Cultura e Spettacoli
Lunghi applausi e commozione nel concerto con cui Baglini saluta la città
Standing ovation al Teatro Verdi aperto fino alla terza galleria per il concerto di saluto del pianista Maurizio Baglini, per dieci anni consulente musicale del Teatro Verdi, in una travolgente esecuzione di Musorgskij e di Chopin
Una festa che ha visto il Teatro Verdi di Pordenone pieno fino alla terza galleria, lunghi applausi e l’attesa nel foyer per un abbraccio a Maurizio Baglini, pianista di fama internazionale e consulente per la musica per dieci anni al Teatro Verdi di Pordenone. Il pianista mercoledì 27 settembre ha scelto di accommiatarsi dal pubblico pordenonese e dal Teatro con uno splendido programma che normalmente farebbe tremare i polsi agli interpreti, per quanto è fisicamente ed espressivamente impegnativo. Con il suo proverbiale virtuosismo, delicatissimo e vibrante al contempo – capace di infiammarsi così come di sciogliere il suono in pianissimo di straordinaria bellezza – Baglini ha attraversato le pagine di Chopin e Musorgskij con la naturalezza e l’affetto che respirava dal pubblico accorso in sala per omaggiarlo. “Oggi è un giorno di festa, di arrivederci, grazie ai consiglieri di amministrazione che mi hanno permesso di scegliere Baglini una decina di anni fa. Grazie a Carlo De Incontrera che ci ha portato a Baglini, per me un modello. Ora Maurizio a te, il tuo palcoscenico, il tuo Teatro, il tuo pubblico” ha esordito Giovanni Lessio, presidente del Teatro Verdi prima di lasciargli spazio.
Così Maurizio Baglini si è raccontato attraverso piccoli racconti introduttivi, e soprattutto attraverso opere consumate in studio e ascolto, dal compositore che per lui ha inaugurato tante scelte artistiche, Frédéric Chopin “il principe del pianoforte, la cui integrale degli studi fu la mia prima incisione discografica, Chopin verso cui provo un legame viscerale che spero di aver trasferito nel mio amore per la musica” ha raccontato il pianista, prima di proporre un’interpretazione ricca di tutto il colore di Chopin, “nell’infinta scala dell’animo umano che mette in partitura” in un’esecuzione sinuosa eppure asciutta, scevra di orpelli, quasi impalpabile salvo poi prendere l’abbrivio della danza.
La seconda parte dedicata ai Quadri di Modest Musorgskij ha poi concluso il recital di Baglini, pagine attraversate lungamente dal pianista, appassionando i suoi ascoltatori fin dall’incisione per l’etichetta Decca che Baglini registrò proprio nel Teatro Verdi di Pordenone. Un’opera affascinante e meravigliosamente eseguita, con un crescendo interno che conduce a diverse latitudini geografiche, un universo sonoro e una capacità espressiva notevoli, che hanno strappato lunghi applausi e la standing ovation, plauso al pianista visibilmente commosso sul palco.
Baglini ha poi ringraziato il personale del Teatro Verdi, con un saluto al presidente Giovanni Lessio e alla direttrice Marika Saccomani, alla sua assistente Silvia Segatto Fazioli, ma anche al primo contatto con Pordenone attraverso l’allora consigliere Mario Puiatti. Infine i due bis, Scarlatti, e Schubert con la Marcia n.1 eseguita a quattro mani con Roberto Prosseda, amico di lunga data (e oltre 50 concerti insieme) che da Baglini ha raccolto il testimone di consulente per la musica del Verdi.