Mostra sulla Linea di Confine nella fotografia contemporanea

Gilbert Fastenaekens, Laboratorio di fotografia 9, Fiorano 2000

Il CRAF propone la mostra di fotografia contemporanea On Borders / Sui confini 2. Un nuovo capitolo dell’esperienza di Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea La mostra, a cura di Ilaria Campioli, William Guerrieri e Monica Leoni, sarà visitabile da sabato 13 dicembre – l’inaugurazione è in programma alle ore 11.30 alla presenza dei curatori e di alcuni degli autori coinvolti nel progetto – nel seicentesco Palazzo Tadea di Spilimbergo

On Borders | Sui confini 2 è il secondo capitolo espositivo dedicato alla collezione costruita in oltre trent’anni di attività dall’associazione Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, con sede a Rubiera (Reggio Emilia). Nel panorama italiano ed europeo, Linea di Confine rappresenta oggi uno dei punti di riferimento più importanti tra le esperienze di committenza pubblica sulle trasformazioni del paesaggio avviate alla fine degli anni Ottanta. Questo secondo capitolo espositivo rinnova e amplia la mostra precedentemente prodotta dai Musei Civici di Reggio Emilia, proponendone una presentazione inedita, pensata espressamente per gli spazi di Palazzo Tadea, in cui il dispositivo allestitivo stesso diventa uno strumento per ragionare e raccontare la collezione e la storia di Linea di Confine. In questo contesto vengono inoltre approfonditi il progetto Via Emilia. Fotografie, luoghi e non luoghi e la nuova sezione di ricerca dedicata al film Il deserto rosso.

Visitabile fino al 15 marzo 2026, la mostra si colloca nell’ambito del Programma di Fotografia Contemporanea 2025 curato per il CRAF da Andrea Pertoldeo e realizzato con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Friuli. Un programma che, assieme alla mostra Guido Guidi – Qui intorno. Progetti fotografici per il Friuli Venezia Giulia, 1985-2014 realizzata dai Civici Musei di Udine e dal CRAF, e visitabile al Castello di Udine anch’essa dal 13 dicembre, intende offrire in ambito regionale un inedito percorso di scoperta dedicato alla fotografia contemporanea che si svilupperà ulteriormente nei prossimi mesi con due residenze d’artista.

Articolata in un percorso di oltre 260 fotografie, On Borders | Sui confini 2 propone una nuova lettura della collezione: oltre a presentare nuovi progetti, riflette sul dispositivo espositivo e mostra come la collezione possa ogni volta aprirsi a letture e approfondimenti diversi, offrendo sempre nuove prospettive e punti di vista.

Coordinata da un gruppo di lavoro composto da fotografi, urbanisti e storici della fotografia, diretto fino alla sua scomparsa, nel 1997, dal critico Paolo Costantini, Linea di Confine ha considerato i mutamenti del paesaggio, gli spazi della città, del lavoro e della cura come dimensione di vita quotidiana da interrogare in maniera aperta, senza posizioni ideologiche precostituite, individuando nella fotografia il medium privilegiato. 

Attraverso committenze principalmente pubbliche, Linea di Confine ha realizzato 35 progetti d’indagine affidandoli a 87 autori di rilievo internazionale, ma anche a giovani artisti italiani. Le ricerche hanno portato alla realizzazione di oltre 3.500 fotografie che costituiscono la collezione, di cui a Spilimbergo si espone una nuova significativa selezione. 

La mostra si apre, nel grande salone monumentale di Palazzo Tadea, con l’allestimento dei primi nove Laboratori di Fotografi svoltisi fra 1989 e il 1999, che costituiscono simbolicamente il cuore e l’origine del progetto. Autentico esempio di produzione culturale sul campo, i laboratori hanno coinvolto importanti artisti internazionali in dialogo con giovani autori ed autrici provenienti dai territori oggetto di indagine. Gli artisti invitati – Lewis Baltz, Olivo Barbieri, John Davies, Gilbert Fastenaekens, Frank Gohlke, Guido Guidi, Axel Hütte, Michael Schmidt, Stephen Shore – hanno interrogato la nozione di spazio nel paesaggio postindustriale, dando origine a produzioni fotografiche poi divenute emblematiche. 

Il percorso espositivo prosegue nelle tre sale prospicienti lo spazio centrale presentando altrettante ricerche collettive: Via Emilia. Fotografie luoghi e non luoghi 1 e 2 (1999 – 2000), Linea veloce Bologna-Milano (2003-2009) e Red Desert Now! (2014 – 2016). Questi progetti, che coprono un arco temporale ampio, nascono da indagini accomunate da un approccio tematico, in cui il concetto di “luogo” si intreccia con questioni culturali, sociali e con gli effetti della globalizzazione, attraverso nuove modalità di ricerca fotografica. 

Nel progetto dedicato alla via Emilia, gli autori esposti – Lewis Baltz, Olivo Barbieri, Michele Buda, Sergio Buffini, Paola De Pietri, Guido Guidi, Walter Niedermayr, Mara Piccinini, Gloria Salvatori, Marco Signorini e Franco Vaccari – interrogano l’identità dell’antica strada romana, oggi divenuta infrastruttura cruciale per il flusso di merci, persone e informazioni, presagendo assetti territoriali ormai sempre più evidenti. 

Con Linea veloce Bologna-Milano, l’attenzione si sposta sulla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità: gli autori – Tim Davis, Vittore Fossati, John Gossage, Guido Guidi, Walter Niedermayr, Bas Princen – raccontano i “territori della velocità”, dove stazioni, tracciati e snodi rendono visibili i margini del paesaggio, soffermandosi sull’incontro imprevisto e accidentale. 

Red Desert Now!, realizzato in collaborazione con Die Photograpische Sammlung / SK Stiftung Kultur di Colonia, nasce invece in occasione del cinquantesimo anniversario del film Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni, con l’obiettivo di esplorarne l’eredità visiva e concettuale attraverso l’opera di autori – Fabrizio Albertini, Mariano Andreani, Luca Capuano, Alessandra Dragoni, Marcello Galvani, Allegra Martin, Francesco Neri, Andrea Pertoldeo – che ne mettono in luce l’influenza sulla fotografia contemporanea.

L’esperienza più che trentennale di Linea di Confine ci porta quindi ad affermare che il confine è uno spazio al tempo stesso fertile e problematico, e che proprio l’esperienza di Linea di Confine ne rappresenta, di fatto, una conferma. L’intuizione originaria del progetto – rivolgere lo sguardo verso le aree marginali, ibride e attraversate da forze opposte – si è rivelata straordinariamente lucida. Oggi questa prospettiva risuona con ancor maggiore forza, in un momento in cui il territorio assume configurazioni sempre più ibride, dove fisico e digitale si intrecciano e le regole del software producono effetti reali, materiali, politici e culturali. Le trasformazioni – complesse, rapide e difficilmente descrivibili – degli spazi di vita e di lavoro, oggi non più soltanto fisici, ci mostrano come i confini continuino ad essere il luogo verso cui indirizzare il nostro sguardo. Esperienze come quella di Linea di Confine possono costituire un riferimento, un accompagnamento e una guida.