Pordenonelegge: giovedì 19 “Per una scuola più umana”

Alla kermesse Pordenonelegge, luogo e momento culturale assai apprezzato da un’Italia significativa e attenta, il mondo cattolico ha partecipato negli anni con tematiche, libri, studi, autori assai vivaci e pregnanti. Quest’anno, su invito della Diocesi/area culturale, è stato invitato a presentare la sua ultima fatica il dott. Roberto Laffranchini, Per una scuola umana.

Alla kermesse Pordenonelegge, luogo e momento culturale assai apprezzato da un’Italia significativa e attenta, il mondo cattolico ha partecipato negli anni con tematiche, libri, studi, autori assai vivaci e pregnanti. Quest’anno, su invito della Diocesi/area culturale, è stato invitato a presentare la sua ultima fatica il dott. Roberto Laffranchini, Per una scuola umana.Laffranchini (Bellinzona, 1955) ha diretto le scuole gestite dalla Fondazione San Benedetto di Lugano, di cui è attualmente consulente pedagogico-didattico. Ha insegnato Storia ed Etica presso il Liceo della Diocesi di Lugano. Opere sue precedenti Il rischio della libertà, Un’esperienza di scuola e Si può essere un buon padre?Presentare un libro che parla di Scuola è senz’altro necessario visto l’ambigua considerazione sociale di cui gode la scuola oggi, combattuta tra i tanti interventi ministeriali estemporanei e le diverse sollecitazioni della società e famiglie che amano molto delegare le proprie responsabilità educative alla scuola stessa. Il titolo è emblematico (“Per una scuola umana”) e interiormente una sola può essere la nostra reazione: la scuola non può non essere umana; peraltro molteplici potrebbero essere altri accostamenti: una scuola nuova, una scuola digitale, inclusiva, delle competenze… L’autore invece ci sospinge a ragionare, a promuovere e a impegnarsi per una scuola umana. Al suo centro ci sta la relazione umana, i rapporti tra le persone di scuola.Proprio nell’introduzione leggiamo “A scuola si insegna e si impara attraverso varie attività, ma soprattutto nell’incontro tra coloro che condividono attivamente questo percorso. In primo piano vi sono gli insegnanti e gli allievi con la loro personale responsabilità, di fronte a sé stessi e al mondo. Essa è il cuore dell’educazione” (pag. 13).Via via nel leggere si coglie la centralità del concetto di comunità. Un concetto che non è ascrivibile solo alla matrice cattolica di appartenenza dell’autore, ma si iscrive a pieno titolo in un moderno dibattito pedagogico.Vi troviamo la piena consapevolezza che il rapporto insegnanti-studenti è specificatamente e irrinunciabilmente umano; l’azione dell’educare non riguarda peraltro entità astratte, scomponibili e riducibili a conoscenze, abilità e competenze. La buona scuola è tale se pone al centro le relazioni interpersonali, la condivisione della conoscenza e dell’esperienza della realtà (pag. 15).Sarà questa scuola umana a formare una società più umana, laddove spesso non lo è (vedi disuguaglianze, sfruttamento, povertà, ingiustizie, guerre …). Ricordiamo il celebre adagio di Hanna Arendt “L’insegnante è il testimone del mondo”. L’autore, alla stessa stregua, afferma che il buon insegnante deve accettare la sfida di comunicare sé stesso anzitutto nell’ambito della sua disciplina da cui scaturisce una passione contagiosa (cfr. pag. 17).Ora il mondo della scuola è attraversato (bombardato?) da metodologie innovative di insegnamento: per competenze, metacognitive, ludiche, laboratoriali, cooperative. Se poi ci mettiamo qualche parolina in inglese peer education, flipped classroom, problem solving si perviene alla miglior scuola possibile? Certamente la mediazione didattica (così suggerisce l’autore) è importante e deve avvalersi delle migliori tecnologie e pratiche, senza dover necessariamente perseguire tutte le “mode” didattiche; però fondamentale è l’insegnante che crede in quello che dice perché nell’insegnamento la testimonianza è la forma che più suscita il desiderio di conoscere il mondo (cfr. pag. 117).Emerge quindi che il compito specifico della scuola è di promuovere la ricerca e la scoperta del senso della realtà, attraverso la persona degli insegnanti, schivando le attraenti melodie e suggestioni di un mondo sempre più incline alla virtualità, e tutto ciò forse è poco virtuoso. G Mauro Dalla TorreDelegato episcopale per la cultura