Salute e Sanità
West Nile: Andreoni (Simit), “con diffusione crescente del virus, rafforzare la sorveglianza. Fondamentali misure di prevenzione e diagnosi precoce”

Il virus West Nile è tornato a circolare in Italia. Il primo decesso registrato nel Lazio, in provincia di Latina – una donna di 82 anni – riporta l’attenzione su una minaccia infettiva spesso sottovalutata. La Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) invita a rafforzare la sorveglianza clinica e ambientale e ad attuare con urgenza misure di prevenzione contro il vettore, la zanzara Culex pipiens.
“La situazione è da tenere sotto controllo e non è una buona notizia che si siano registrati i primi casi anche nel Lazio – sottolinea Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit –. Questo indica una diffusione crescente del virus, che in diverse regioni italiane è già endemico e viene trasmesso dalla comune zanzara Culex, ben presente anche nel nostro Paese. Da un lato il cambiamento climatico, con temperature più elevate e maggiore umidità, sta favorendo la proliferazione delle zanzare; dall’altro diventa fondamentale che i medici riconoscano precocemente questa infezione. Solo così possiamo evitare complicanze serie, soprattutto nei pazienti più fragili”.
Nel Lazio, i sette casi accertati sono tutti autoctoni e concentrati nella provincia di Latina. “La diagnosi è molto importante, fortunatamente tra gli infettivologi c’è molta attenzione sull’argomento e si lavora da anni nel diffondere la conoscenza di queste patologie a tutta la classe medica – Miriam Lichtner, infettivologo della Simit e professore ordinario di Malattie infettive e tropicali all’Università Sapienza di Roma -. I colleghi di Latina sono stati molto bravi a pensare al West Nile e a identificare i casi con il supporto del laboratorio dello Spallanzani. I sintomi spesso assomigliano a un’influenza: febbre, mal di testa, rash cutaneo. Ma in alcuni casi compaiono tremori, sonnolenza, stato confusionale. Occorre intercettare subito i casi sospetti con screening mirati, specialmente nei Pronto Soccorso e dai medici di medicina generale. I casi individuati, infatti, rappresentano solo la punta dell’iceberg, poiché la maggior parte delle infezioni decorre in modo asintomatico: occorre fare diagnosi precoci e mappare il territorio”.
La rete infettivologica regionale, rafforzata dopo la pandemia da Covid-19, è già attiva: domani si terrà un vertice con tutti i reparti di malattie infettive e PS del Lazio, con l’avvio di attività di formazione per i sanitari, coordinate da Emanuele Nicastri, segretario della Simit e direttore dell’Uoc Divisione di malattie infettive ad alta intensità di cura – Irccs Inmi Spallanzani. La Regione Lazio intanto ha già attivato le disinfestazioni nei Comuni colpiti e un monitoraggio degli insetti vettori.
“Il virus del West Nile non ha una cura specifica codificata – spiega Lichtner –. Il trattamento è sintomatico e di supporto: idratazione, controllo della febbre, monitoraggio delle funzioni vitali del paziente. Nei casi più gravi si possono utilizzare immunoglobuline e antivirali utilizzati per altri virus, come ad esempio il remdesivir. Per questo la diagnosi precoce e la prevenzione sono oggi i principali strumenti che abbiamo per contenere l’infezione. Accanto alla sorveglianza clinica, poi, è fondamentale la prevenzione ambientale: il vettore va controllato con disinfestazioni basate su larvicidi e adulticidi, a partire dalle aree umide e dai centri abitati. Anche i cittadini possono fare la loro parte: no ai ristagni d’acqua nei giardini, attenzione ai sottovasi, uso di repellenti e zanzariere”.