Sal 24(25),6-7.17-18.20-21; Rm 8,14-23; Mt 25,31-46. Per la terza Messa vengono suggeriti: Sap 3,1-9; Sal 41(42),2-3.5; Sal 42(43),3.4.5; Ap 21,1-5.6b-7; Mt 5,1-12a.

3. Quando la commemorazione di tutti i fedeli defunti (2 novembre) cade di domenica, prevale la commemorazione. Il Lezionario propone tre schemi di letture. Se ragioni pastorali lo suggeriscono, si possono leggere letture diverse, purché scelte sempre tra quelle indicate per la liturgia dei defunti. Si suggerisce, inoltre, di non leggere il vangelo del terzo formulario (Mt 5,1-12a) perché già proclamato nella solennità di tutti i Santi (giorno precedente). Il Messale riporta tre formulari eucologici. Se ragioni pastorali lo suggeriscono, si possono scegliere dai tre formulari quelle formule che si adattano meglio all’assemblea.

4. La Prima Messa

I testi biblici hanno come tema fondamentale l’affermazione di Gesù “questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno”. Il vangelo (Gv 6,37-40) è un brano tratto dalla lunga riflessione sull’Eucaristia fatta da Gesù nella sinagoga di Cafarnao. La volontà salvifica del Padre è la fonte primigenia della salvezza. Da essa sgorga la missione del Figlio, nasce l’incontro tra l’uomo e Gesù Cristo, scaturisce la certezza che chiunque crede nel Figlio ha la vita eterna. Il profondo rispetto che il credente deve avere per l’Eucaristia (Gv 6,12: raccogliere gli avanzi del pane perché “nulla vada perduto” – gr.: ina me ti apóletai) ) è lo stesso profondo rispetto che Dio ha per noi (Gv 6,39: il Padre ha stabilito che Gesù “non perda nulla” – gr.: ina me apoléso – di quanto il Padre gli ha dato). La vita eterna è la contemplazione viva e dinamica di Dio (prima lettura, Gb 19,1.23-27a), resa possibile perché riconciliati con Dio e salvati dal mistero pasquale di Cristo (seconda lettura, Rm 5,5-11).

5. La seconda Messa

I testi biblici hanno come tema fondamentale il giudizio divino sull’umanità (Mt 25,31-46). Il testo evangelico, che da solo e senza una lettura adeguata potrebbe sembrare terribilmente severo, viene giustamente accostato ad altre due letture che, invece, aiutano a interpretarlo in modo meno duro. In altre parole, senza nulla togliere alla giustizia e alla misericordia di Dio nel giudizio ultimo, la liturgia preferisce sottolineare l’aspetto positivo del giudizio stesso. Il vangelo (Mt 25,31-46) presenta in una visione possente il giudizio della fine del mondo. “Tutte le genti” verranno giudicate sulla misericordia avuta nei confronti dei bisognosi, più precisamente nei confronti dei “fratelli più piccoli” (v. 45): gli affamati, gli assetati, i forestieri, i nudi, i malati, i prigionieri. Nel testo evangelico questi non sono opposti ai benefattori. Alla destra e alla sinistra di Dio si può trovare chiunque. La severità del testo evangelico è stemperata dalla prima lettura (Is 25,6.7-9): nel giorno ultimo tutti i popoli (gli stessi che compariranno davanti al Figlio dell’uomo) si raccoglieranno attorno a Dio (“Ecco il nostro Dio”), mentre il dolore e l’umiliazione scompariranno e il titanico nemico, la morte, verrà eliminata. A questa grande gioia (partecipazione al Regno, vita eterna senza la morte, il dolore e l’umiliazione) parteciperanno tutti coloro che si sono lasciati guidare dallo Spirito Santo (seconda lettura, Rm 8,14-23).

6. La terza Messa

I testi biblici ruotano attorno al tema della gioia e della ricompensa nel Regno dei cieli: “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. Il vangelo delle beatitudini (Mt 25,31-46) è già stato commentato per la solennità di Tutti i Santi. Il testo evangelico, attraverso forme diverse, dopo aver dichiarato chi sono gli amati da Dio, annuncia per loro il premio escatologico (di essi è il regno dei cieli; saranno consolati; erediteranno la terra; saranno saziati; troveranno misericordia; ecc.). Il testo della prima lettura, Sap 3,1-9, amplifica, semplificando, la dimensione escatologica dei giusti, già ampiamente annunciata dal vangelo. I giusti, mentre vivevano nella tribolazione, avevano fatto dell’immortalità la loro speranza. Nell’escatologia, l’immortalità diventa il loro premio. Il testo dell’Apocalisse, Ap 21,1-5.6b-7, presenta la realtà escatologica. Essa è vista come cieli nuovi e terra nuova ed è vissuta in profonda comunione: Dio sarà per sempre insieme agli uomini (adempimento escatologico dell’Emmanuele: Dio con noi); Dio farà nuove tutte le cose, sottraendovi la morte, il lutto, il lamento e l’affanno. Il giusto, chiamato vittorioso, erediterà tutta questa nuova realtà e avrà con Dio un legame unico: “Io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio”. Si tratta di un legame che si può chiamare alleanza personale.