Domenica 15 giugno, Santissima Trinità

Gv 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.

Lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità

Il Testo

1. Il lungo discorso dell’ultima cena, nel vangelo di Giovanni, inizia con una parte in forma di dialogo (Gv 13,31-14,31), cui segue una seconda parte in forma di monologo (15,1-16,28). La forma di dialogo tornerà in Gv 16,29. Il testo della formula odierna (Gv 16,12-15) è tratto dalla seconda parte ed è esattamente il frammento finale dell’annuncio del dono dello Spirito (Gv 16,1-15). È il testo che la Liturgia ha scelto per la solennità della Ss. Trinità. Al testo evangelico originale, la Liturgia aggiunge un incipit per chiarire chi sia il mittente (Gesù) e chi il destinatario ( i discepoli): “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli”:

2. Il testo della formula ha una sua identità letteraria. In Gv 16,12 si legge una premessa  in cui Gesù evidenzia ai suoi la loro incapacità di comprendere da soli il suo insegnamento. A questa inadeguatezza, in Gv 16,13-14, supplirà lo Spirito Santo. Lo Spirito ha tre compiti fondamentali: guidare a tutta la verità, approfondendo il messaggio di Gesù; annunciare le cose future, già presenti nel messaggio di Gesù; glorificare Gesù. In Gv 16,15, infine, vengono manifestate le fonti da cui lo Spirito attinge: sono il Figlio e il Padre.

L’Esegesi

1. Qualcuno ha affermato con sicurezza che la dottrina della Trinità “deve risalire a circa 350 anni dopo la morte di Gesù”. Si tratta di un’affermazione totalmente falsa (e disinformata). Il mistero della Trinità – senza però il nome “Trinità” – è presente nella rivelazione del Nuovo Testamento. Paolo saluta i Corinti così: “Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2Cor 13,12-13). Nel vangelo di Matteo le parole conclusive del Risorto ai discepoli sono queste: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…” (Mt 28, 19).

Per la prima volta, alla fine del sec. II, Teofilo di Antiochia chiamerà il Padre e il Figlio e lo Spirito con il nome “Trinità”: unità di tre. Seguono poi tutti i Padri della Chiesa fino ai teologi odierni.

2. Lo Spirito guiderà a tutta la verità. Il termine greco “alètheia” in Giovanni ha diversi significati che si potrebbero riassumere così: lo Spirito guiderà i discepoli a scoprire progressivamente nella persona di Gesù la fedeltà di Dio per gli uomini, la presenza di Dio operante nella persona del Maestro e la salvezza di Dio per ogni uomo offerta nel Mistero Pasquale di Gesù. Soprattutto il mistero della Trinità è avvicinabile solo e unicamente attraverso la persona di Gesù. L’annunzio dello Spirito è l’annunzio di quella verità che è già tutta in Cristo Gesù. Egli è la verità (cf Gv 14,6: “Io sono la via, la verità e la vita”).

3. Il mistero della Ss. Trinità supera ogni nostra capacità di comprensione intellettiva umana. S. Tommaso d’Aquino aveva tentato una esplorazione  su questo mistero e, alla fine, desolatamente conclude: “Nulla probatio” (nessuna dimostrazione). Non tutto si può dimostrare. La nostra pretesa di capire tutto è una pretesa non fondata.

La Trinità può essere vista come un invito ad accettare il mistero nella nostra vita. Constatiamo che ci innamoriamo senza sapere perché oppure che respiriamo anche mentre dormiamo (è un automatismo del nostro organismo! E con questo cosa spieghi?). Noi siamo mistero. Non parliamo poi del nostro mondo interiore.La Trinità è anche un invito a comprendere con umiltà se stessi come esseri finiti di fronte all’infinità di Dio. È pure un modello di unione, di dialogo, di condivisione e di amore: è un modello per la comunità cristiana. La realtà della Trinità si accoglie, non si discute con la ragione che può solo avvicinarsi per immagini (il trifoglio, tre cerini accesi e un’unica fiammella). Confessare un unico Dio in tre Persone è solo un atto di fede.

Il Contesto celebrativo

1. La solennità della Trinità è una di quelle feste liturgiche che sono nate dopo il primo millennio. Nel primo millennio la Chiesa aveva, con pazienza e sapienza, privilegiato la celebrazione degli avvenimenti della storia della salvezza. Celebrare, infatti, significa per la liturgia rendere presente per l’uomo d’oggi, qui e adesso, l’avvenimento salvifico che si celebra. Nel secondo millennio la Chiesa colloca la celebrazione liturgica anche nella sfera della contemplazione (oltre che nella sfera del ringraziamento, della lode, della domanda, ecc.) e della verità teologica. Da qui l’introduzione nell’anno liturgico di feste come la Ss. Trinità o il Corpus Domini o il Sacro cuore, ecc.

2. La liturgia ha scelto per la solennità dell’anno C una serie di testi dove la salvezza compare come un’opera trinitaria. Il tema è facile da cogliere nel testo evangelico di Giovanni (Gv 16,12-15) e nel testo paolino di Rm 5,1-5. Un po’ più impegnativo, nella prima lettura, Pr 8,22-31. L’azione dello Spirito (rivelazione della verità attraverso l’amore di Dio che lo Spirito dona) è simboleggiata nell’azione della Sapienza che, secondo Pr 8,22-31, è stata contemporaneamente “architetto” della creazione divina ed è “presente” tra i figli dell’uomo.