Domenica 25 maggio, commento di don Renato De Zan

202.05.25. 6° di Pasqua-C

Gv 14,23-29

23 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25 Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26 Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

28 Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Se uno mi ama, osserverà la mia parola

Il Testo

1. Il testo di Gv 14,23-29 è una piccola parte del lungo discorso tenuto da Gesù nell’ultima cena, secondo il vangelo di Giovanni. La Liturgia, per farlo diventare formula evangelica, è intervenuta modificando l’incipit. La pericope originale, che costituisce la risposta di Gesù a Giuda, non l’Iscariota, dice: “Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola»”. La modifica, invece, dice: “In quel tempo, Gesù: disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama….»”. La risposta detta da Gesù a Giuda, diventa nella Liturgia un insegnamento di Gesù a tutti i discepoli.

2. Osservando bene il testo della formula, ci si può accorgere che il verbo “amare” accompagnato dall’espressione “vi ho detto / ve l’ho detto”, si trova nei vv. 23-25 (“Se uno mi ama…Chi non mi ama….Vi ho detto”) e nei vv. 28-29 (“Se mi amaste….Ve l’ho detto”). Queste due unità letterarie svolgono il compito di un’inclusione. Al centro, i vv. 26-27, troviamo i due doni di Gesù: il Paraclito mandato dal Padre (v. 26) e la pace, non come la dà il mondo (v. 27).

L’Esegesi

1. Sotto il profilo letterario bisogna notare una frase: “Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi”. Si tratta della ripetizione di una frase quasi uguale detta dal Risorto ai suoi nel vangelo di Luca (24,44): “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi”. Diversi studiosi ipotizzano che il nostro testo riporti un intervento del Gesù Risorto, trascritto da Giovanni nel discorso dell’ultima cena. In altre parole, si potrebbe ipotizzare che la riflessione di Gesù sul dono dello Spirito, sulla comprensione del suo messaggio ad opera dello Spirito e il dono della pace sia stata pronunciata dal Risorto in uno dei suoi ripetuti incontri con i suoi nel tempo tra la Risurrezione e l’Ascensione. A livello di messaggio non cambia niente.

2. Il Signore affronta fondamentalmente quattro temi: l’amore per lui si manifesta nell’osservanza della sua Parola; egli ritornerà al Padre (morte-resurrezione-ascensione); nel suo nome il Padre manderà sui discepoli lo Spirito Santo come Consolatore e come Maestro; egli, prima di ritornare al Padre, dona, come solo lui sa fare, la Pace.

3. Amare Gesù equivale a osservare la sua Parola. Senza dirlo esplicitamente, Gesù tocca il tema della fede del discepolo nei confronti del Maestro. La fede è un legame di fascino obbedienziale con il Maestro. Poggiando su questo fondamento, il credente può osservare (ascoltare, comprendere, memorizzare, fare propria e testimoniare) la Parola del Maestro. Per il discepolo, far abitare in sé così profondamente la Parola equivale a fare l’esperienza di essere amato da Dio e di essere da Lui inabitato (“il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”).

4. Il Padre, nel nome di Gesù, manderà lo Spirito con un compito preciso: insegnare e ricordare ciò che ha

detto il Maestro. Esplicitando il sintetico linguaggio semitico, Lo Spirito ha il compito di guidare la Chiesa nell’accogliere, custodire, approfondire, interpretare, comprendere,  inculturare e trasmettere con assoluta fedeltà gli insegnamenti del Maestro. Il Vangelo è reso continuamente vivo e fecondo di generazione in generazione dal dinamismo della tradizione, operato dallo Spirito. La fede, sostenuta dallo Spirito, per natura sua, non è mai statica, ma dinamica, viva, creatrice di novità in rapporto alla situazione storica in cui vive. Diversamente è una fede non guidata dallo Spirito. Può essere fede?

5. La vera Pace, che realizza ogni persona all’interno della comunità, è un “dono” di Gesù. Per il credente, la Pace va ricercata nella preghiera, nell’ascolto della parola. Il credente è chiamato a scoprirla, non a crearla. Nell’ottica della fede, la Pace è già donata. Al discepolo compete portarla alla luce e attuarla. Fuori da questa logica, la Pace diventa un prodotto socio-politico che con la fede ha poco a che fare. La pace frutto di strategie umane è, purtroppo, effimera. L’esperienza insegna.

6. Con una breve espressione (“Vado e tornerò da voi”) Gesù annuncia tre grandi verità su di Lui e sulla sua comunità. La prima verità riguarda la sua morte (“vado”) e la sua resurrezione (“ tornerò a voi”). La seconda, invece, tocca il tema della permanenza del Risorto con i suoi discepoli di ogni tempo e luogo (Mt 28,20: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”). La terza verità riguarda la sua manifestazione gloriosa nella Parusia (Lc 21,27: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria”).

Il Contesto celebrativo

La Colletta propria, riprende le tematiche evangeliche, mettendo in ombra il ritorno al Padre e il tema della Pace. Sottolinea, invece, i temi dell’osservanza della Parola che genera l’inabitazione divina nel credente (“Hai promesso di stabilire la tua dimora in coloro che ascoltano la tua parola e la mettono in pratica”), il dono dello Spirito (“manda il tuo santo Spirito”) e il magistero dello Spirito nei confronti della Chiesa (“perché ravvivi in  noi la memoria di tutto quello che Cristo ha fatto e insegnato”), legandoli in modo molto stretto.