Pordenone
Pordenonelegge: Burqa queen, tre donne nel regime dei talebani
Il libro di Barbara Schiavulli, esperta di Afghanistan e corrispondente di guerra, sarà presentato da Paola Dalle Molle alle 20.30 al Ridotto del Verdi
Sono passati due anni dal ritorno dei Talebani in Afghanistan. Difficile dimenticare le drammatiche immagini di quell’agosto in cui i media mostrarono la grande fuga dall’aeroporto di Kabul. Da allora la situazione non è cambiata ma l’Occidente sembra avere dimenticato. Per questo, ancora più necessaria è la testimonianza di Barbara Schiavulli, una delle voci più autorevoli del giornalismo italiano, direttrice di Radio Bullets, ospite di Pordenonelegge, giovedì 14 settembre, alle 20.30, al Ridotto del Teatro Verdi, con il libro “Burqa Queen” edito da Radio Bullets che dialogherà con la giornalista Paola Dalle Molle. La presentazione si svolgerà in collaborazione con Comune di Pordenone, Assessorato Pari Opportunità e Commissione comunale Pari Opportunità, Carta di Pordenone, Circolo della Cultura e delle arti e Circolo della Stampa di Pordenone.
Il libro di Schiavulli, esperta di Afghanistan come poche e corrispondente di guerra, racconta la storia di tre donne dopo la riconquista del potere dei talebani in Afghanistan avvenuta nell’agosto del 2021 e sulla condizione tragica di donne e bambine. Layla, Faruz e Farida, sono una giovane sposa, un’ex poliziotta e un’ex insegnante travolte dalle nuove regole del regime. Per 20 anni si erano rimboccate le maniche per costruire una società civile, ora uccisa, evacuata o nascosta. Le tre arrancano per sopravvivere un giorno dopo l’altro, immerse nella disperazione di un genere che gli estremisti stanno cercando di cancellare. Hanno capito che ci sono solo due alternative: soccombere o reagire. Una storia drammatica dove i diritti della popolazione sono stati cancellati.Particolarmente grave, la condizione delle donne e delle ragazze afgane che non possono più studiare, lavorare o più semplicemente uscire di casa senza la supervisione di un uomo. L’impegno di non dimenticare il loro dramma passa attraverso il ruolo del giornalismo. “Questa storia – l’autrice scrive nella postfazione del libro – è dedicata alle donne dell’Afghanistan e alla loro lotta quotidiana per sopravvivere. Alla guerra di tutte le donne che resistono in un mondo di uomini che le vogliono gestire, controllare, persino vestire”. In conclusione, parole che oggi risuonano quanto mai necessarie: “siamo meglio di tutto questo. Perchè il mondo non è di chi decide chi dobbiamo essere, ma è nostro (..). E quando qualcuno vi chiederà aiuto, allungate la mano, potreste rimanere sorpresi di quanto la vostra storia diventerà migliore”.