Domenica 9 novembre: la giornata dedicata ai santi delle chiese locali

Il 9 novembre 2024 Papa Francesco inviò una Lettera ai Vescovi di tutto il mondo invitandoli a ricordare e onorare le figure di santità che hanno caratterizzato il cammino cristiano delle singole chiese locali, le Diocesi, e fissando per tutti tale ricorrenza il 9 novembre di ogni anno, Festa della Dedicazione della Chiesa del Laterano, la Madre di tutte le chiese. 

Innanzitutto fermiamoci un istante sulla data prescelta. Dobbiamo ricordare che nel 313, quando l’imperatore Costantino diede piena libertà ai cristiani, questi s’impegnarono nel costruire delle chiese, “dedicando” in questo modo dei luoghi unicamente a Dio: da qui il termine “Dedicazione”. Lo stesso Imperatore fece costruire una splendida chiesa sul luogo del Palazzo Laterano, quella che oggi è appunto la Basilica del Laterano, “dedicata” al Santissimo Salvatore: siamo intorno al 318-324. All’interno di essa, poi, fu costruita una cappella dedicata a San Giovanni Battista, che serviva da Battistero. Infine, nel IX secolo, papa Lucio II dedicò la Basilica a San Giovanni Evengelista. Di qui la denominazione di Basilica Papale del Santissimo Salvatore e dei santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano. Ricordiamo che si tratta della Cattedrale di Roma, la Cattedrale del Papa. La Chiesa fu spesso distrutta o danneggiata: nel 1724 papa Benedetto XIII la riconsacrò e stabilì che la Festa della Dedicazione venisse celebrata in tutte le chiese del mondo, in quanto la Cattedrale di Roma è la Madre di tutte le chiese del mondo. In questa cornice, il ricordo dei “santi della porta accanto” si rivela così come l’opportunità per tutte le Diocesi di ravvivare la gioia di essere Chiesa-Madre e, seduti attorno a lei, “sfogliare” quell’album di famiglia che ne ha tracciato il suo profilo lungo i secoli, perché ciò che siamo oggi, lo dobbiamo proprio a tanti fratelli e sorelle che hanno cercato di vivere la gioia del vangelo dentro la loro vita. Papa Francesco non intendeva istituire una nuova festa liturgica, ma offrire un’opportunità per ravvivare la memoria di questi Testimoni, a cominciare dai Servi di Dio, ossia coloro per i quali la Chiesa ha già dato l’assenso nell’iniziare un processo di beatificazione-canonizzazione. Nel parlare di “santi” non si fa riferimento a modelli irraggiungibili o perfetti, ma a uomini e donne che, pur fragili, hanno cercato  di fare spazio al Signore Gesù nella loro vita: bambini, adolescenti, giovani, adulti, anziani, sposi, sacerdoti, imprenditori, politici…tutti siamo chiamati alla santità. Tutti! Lo stesso Leone XIV così si è espresso in una delle sue prime omelie: “Fate tesoro della ricchezza dei santi: interessatevi alle loro storie, studiate le loro vite e le loro opere, imitate le loro virtù, lasciatevi accendere dal loro zelo, invocate spesso, con insistenza, la loro intercessione! Il nostro mondo propone troppo spesso modelli di successo e di prestigio discutibili e inconsistenti. Non lasciatevene affascinare!”. 

Ecco, come un genitore e qualunque educatore indica sani e salutari “modelli” a cui guardare e imitare,così la Chiesa, Madre e Maestra, continua a indicare Testimoni da cui lasciarsi ispirare nel condurre una vita bella e gioiosa secondo lo spirito delle beatitudini.

C’è un dato a cui stare attenti: non dobbiamo pensare ai “santi” come a persone perfette, senza difetti o peccati; e neppure pensare che se uno sia stato perfetto fin dalla nascita. La santità è un graduale cammino di perfezione, fatto di passi avanti e di passi indietro; un cammino di virtù e di fragilità. Su una particolare virtù il santo emerge, eccelle, non su tutto. Ricordo quando andai  in India con la parrocchia a far visita alle suore di Madre Teresa di Calcutta e incontrammo  l’ultima suora che ha vissuto con madre Teresa, ci disse, sorridendo: “voi ammirate madre Teresa per la sua grande carità verso i poveri lungo le strade dell’india, e fate bene; ma non sapete quanto l’abbiamo sopportata lungo i corridoi del convento!”. E rideva di gusto con i suoi quasi cent’anni di vita! E che dire del burbero carattere di padre Pio, oggi venerato come un grande santo della confessione! Segnalo questi due giganti per far comprendere che quanto parliamo di “santi” dobbiamo imparare a guardare  non ad “angeli caduti dal cielo”, ma a uomini e donne come noi che nel tempo, in un aspetto della vita, sono emersi per il loro esempio evangelico. Purtroppo la nostra diocesi non ha un ricco album di “santi” riconosciuti: non perché non ce ne siano stati, ma forse perché presi dal vortice delle cose da fare non abbiamo sempre dato la giusta attenzione ai tanti segni che Dio ci ha offerto lungo il cammino.

Con l’odierna Giornata, Papa Francesco – e oggi papa Leone – desiderano aiutarci a guardare alla vita con maggiore sguardo di fede: a non ridurre il nostro operato a una continua e affannosa rincorsa sulle cose da fare, ma anche sapersi fermare per contemplare il bello e il buono che c’è in noi e attorno a noi, sapendo imparare da quanti magari hanno messo un pizzico di gioia e impegno di Vangelo in più! Per tutti ci sono dei momenti in cui le cose possono cambiare: importante è non restare prigionieri del passato o del già conosciuto, ma guardare al bene che è emerso lungo gli anni. Quanti genitori, educatori in parrocchia, volontari e malati pellegrini a Lourdes, impiegati e sportivi…hanno lasciato un segno tangibile di fede e di impegno e magari non vi abbiamo dato sufficiente attenzione. Eppure Dio continua ancora oggi a suscitare “santi”, ma spetta a noi coglierli presenti nella nostra vita, nelle nostre comunità e, nel caso, segnalarli all’incaricato dioesano affinché si possa valutarne la fattibilità. Per intanto, affidiamoci ai “Testimoni” riconosciuti, e impariamo ad affidarci alla loro intercessione affinché ci aiutino a vivere secondo il vangelo. i “santi della porta accanto” non fanno I miracoli ma sanno bene bussare al cuore di Dio percHé ascolti il nostro grido, guardi i nostri bisogni e le nostre attese…e, se lo riterrà, ci doni quanto chiediamo. Ma intanto impariamo a fare dei santi i nostri amici, ai quali guardare, dai quali imparare, ai quali affidarci. Preghiamoli, invochiamoli e chiediamo loro le grazie  di cui abbiamo bisogno, oltre che imparare a imitarne le virtù: e se mai la Chiesa un giorno riconoscesse un miracolo per loro intercessione…non potremmo che gioire nel vedere avanzare i nostri Testimoni di fede: se è venerabile, diventarebbe beato; se beato, diventarebbe santo! Insomma…invochiamoli! 

Un’ultima cosa: in Gesù siamo già tutti a santi! Se solo lo comprendessimo!