Domenica 30 novembre, commento di don Renato De Zan

30.11.2025 1° di Avvento

Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37 Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. 42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Vegliate: il Figlio dell’uomo sta per venire

Il Testo

1. Il discorso escatologico di Matteo è piuttosto corposo. I biblisti discutono. C’è chi lo restringe a Mt 24,1-51 e chi, invece, lo estende a Mt 24,1-25,46. Comunque sia, il testo scelto dalla Liturgia comprende solo una piccola parte di questo lungo discorso (Mt 24,37-44) ed ha come elemento portante la “venuta del Figlio dell’uomo”. Alla pericope originale la Liturgia aggiunge un incipit lungo che evidenzia il mittente (Gesù) e i destinatari (i suoi discepoli): “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:..”.

2. L’espressione “venuta del Figlio dell’uomo / viene il figlio dell’uomo” (vv. 37.39.44) scandisce la formula evangelica in tre parti ben caratterizzate. La prima (Mt 24,37-39) paragona la Parusia di Gesù al diluvio: nessuno si accorse di nulla prima che accadesse. La seconda parte (Mt 24,40-41) descrive l’azione del Figlio dell’uomo: porta via alcuni, altri li lascia. La terza (Mt 24,42-44) contiene l’esortazione di Gesù ai discepoli: Vegliate, tenetevi pronti come il servo all’arrivo del padrone.

L’Esegesi

1. Il paragone con il diluvio serve a Gesù per spiegare come la venuta del Figlio dell’uomo (Parusia) non abbia segni premonitori e nessuno sa quando avverrà (cf Mt 24,36: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre”). Il ritorno di Gesù avverrà quando nessuno se lo aspetta. Stando così le cose è logico che il discepolo deve essere sempre pronto ad accogliere il suo Maestro che ritorna (è lo scopo dell’Avvento).

2. Quando il Signore ritornerà porterà via alcuni e lascerà altri (“uno verrà portato via e l’altro lasciato”). L’interpretazione popolare preferisce essere lasciato (lasciare in vita) e non essere portato via (morire). Le cose non stanno così. Il verbo greco che indica “portar via” (paralambàno) viene usato in modo chiaro in Gv 14,3: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò (paralambàno) con me, perché dove sono io siate anche voi”. “Essere portati via” equivale ad “essere salvi” e, di conseguenza, “essere lasciati” significa non essere salvi.

3. L’ultima parte del vangelo invita i discepoli a “vegliare” (gregorèo). Gesù ripeterà lo stesso verbo ai suoi discepoli nell’agonia del Getsemani: “Vegliate (gregorèite) e pregate, per non entrare in tentazione”. Sappiamo che la tentazione è il momento in cui o rafforzi la fede o la perdi (in Oriente non ha valenza, morale, diventi meritevole o peccatore, ma valenza teologica). Gesù, dunque, quando invita a vegliare. invita i suoi discepoli ad aver cura della propria fede.

4. Gesù, inoltre, invita i suoi a tenersi pronti (ghìnomai ètoimoi). L’invito sorprende. Non aveva già detto di vegliare? C’è, infatti, un motivo molto serio. Nella parabola delle vergini stolte e delle vergini prudenti, Gesù narra: “Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte

(ètoimoi) entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa (Mt 25,10). Nella parabola “essere pronti” equivale ad avere le lampade accese. Il significato però è chiaro alla luce di Lc 12,35-48: i servi in attesa del padrone devono aver “fatto” quanto da lui ordinato. Allora sono pronti. Essere pronti, dunque, significa agire secondo quanto il Maestro ha indicato.

Contesto Celebrativo

1. Il nuovo anno liturgico che inizia con questa domenica è una tappa del cammino di fede che la comunità cristiana vive, celebrando il mistero di Gesù Cristo. Quest’anno sarà compagno di viaggio il vangelo di Matteo perché siamo nell’anno A del ciclo triennale del Lezionario. Si tratta di un vangelo, scritto da Matteo e dalla sua scuola probabilmente per la comunità di Antiochia intorno alla metà degli anni ottanta dopo Cristo.

2. L’Avvento è il tempo in cui la comunità si prepara ad accogliere “Cristo che viene” (cf Colletta generale). La venuta di Cristo si colloca nel futuro: Cristo verrà nell’ultimo giorno (Parusia). La venuta di Cristo si colloca nel passato: Cristo è venuto nella sua Incarnazione (Natale). Per questo motivo l’Avvento ha un volto escatologico (all’inizio di Avvento) e un volto anamnetico (alla fine di Avvento). In mezzo (2a e 3a domenica di Avvento) c’è il passaggio progressivo da un volto all’altro, accompagnati da Giovanni Battista che ora, come allora, prepara il popolo di Dio ad accogliere l’arrivo di Colui che deve venire.

3.Essere vigilanti significa “camminare sulle vie di libertà e di amore” indicate da Cristo (colletta propria). Questa indicazione non è generica, ma indica la “volontà di andare incontro con le buone opere al Cristo che viene” (Colletta generale). La prima lettura (Is 2,1-5) vede radunarsi attorno al tempio del Signore tutti i popoli perché “Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli”. La venuta del Figlio comporta anche il giorno del giudizio.