Ecco i finalisti premio Lucchetta

Si aspetta ottobre per vivere l'edizione 2021 ma intanto si sanno i finalisti del premio dedicato al racconto della pandemia

Un’istantanea del mondo, raccontato nell’anno della pandemia covid-19: i reportage finalisti del Premio Giornalistico internazionale Marco Luchetta 2021 aprono lo sguardo sulle emergenze e le criticità legate all’irruzione del coronavirus e ai lunghi periodi di lockdown. Ma sulla scacchiera del pianeta si intrecciano ancora trincee incandescenti e questioni rimaste in ombra nei mesi di contrasto al virus. «Abbiamo tutti dovuto reinventare il nostro lavoro di giornalisti, in un anno nel quale spostarsi per testimoniare personalmente gli eventi era diventato proibitivo – spiega il presidente di Giuria del Premio Luchetta, Alberto Matano – Ancora una volta, però, il Premio Luchetta si conferma presidio di verità, un osservatorio capace di riconoscere il valore dei colleghi che spesso rischiano la vita per informarci su quanto accade nel mondo. Com’è accaduto 27 anni fa a Marco Luchetta, Alessandro Sasha Ota, Dario D’Angelo, la troupe Rai inviata a Mostar, trucidata da una granata, e come succedeva pochi mesi dopo a Miran Hrovatin e Ilaria Alpi, inviati a Mogadiscio». Istituito nel 2004 dalla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin con la RAI, il Premio Luchetta è promosso per sensibilizzare istituzioni e cittadini sui diritti dell’infanzia minacciata e violata nel mondo: uno spirito umanitario fatto proprio dalla Fondazione Luchetta, nata per garantire accoglienza e intervento sanitario ai bambini provenienti da ogni parte del mondo, affetti da malattie non curabili nel loro Paese d’origine. L’edizione 2021 del Premio è organizzata da Prandicom e si svolgerà dal 15 al 17 ottobre a Trieste.

Ed ecco i finalisti della 18^ edizione: per la categoria Tv News si contenderanno il Premio Luchetta 2021 Vincenzo Guerrizio che per TG1/TV7 ha firmato il servizio sulle risse giovanili, deflagrate dalla rete agli scontri in presenza, a Roma: l’onda lunga del lockdown e le tensioni dei giovani si mischiano alle diseguaglianze e alle nuove povertà, in una miscela esplosiva. Stephanie Perez per France2 ha esplorato i campi di detenzione Isis in Siria, dove anche i giovani e giovanissimi figli dei foreign fighters vivono in squallide condizioni, come fossero incarcerati. Senza un’idea sul loro futuro e su un possibile rientro, nel silenzio dell’Occidente. Giammarco Sicuro per TG2 Storie ha raccontato l’accampamento dei bambini a Matamoros, sul lato messicano a pochi metri dal confine con gli Stati Uniti, dove i minori sono vittime di abusi, lavoro minorile, sfruttamento della prostituzione.

Per la Stampa italiana in gara gli articoli di Alessandra Muglia del Corriere della Sera: il suo reportage racconta il futuro rubato alle ragazze e ai ragazzi vittima della violenza oscurantista di Boko Haram, che fa della lotta all’istruzione la sua bandiera.  Elena Testi de L’Espresso ha visitato i reparti di neuropsichiatria infantileper denunciare il grave disagio che stanno vivendo le nuove generazioni a causa delle chiusure prolungate: un Paese che per rincorrere il virus, senza anticiparlo, si è scordato delle nuove generazioni portando ad un aumento di casi di anoressia, disturbi del pensiero e tentati suicidi. Luca Attanasio per Domani ha firmato un’inchiesta sullosfruttamento di oltre 40mila bambini nel Congo- per l’estrazione del cobalto nell’ex Katanga, in un contesto generale di abbandono scolastico e totale disprezzo dei loro diritti.

Nella sezione Reportage dedicata a Sasha Ota, sono in gara BBC Arabic/BBC World News con l’indagine del reporter Fateh Al-Rahman Al-Hamdani che ha scoperto, nelle scuole islamiche in Sudan, gli abusi sistematici sui bambini che vengono abitualmente incatenati, ammanettati e picchiati. Arte TV con Suzanne Allant ha indagato nell’area di Idlib, Siria nord-occidentale controllata dalle forze del regime di Assad e da quelle russe, dove la popolazione non riceve più aiuti umanitari e i bambini devono lasciare la scuola per lavorare ad orari serrati in cambio di 3 miseri euro settimanali. La piattaforma europea indipendente Open DDB è stata selezionata per il reportage di Emanuela Zuccalà sulle mutilazioni genitali femminili in Liberia: non solo legali, ma persino appoggiate dal governo, e addirittura praticate come iniziazione a una società segreta di sole donne, chiamata Sande, diffusa in 11 delle 15 contee del Paese africano.

Tre grandi testate selezionate per la Stampa internazionale dedicata a Dario D’Angelo: Ruth Maclean per The New York Times suirapimenti in massa di ragazze e ragazzi nei collegi della Nigeria nord-occidentale ad opera di Boko Haram, José Ignacio Martínez Rodríguez per El Pais sul traffico di minori in Ghanae verso l’Arabia Saudita e la Tunisia, Céline Martelet per L’Orient Le Jour sui neonati abbandonati nelle strade, nella speranza che un’altra famiglia li cresca.

Tre scatti altamente evocativi per la sezione Fotografia dedicata a Miran Hrovatin: Alessio Mamo per The Guardian ha catturato la via crucis di Saman, sei anni, che tira la carrozzina della sua sorellina Darya attraverso il fango e la neve insieme alla sua famiglia. Provengono dall’Afghanistan e sono stati respinti 11 volte dalla polizia croata. Alessandro Penso per La Croix ritrae l’iconico abbraccio framadre e bambino, avvolti in una coperta termica dopo essere sbarcati sulla spiaggia di Kayia, nel nord dell’isola greca di Lesbo. E Stefano Schirato per Mind – Le Scienze ci consegna il senso della vita, che trova sempre il modo di farsi strada: nel cimitero di Kalpalli (Bangalore, India) due bambini – Dhanush, 13 anni, e Immanuel, 9 – cercano di riparare un aquilone sulle tombe. I figli dei becchini crescono nei cimiteri, giocando come e dove possono.