Pordenone
“Un Paese che vive nella menzogna non ha futuro, diamo un faro ai giovani”
Fiammetta Borsellino, figlia del Giudice ucciso dalla Mafia, sarà al Vendramini l’11 aprile
Sarà a Pordenone lunedì 11 aprile presso l’Auditorium Vendramini la dott.ssa Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino, ucciso a Palermo nella strage di via D’Amelio il 19 luglio 1992. Alle ore 20.30 incontrerà il pubblico, al mattino parlerà con gli alunni del Vendramini. L’incontro è organizzato dallo stesso Istituto e dall’Associazione Aladura. Fiammetta Borsellino è l’ultima dei tre figli del Magistrato Paolo Borsellino. Aveva 19 anni all’epoca della strage. Successivamente si è laureata in giurisprudenza. Ha lavorato per 17 anni presso l’Amministrazione comunale di Palermo occupandosi dell’attivazione di servizi per tutte le fasce deboli. E’ arrivata poi la decisione di lasciare il posto fisso per dedicarsi ad altro, soprattutto per testimoniare il valore della legalità agli studenti, dalle quinte elementari alle superiori. Non si ferma mai anche se è stanca. Abbiamo interpellato Fiammetta Borsellino telefonicamente. Molto gentile si è messa a nostra disposizione.Cosa significa parlare di cose del passato per attualizzarle nel presente?La lotta alla criminalità organizzata non ha cessato di esistere. Bisogna conoscere i percorsi, gli esempi, le idee, le buone prassi, dare una guida alle generazioni future. Anche le guerre pensavamo non potessero ritornare tra noi. Le organizzazioni criminali si adeguano ai nostri contesti. Dobbiamo dare un faro per il futuro, ai giovani, alle forze dell’ordine, a ciascuna persona per liberarsi. La memoria non è intesa in senso sterile. Non si è ancora fatta luce su tanti delitti. Tante sono le menzogne. Un Paese che vive nella menzogna non ha futuro.Come reagiscono i giovani di fronte ad eventi tanto lontani nel tempo?Gli incontri con loro sono magici. Questo prevede un’enorme preparazione, un percorso fatto con genitori ed educatori. Solo così avranno una potenza generativa nel bene e nel male. I giovani a questo punto parlano dei nostri come fossero i propri genitori. E’ un lavoro a 360 gradi. Fornisco per questo tanto materiale prima di ogni incontro. Si deve sempre parlare di mafia, ognuno deve fare la propria parte.Ci permettiamo una domanda più personale. Quanto di suo padre c’è in lei?Con i miei fratelli ci siamo nutriti di mio padre e di mia madre. Ci hanno dato un esempio formidabile. 19 anni con mio padre equivalgono a 10 vite con lui. Ci hanno educato entrambi alla vita e alla morte. Mio padre è sempre stato molto presente, nonostante il lavoro. Non so come abbia fatto. Erano i padri degli anni ottanta.Ci salutiamo con un arrivederci a lunedì 11 a Pordenone. Gli incontri in presenza per lei sono molto importanti e per fortuna, sottolinea, ne ha potuti fare tanti.