Il Marconi: un libro e una targa per i benefattori

 La festa del 2018 ha più cose da ricordare, ma due prevalgono: una è la presentazione del libro "Il mio ricordo del Marconi", l’altra è la targa a cui si è appena fatto cenno.

  Un’altra festa del Marconi con gli anniversari della matura da ricordare, con eventi legati al festoso avvio di un altro anno scolastico a cui, anche agli allievi più ex – quelli che a scuola non ci vanno da decenni – piace partecipare perché da allievi del Marconi non si decade mai e la scuola che riparte riaccende ricordi e regala la possibilità di un incontro con i compagni e i prof.Eppure, e purtroppo, l’edizione 2018 è stata un’edizione come mai prima: la prima senza don Primo Paties, scomparso lo scorso 31 luglio. Insegnante a vita, dal ’43 al 2003, docente e preside, don Primo, occupa un posto tra i ricordi scolastici e personali di molti. Da domenica 7 ottobre, occupa anche un posto visibile a chiunque oltrepassi il portone di via Seminario: appena a lato dell’ingresso della segreteria si scorge una targa di marmo con una lista di nomi. L’ultimo è il suo.

LIBRO E TARGA. La festa del 2018 ha più cose da ricordare, ma due prevalgono: una è la presentazione del libro “Il mio ricordo del Marconi”, l’altra è la targa a cui si è appena fatto cenno. Per il resto si è svolta con la formula collaudata dell’attesa sotto le colonne a partire dalle 9.30 per i primi festosi “ritrovamenti” di ex compagni, la conferenza in aula magna del polo universitario, la messa in duomo Sant’Andrea insieme alla comunità portogruarese (pure in festa per la Madonna del Rosario), il pranzo con le tavolate sotto ai portici e tutti i bimbi a giocare nel prato. Mentre allievi ed ex, dai quindici anni agli anta, si immortalavano a colpi di selfie.

TARGA DEI BENEMERITI. Svelata dal rettore mons. Orioldo Marson, la targa fa memoria dei benefattori insigni del Collegio. Ai nomi già presenti di mons. Paolo Sandrini, mons. Lorenzo Toffolon, mons. Giuseppe Lozer, Armando Furlanis, mons. Dino De Carlo si sono aggiunti quelli di: Angelo Chiarot, Antonio Geretto, Giovanni Stefanon, Americo Pasqualis, Giorgio Maronese, Renzo Acco, Antonio Vizzon e mons. Primo Paties. Di molti dei citati erano presenti i familiari.

IL LIBRO DEI RICORDI. Aprendo la mattinata in aula magna mons. Orioldo ha connotato la festa del Marconi con due parole chiave: appartenenza e fedeltà. Due parole che hanno accomunato sia il fare dei benemeriti sia lo scrivere un ricordo della scuola da parte degli ex allievi e insegnanti. “In questa prospettiva – ha dichiarato il rettore – il volume ’Il mio Marconi’ non è un racconto amarcord ma un segno di appartenenza e di fedeltà, perché il Marconi è un sentimento che resta. Allo stesso modo i nomi immortalati nella lapide all’ingresso fissano sì nel marmo la gratitudine, ma sono pure memoria viva di fedeltà e del sentirsi parte alla storia di questa scuola, che può continuare nell’amicizia come nel sostegno concreto a una scuola che è anche un edificio. É uno splendido edificio che, dal tempo di don Otello ad oggi, richiede costanti interventi per mantenersi tale”.Un don Sergio Deison emozionato ha poi fornito le caratteristiche del volume che con paziente lavoro ha messo insieme. “Il mio Marconi” raccoglie 61 ricordi di allievi, otto di insegnanti, uno scritto dedicato a don Primo e un paio di interventi per dire delle novità legislative che hanno toccato la scuola (Antonio Lazzaro) e la vita degli Amici del Marconi (Susanna Geremia). Il tutto arricchito dalle foto: classi di oggi e di ieri, a colori e in bianco e nero, vecchi cortili e splendido prato, volti di chi non c’è più (Don Nello Muzzin e don Primo). Tutte opera e merito di don Sergio, che con la sua macchina al collo ha restituito il Marconi anche con scorci che restano indelebili più delle tante parole scritte.In qualità di insegnanti hanno scritto Federico Fontanella (anche Preside), don Sergio stesso (docente e Preside), don Otello (docente e Rettore), Franco Girotto (docente e Preside), Miledy Mion, Monica Tamiazzo, Angela Luzzi Lazzaro. Ma anche tra gli allievi si trova la firma di chi poi anche vi insegnò (Ada Toffolon).Difficile selezionare tra i ricordi, alcuni brani dei quali sono stati magistralmente letti da Franco Girotto, Silvia Segatto e Filippo Facca. Carrellata di ricordi di insegnati – oltre ai già citati Zovatto e Corradina -, di compagni di classe, di scherzi progettati e non riusciti, delle domeniche in montagna che non potevano chiudersi senza la meravigliosa pastasciutta di Pino (grazie a Maria Grazia Gelsomini e alla prof. Angela Luzzi Lazzaro per il doveroso ricordo). Brano dopo brano torna la memoria di quanto vissuto e si apprendono storie di altri anni e di altre classi: le sfilate di carnevale, il mistero dello scheletro nel laboratorio di scienze surclassato dai computer per le lezioni di lingua, i compagni che non ci sono più (Pierluigi Gaiatto e la tragica vicenda che Marco Zambon rievoca con tatto e pudore), le spericolate ricerche storico artistiche di don Otello in chiesa di San Luigi… Gli anni vissuti sembrano scivolare via leggeri ad ogni episodio.Tante altre storie sarebbero da raccontare: ma è più bello scoprirle perdendosi tra le pagine di questo Marconi che ciascuno sente “mio” perché è un po’ di tutti.Simonetta Venturin