Cultura
Pordenone, giornate del Cinema muto, programma di giovedì 9 ottobre

Nei primi anni Venti dopo essere stato abbandonato da molti suoi comici che avevano fondato proprie case di produzione e aver perso Roscoe Fatty Arbuckle e Mabel Normand per gli scandali da cui erano stati travolti, Mack Sennett aveva bisogno di rilanciare la sua Scuola del Cinema Comico. Contro il parere di molti suoi collaboratori, Sennett puntò allora su un attore di vaudeville, che in breve ripagò tutte le aspettative diventando una stella di prima grandezza: Harry Langdon. Il suo personaggio era quello di un bambino nelle sembianze di un uomo, timido e ingenuo, tenero e romantico, candido e innocente, che si muove tra i grandi in un mondo nemico. L’immediato successo di Langdon fu straordinario anche per gli standard di Hollywood, ma durò poco.
Il duplice programma della serata di giovedì 9 ottobre (ore 21) al Teatro Verdi di Pordenone mette in relazione l’arte comico-malinconica di Langdon e Chaplin su un tema molto attuale, la guerra, con due film, Soldier Man (1928) e Shoulders Arms (Charlot soldato, 1918). Entrambe le vicende sono ambientate al tempo della Prima Guerra Mondiale e si concludono in modo analogo, tuttavia i due film sono molto differenti. Il primo, con protagonista Harry Langdon (regista Harry Edwards e Frank Capra tra gli sceneggiatori), doveva essere una parodia de Il Prigioniero di Zenda, e racconta di un soldato che, ignaro che la guerra è finita, continua a combattere per il re dell’immaginario paese di Bomania. La somiglianza tra i due (Langdon interpreta i due ruoli) dà luogo ad una serie di situazioni comiche che fanno di Soldier Man uno dei migliori film di Langdon. La copia ricavata dal nitrato è di qualità eccezionale e proviene dall’UCLA Film and Television Archive di Los Angeles. L’accompagnamento musicale è affidato al pianoforte di Philip Carli.
A seguire, Shoulder Arms di e con Charlie Chaplin, uno degli eventi più attesi di questa edizione delle Giornate. Il MoMA di New York, che presenta il nuovo restauro in prima mondiale, promette un film “diverso” rispetto alle copie finora circolate grazie a una meticolosa ricostruzione che permette di apprezzare appieno la straordinaria prova di Chaplin. Shoulder Arms fu girato con la guerra in corso – la prima si tenne il 20 ottobre 1918 – con gli spettatori ancora traumatizzati dagli eventi bellici e dall’esplosione dell’epidemia di influenza in tutto il mondo. Chaplin propose una rivoluzionaria satira antimilitarista al posto dei film nazionalisti e di propaganda che imperversavano sugli schermi, offrendo una pausa di conforto comico al pubblico che lo premiò come film più visto della stagione. Tra gli altri interpreti Syd Chaplin e Edna Purviance, primadonna della troupe di Chaplin dal 1915 al 1923, che mantenne con lui un rapporto di amicizia tutta la vita. L’accompagnamento musicale dal vivo è di Daan van den Hurk, basato sulla partitura di Chaplin per il film.
La principale proiezione della mattinata, alle 9.45, è un film italiano del 1913, Gli ultimi giorni di Pompei di Eleuterio Rodolfi prodotto dalla torinese Ambrosio, una delle più antiche case di produzione cinematografiche italiane. Con lo stesso titolo era già uscito un film nel 1908 e nello stesso 1913, oltre all’Ambrosio ci fu anche una versione della Pasquali, un’altra società torinese, e tra le due finì a carte bollate. Da sottolineare nel film di Rodolfi l’interpretazione della protagonista, Fernanda Negri Pouget, e la presenza nel cast del primo attore nero, Jean Fall. Molti anni dopo, nel 1959, Sergio Leone debuttò nella regia, sebbene non accreditato, proprio con Gli ultimi giorni di Pompei.
Nel pomeriggio, alle 14, un raro film di Abel Gance, il regista del mitico Napoleon, Le droit à la vie(Diritto di vivere, 1916) nel nuovo restauro della Cinémathèque francaise. Segue The White Heather di Maurice Tourneur, del 1919, considerato perduto fino al 2022 e appena restaurato da un positivo nitrato dell’Eye Filmmuseum, a cura del San Francisco Film Preserve, con il sostegno finanziario della National Film Preservation Foundation. Stupirono le riprese sottomarine effettuate con l’invenzione di una particolare tecnologia, “la sequenza più nuova e avvincente mai vista sul grande schermo” scrisse il San Francisco Chronicle del 14 luglio 1919.
Alle 16.45 una deliziosa commedia di Malcolm St.Clair del 1925, Are Parents People?, dal racconto originario di Alice Duer Miller prolifica scrittrice, sceneggiatrice e attivista per i diritti delle donne. Il tema è quello del divorzio, trattato però da un punto di vista originale, quello di una giovane studentessa in crisi per le incomprensioni tra i genitori che la sollecitano a prendere posizione per l’uno o per l’altra. Protagonisti due eccellenti ed eleganti professionisti, Florence Vidor e Adolphe Menjou e la diciottenne Betty Bronson che illumina con la sua grazia e fascino tutto il film. Dopo averla vista in un provino, il commediografo James M. Barie la scelse personalmente per interpretare Peter Pan nel film diretto da Herbert Brenon. Betty Bronson raccontò nel 1964 a Kevin Brownlow il clima speciale che si respirava sul set di Are Parents People?, il calore umano, il divertimento, la tranquillità che il regista St. Clair sapeva trasmettere; d’altra parte, lavorava con estrema rapidità, il film fu portato a termine in soli 21 giorni, ricorrendo spesso all’improvvisazione e trovando brillanti e originali soluzioni per le inquadrature.
Alle presentazioni delle novità editoriali di giovedì 9 ottobre (ore 17.30 al Ridotto del Verdi) si parlerà della vita avventurosa di Suzanne Pathé, figlia e nipote dei fondatori dell’omonima casa e distributrice di film; della nascita e distribuzione dei formati ridotti (inclusi il Pathé Kok e il Pathé Rural); del primo cinema muto spagnolo e dell’insegnamento della preservazione filmica.
Il festival online prosegue su MyMovies con L’ombra (1923) di Mario Almirante, con la diva Italia Almirante Manzini, disponibile a partire dalle 21 di giovedì 9 ottobre per 48 ore. Accompagnamento al piano di Michele Catania.