Portogruaro, Martiri della Libertà: ricorre il 76° anniversario

Il 18 dicembre si ricorda il sacrificio di Iberati, Pellegrini e Vidori

Il 8 dicembre ricorre il  76° anniversario del sacrificio dei Martiri della Libertà: il portogruarese Ampelio Iberati ed i trevigiani Antonio Pellegrini e Bernardino Vidori, giustiziati nel 1944 a Portogruaro, a pochi metri da casa Iberati. I nazifascisti usarono come forche i lampioni della via principale della città, la stessa strada che nel dopoguerra sarà chiamata Corso Martiri della Libertà. La pubblica esecuzione dei tre partigiani rappresentò la più grave intimidazione subita dalla cittadinanza di Portogruaro nel corso dell’occupazione nazista.

In tempo di emergenza sanitaria da Covid 19, la doverosa memoria pubblica sarà ristretta, con una piccola rappresentanza dell’Amministrazione comunale, delle Associazioni e delle Scuole. Si spera, per l’anno prossimo, di  poter rinnovare la pubblica commemorazione con i cittadini, come in passato.

Dei tre martiri, la figura più significativa è il portogruarese Ampelio Iberati: carabiniere volontario, difese la Patria prima in armi e poi, dopo la dissoluzione dell’esercito italiano, da partigiano nelle formazioni Osoppo-Friuli con il nome di battaglia “Tolosa”, impegnato dal maggio 1944 tra la Val d’Arzino e la Carnia con un gruppo di altri portogruaresi. Venne catturato dalle SS tedesche nelle campagne dell’Opitergino il 12 novembre 1944, mentre svolgeva una delicata missione informativa. Fu trasferito a Montebelluna dove venne tenuto prigioniero nella soffitta di Villa Morassutti, subendo ripetuti interrogatori con torture e sevizie, culminate con la condanna a morte. I familiari si recarono due volte nel luogo di prigionia per cercare di ottenerne la liberazione. Il vescovo Vittorio D’Alessi, avuta notizia della condanna, chiese la commutazione della pena di morte scrivendo una coraggiosa lettera, datata 26 novembre, indirizzata al comandante della Polizia Germanica di Montebelluna, ed affidata alle mani della stessa mamma di Ampelio, Maria Perisan. Tutti i tentativi di salvargli la vita si rivelarono vani: dopo circa un mese, i nazi-fascisti lo trasferirono prima a San Donà di Piave, ed in seguito, nel tardo pomeriggio del 18 dicembre, a Portogruaro per la pubblica esecuzione. Il Vescovo, a barbarie consumata, si batté coraggiosamente per far rimuovere dal patibolo i corpi degli impiccati, interrompendo lo scempio della loro pubblica esposizione. L’azione di mons. D’Alessi si inquadra nella linea di “intervento per la pacificazione degli animi”. L’espressione è autografa: lo stesso Vescovo, dall’estate 1944 alla primavera del 1945, partendo da Portogruaro, percorse tutto il territorio diocesano per salvare innumerevoli vite umane e per rincuorare e sostenere la popolazione prostrata dalla guerra e dall’occupazione tedesca.  

Ad Ampelio Iberati, carabiniere volontario e martire della Resistenza, nel 1984, d’intesa tra il Comune ed il Comando dell’Arma, venne dedicata la nuova caserma dei Carabinieri di Portogruaro, sede del comando della Compagnia. In quell’occasione, il Comune fece stampare un fascicolo con la sua storia.