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Carabinieri morti a Castel D’Azzano: mons. Saba (Omi), “hanno seguito la via del servizio per il bene comune”
È stato un evento “duro, doloroso e umanamente incomprensibile” quello che ha provocato la morte di Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari, e il ferimento di tanti operatori in servizio, ma “la vittoria sul mondo e sul male è anche l’amore di chi serve la patria, cioè il prossimo, garantendo la giustizia, il bene comune, la stabilità delle istituzioni preposte a custodire nell’ordine e nell’armonia la comunità umana”. Lo ha ricordato l’arcivescovo Gian Franco Saba, Ordinario militare per l’Italia (Omi), celebrando questo pomeriggio i funerali di Stato dei tre Carabinieri morti nell’esplosione del casolare a Castel D’Azzano. Alla presenza delle massime cariche dello Stato, in testa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riunite nella basilica di Santa Giustina a Padova, mons. Saba, commentando la pagina evangelica dell’Ultima Cena ha spiegato che “anche Gesù sperimenta la tristezza del tradimento e della morte. Egli ci insegna a vivere il trauma dell’addio. Gesù non nasconde il dolore lancinante: è il lamento di un uomo ferito dal suo simile, da un amico in cui confidava”. Da qui la preghiera: “O Signore, in quest’ora, dona la luce della consolazione, a coloro che hanno perduto gli affetti più cari. Tu sai che in questa notte di tenebra si scontrano incomprensione, dolore, la tentazione di essere refrattari al bene, alla bontà, alla mitezza; è il buio umano del discepolo di tutti i tempi”. L’arcivescovo castrense ha poi aggiunto: “Sempre più il nostro mondo è spezzato in ciò che ha di più profondamente umano: la capacità di relazioni nelle quali gli esseri umani non si uniscono semplicemente per collaborare, per fare delle cose insieme, ma per celebrare la loro unità, il loro amore, la loro appartenenza; per celebrare nel quotidiano l’impegno per il bene comune. Il turbamento profondo che Gesù legge nel cuore dei discepoli è la paura dell’abbandono”. Ma Gesù “sa che lo strappo è un dolore lacerante, e per questo entra nel tumulto del cuore per raccoglierne lo smarrimento, i venti della tempesta prodotta dal male”. Così “vogliamo pensare che in quel tragico momento per Marco, Valerio e Davide si sono rese vive le parole di Gesù: ‘Verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi’. Il Signore torna ogni volta che qualcuno di noi è in cammino per lasciare questo mondo. Gesù indica nell’amore e nel servizio la vera vittoria, la vera gloria, il vero esito vittorioso della sua vita. Servire i fratelli, tutelare il bene comune, significa partecipare all’edificazione dei valori del Regno”. “Gesù – ha concluso mons. Saba – testimonia che servire è proprio di Dio. I nostri fratelli Marco, Valerio e Davide hanno seguito la via del servizio per il bene comune. Nel loro incontro con Cristo si saranno specchiati in Lui vedendo così che il volto bello dell’umanità sta nel servire il prossimo, nel promuovere il bene che edifica”.
