Settore vitivinicolo: vendite in diminuzione nel mercato interno, mentre l’export tiene

Franchi: «C’è stata una tenuta»

L’area del Consorzio Vini Venezia, che include la zona del Lison-Pramaggiore, sta vivendo una fase di mercato dei vini prodotti dalla vendemmia 2020 che può considerarsi, numeri alla mano, soddisfacente rispetto alla difficile congiuntura che stiamo attraversando.

Un anno fa, in pieno lockdown, le prospettive erano di tutt’altro tenore: blocco del turismo, canali “ho.re.ca.” chiusi, rischio di milioni di bottiglie invendute, preoccupazioni per l’accantinamento. I produttori hanno saputo far fronte alle maggiori criticità e, forti di una posizione acquisita sul mercato interno ed estero, sono riusciti a superare la fase peggiore.

La raccolta vendemmiale è stata segnata da una diminuzione del 10% ma da un prodotto di livello qualitativo molto alto. Anche se i prezzi e le contrattazioni sono stati contenuti. A fare da traino è il Prosecco, insieme al Pinot grigio divenuti nella nostra area dominanti, rispetto ad altri vini bianchi e ai rossi. Sia a livello regionale che locale il vino che si produce è bianco per quasi l’80%.

Il persistere della condizione pandemica sta manifestando le sue conseguenze anche nel settore enologico, che è una voce trainante dell’economia locale, infatti le vendite sono in diminuzione, in particolare nel mercato interno, mentre l’export tiene. Grazie al fatto che il Veneto è la prima regione d’Italia per esportazione di vini, che i nostri produttori più importanti si sono consolidati su alcuni importanti mercati internazionali.

E’ un quadro che ci aiuta a comporre una persona molto informata sul mondo del vino, l’enotecnico Orazio Franchi, che ad una lunga esperienza associa una competenza continuamente aggiornata. «Parlando dell’aspetto commerciale, i grandi gruppi che negli anni scorsi facevano contratti anche di 20.000 ettolitri con le grandi cantine sociali, ora non più, tuttavia i ritiri sono costanti. I prezzi sono un po’ in ribasso, ma anche qui dobbiamo notare che rispetto a quello che si prevedeva vi è stata una tenuta per lo meno nei due vini bianchi che stanno ormai saldi ai vertici. Una spinta in questo senso l’ha data anche la commercializzazione, iniziata a metà 2019, del Prosecco rosè, che pare trovare soprattutto nei consumatori stranieri grande apprezzamento, se il primo anno (in realtà un semestre) si sono vendute 15,8 milioni di bottiglie, quest’anno in due mesi siamo già a oltre 5 milioni, con una stima di 60 milioni nel corso del 2021». 

In conclusione, il consumatore non ha abbandonato l’abitudine ad un buon bicchiere di vino, e se non lo acquista al supermercato, va direttamente in cantina a rifornirsi, quando non è la cantina che va a trovare il cliente. Ed è anche molto attento a selezionare il prodotto, come dimostra anche il consumo del vino biologico, come ci conferma Daniele Piccinin, presidente del BioVenezia.

Non dimentichiamo che il settore agroalimentare è l’unico in crescita attualmente, oltre, naturalmente al settore medico farmaceutico.