Domenica 14 dicembre, commento di don Renato De Zan

Mt 11,2-11

In quel tempo, 2 Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3 a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4 Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5 i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6 E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». 7 Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8 Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9 Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10 Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 11 In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.  

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

Il Testo

1. La pericope biblica in cui Gesù viene interrogato dai discepoli di Giovanni e in cui, dopo aver risposto, il Maestro parla di Giovanni, comprende Mt 11,12-15. La Liturgia taglia gli ultimi quattro versetti: “Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!” (Mt 11,12-15). Il motivo consiste nella difficoltà esegetica presente in Mt 11,12. I “Praenotanda” dell’ “Ordo Lectionum Missae” (n. 77) dicono che alcuni testi “includono qualche versetto sotto l’aspetto pastorale poco indicato o suscettibile di problematiche troppo complesse”. La Liturgia, inoltre, colloca il solito incipit (“In quel tempo”).

2. La formula evangelica è scandita in tre momenti. Il primo, Mt 11,2-3, presenta la scena in cui i discepoli di Giovanni Battista interrogano Gesù. Il secondo, Mt 11,4-6, riporta la risposta di Gesù: non è una risposta diretta (ad esempio: “Sono io”), ma indiretta e classica dei rabbini. Gesù mostra ciò che egli compie e lo presenta citando il profeta Isaia sui tempi messianici (Is 26,19; 29,18-19; 35,5-6; 61,1). Il terzo momento, Mt 11,7-11, contiene le parole di Gesù sul Battista. Giovanni non è uno che cambia parere secondo il vento, non è un prezzolato a servizio di qualcuno. Egli è più di un profeta e adempie alla profezia di Ml 3,1. È un grandissimo uomo, ma il cristiano è più grande di lui.

L’Esegesi

1. La formula evangelica è essenzialmente concentrata sul tema della scoperta del Messia attraverso le sue opere (prime due parti del vangelo), annunciate dalle profezie veterotestamentarie. C’è, però, un’altra caratteristica del Messia: egli sa leggere benissimo gli avvenimenti che lo circondano (vedi il giudizio sul Battista) e soprattutto sa leggere e interpretare benissimo l’Antico Testamento. Quest’ultima caratteristica sarà preziosissima per gli apostoli. Gesù dopo la risurrezione li aiuterà a capire il mistero del Messia guidandoli attraverso le pagine dell’A.T. (cf l’episodio di Emmaus e il successivo episodio a Gerusalemme).

2. Gesù non risponde direttamente ai discepoli del Battista perché era uso dei rabbini fornire all’interlocutore gli elementi con cui l’interlocutore stesso poteva costruire la risposta. Inoltre è tipico dei rabbini interloquire con molte domande. È quello che fa Gesù rivolgendosi alla folla. Egli pone sei domande per dire che Giovanni Battista è un uomo tutto d’un pezzo: non è una “canna sbattuta dal vento”. La sua predicazione, dunque, è credibile. È credibile per un secondo motivo: il Battista non è un servo pagato profumatamente da qualcuno. Egli è un uomo di Dio, libero da interessi umani. Solo a questo punto Gesù dà la risposta alla domanda “cosa siete andati a vedere”. Il Battista è più che un profeta.

3. Chi è il profeta? Una risposta biblica viene dal libro dell’Esodo. In Es 4,15-16 veniamo a sapere che Aronne parlerà al posto di Mosè (balbuziente)             : “Tu gli parlerai e porrai le parole sulla sua bocca e io sarò con la tua e la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare. Parlerà lui al popolo per te: egli sarà la tua bocca e tu farai per lui le veci di Dio”. Più esplicito è il testo di Es 7,1: “Il Signore disse a Mosè: «Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio di fronte al faraone: Aronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta”. Il profeta è colui che parla al posto di Dio e Giovanni Battista era “più che un profeta”.

Il Contesto celebrativo

1. L’antifona d’ingresso, molto antica, ripresa dal Messale di Pio V (1570) e dal Messale attuale, apre la celebrazione, con le parole di Paolo: “Rallegratevi (in latino: Gaudete) sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”. La gioia, dunque, e non la paura è l’atteggiamento più consono nell’attesa per la parusia e per fare anamnesi della nascita di Gesù. Il tema della gioia si ripresenta nella Colletta generale (“Fa’ che (il tuo popolo) giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza”) e in quella particolare (“Fa’ che…accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia”). Si comprende, perciò, il motivo per cui questa domenica viene chiamata la domenica “Gaudete”.