Pordenone, Giornate del cinema muto, programma di venerdì 10 ottobre

illyWest (imitatore_Chaplin) His_Day_Out_ credit_emovieposter.com

– Il programma di venerdì 10 ottobre è un compendio perfetto del meglio delle rassegne delle Giornate e pur in una settimana ricchissima di titoli importanti, si può certamente affermare che mai come venerdì vale la pena di passare tutta la giornata in sala, a partire dal primo film e dai frammenti di Victor Sjöström, uno dei pionieri dell’industria cinematografica svedese, al magnifico restauro, alle 21 al Teatro Verdi, di The Man Who Came Back (La rinascita) con Dorothy Mackaill il cui intenso primo piano è l’immagine ufficiale di questa 44.ma edizione delle Giornate del Cinema Muto.

È strano come certi grandi film dell’epoca del muto siano caduti nell’oblio, com’è il caso di questo, che alla sua uscita nel 1924 riscosse un successo enorme. Merito dell’esperta regia di Emmett Flynn, della sceneggiatura di Edmund Goulding che racconta, con accenti di autentica commozione, la caduta e la rinascita di una coppia, e della superba fotografia di Lucien Andriot, ma soprattutto della grande interpretazione di Dorothy Mackaill e di George O’Brien, quest’ultimo noto per la sua interpretazione in Aurora di Murnau e in tanti film di John Ford.

La proiezione di The Man Who Came Back sarà anticipata da uno dei momenti più attesi di ogni edizione: la cerimonia di consegna del Premio Jean Mitry, assegnato a personalità e istituzioni che si sono distinte nella conservazione, valorizzazione e diffusione del patrimonio cinematografico muto. L’Avv. Bruno Malattia, presidente della Fondazione Friuli che sostiene il premio, lo consegnerà quest’anno ad Andrea Cuarterolo e Georgina Torello, che dal 2015 dirigono la rivista Vivomatografías, dedicata allo studio del precinema e del cinema muto in America Latina e all’archivista e storica del cinema Paula Félix-Didier.

Alle 9 la giornata inizia con quattro frammenti e il primo film di Victor Sjöström, Il Giardiniere, del 1912, in cui è anche protagonista. Dei 42 film da lui diretti in Svezia prima di passare a Hollywood, 23 sono oggi considerati perduti e i quattro frammenti in programma sono sopravvissuti perché inseriti in altre compilazioni. Curioso è il caso de Il Giardiniere (sceneggiato da Mauritz Stiller, l’altro grande nume tutelare del primo cinema svedese, scopritore di Greta Garbo) che bocciato in censura perché contrario al buon costume, non fu mai distribuito in patria. Fortunatamente venne venduta una copia negli Stati Uniti ed è grazie alla collaborazione tra l’archivio americano e lo Svenska Filminstitutet di Stoccolma che si è arrivati al restauro presentato alle Giornate.

La rassegna dedicata a Italia Almirante Manzini presenta, alle 9.45, La piccola Parrocchia (1923) di Mario Almirante, tratto dal romanzo di Alphonse Daudet, l’autore di Tartarino di Tarascona. La critica apprezzò molto la prova dell’attrice riconoscendo in lei “la signorilità del gesto, la padronanza della scena, un fascino tutto speciale che emanano i suoi occhi metallici e penetranti”.

Augusto Genina è un regista a cui le Giornate 2025 hanno riservato un certo spazio. Dopo l’apertura con il suo Cirano di Bergerac, venerdì 10 ottobre alle 11.30 viene presentato Il siluramento dell’Oceania (1917) che racconta del siluramento di un transatlantico da parte di un sommergibile tedesco. Ricordiamo che era ancora in corso la Grande Guerra e recente il ricordo della tragedia del Lusitania del 7 maggio 1915, in cui erano morte 1.200 persone dopo un attacco tedesco. Genina, dirigendo con maestria masse di comparse, con prospettive ardite ed effetti ottici costruisce la sequenza dell’affondamento in modo molto impressionante, parecchi decenni prima del Titanic di James Cameron.

Le proiezioni riprendono alle 14 con gli imitatori di Chaplin, l’americano Billy West e lo svizzero Edmond Barenco.

Gli anni Venti in Europa furono gli anni delle avanguardie artistiche che trovarono ampia diffusione anche nel cinema. In Belgio spiccano i nomi di Henri Storck e Charles Dekeukele, i padri del documentarismo sperimentale, e quello di Henri d’Ursel, ottavo duca dell’antica casata di Ursel, autore di un interessante esperimento surrealista, La Perle del 1929, restaurato dalla Cinematek / Cinémathèque royale de Belgique. La passione per il cinema interessò anche il più grande pittore surrealista René Magritte che utilizzò nel Dialogue avec des objets (1956-1957) i suoi home movies per costruire un gioco farsesco alla maniera del cinema muto (alle 14.30 al Teatro Verdi).

Anche in Russia dopo la Rivoluzione soffiavano i venti delle avanguardie e Le ali del servo del 1926 (ore 15.30) rappresenta un tentativo interessante di fusione tra ideologia e formalismo. È una fiaba tragica su un visionario contadino che si scontra con l’ottusità e la violenza del potere, un’evidente allegoria della lotta di un cineasta sperimentale per la propria libertà creativa contro le interferenze dello Stato. Le ali del servo è il prodotto di una eccellente squadra di lavoro: dal regista Yuri Tarich,  che fece un ritratto formidabile di Ivan il Terribile (sicuramente Ejzenstejn lo ebbe presente per il suo film del 1941), allo sceneggiatore Viktor Shklovsky, uno degli intellettuali sovietici più influenti che attraversò tutte le fasi successive alla Rivoluzione riuscendo a non venire schiacciato dal prevalere dell’una o dell’altra fazione al potere.

Si cambia del tutto registro alle 17.30 con il programma di un’ora dedicato all’animazione di Max Fleischer, genio dell’animazione, il padre di Betty Boop nonché fondatore con il fratello Dave dei Fleischer Studios, il più temuto concorrente di Walt Disney. Alle Giornate è di scena l’altro popolarissimo personaggio creato da Fleischer, KoKo il Clown, nato nel 1923, e venerdì 10 ottobre si vedranno sette cortometraggi della serie Inkwell Imps. Il recupero e il restauro dei materiali di Max Fleischer è opera della pronipote di Max, Jane Fleischer Reid, e della sua squadra di collaboratori; Jane, figlia di Richard Fleischer regista di importanti produzioni hollywoodiane, è l’ospite d’onore della 44.ma edizione delle Giornate.

Da ultimo ricordiamo il corto di Edward Cline, East Lynne With Variations (1919) che precede The Man Who Came Back. Sono solo 4 minuti sopravvissuti dei due rulli originali della divertente parodia del melodramma East Lynne, con alcune stelle della compagnia di Mack Sennett, come Ben Turpin, Heinie Conklin e Marie Prevost.

Finale italiano per l’ultimo appuntamento con le presentazioni di libri, alle 17.30 al Ridotto del Verdi, con la riscoperta del pioniere Tony Gaudio, originario di Cosenza, il primo italiano a vincere un Oscar, nel 1937 per la fotografia; una storia della sceneggiatura e i suoi autori; e infine, le lettere e gli scritti inediti dell’attore, sceneggiatore e regista Febo Mari.

La proposta di venerdì 10 ottobre delle Giornate online è Die Dame mit der Maske (1928) di Wilhelm Thiele con l’accompagnamento di Günter Buchwald. Appuntamento a partire dalle ore 21 su: https://www.mymovies.it/ondemand/giornate-cinema-muto/ (il film sarà disponibile per 48 ore).

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine, della Fondazione Friuli e con la partecipazione di BCC Pordenonese e Monsile.