Commento al Vangelo
Domenica 16 novembre, commento di Renato De Zan
16.11.2025. 33° T.O.
Lc 21,5-19
In quel tempo, 5 mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6 «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». 7 Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8 Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9 Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 10 Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11 e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13 Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14 Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19 Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Badate di non lasciarvi ingannare
Il Testo
1. Il discorso escatologico, secondo la versione di Luca, è suddiviso in tre grandi parti: Lc 21,5-9 (i falsi messia); Lc 21,10-28 (varie disgrazie, persecuzioni, fine di Gerusalemme, segni cosmici); Lc 21,29-36 (parabola del fico e invito a vegliare). Da tutto questo materiale la Liturgia coglie solo la prima parte e un tratto della seconda (Lc 21,5-19), lasciando cadere ciò che riguarda la fine di Gerusalemme e il resto (Lc 21,20-36) e concentrando la sua attenzione solo su ciò che riguarda la fine del mondo. All’inizio della formula colloca il solito incipit “In quel tempo”.
2. Il testo della formula evangelica (Lc 21,5-19) può essere scandito in cinque momenti. Il primo (Lc 21,5ab) presenta l’antefatto: alcuni parlano della bellezza del tempio. Il secondo momento (Lc 21,5c-6) inizia con la prima presa di parola da parte di Gesù (“Gesù disse”) che annuncia la distruzione del tempio. Il terzo (Lc 21,7) presenta la domanda di alcuni interlocutori anonimi (“Gli domandarono”) su quando accadrà e su quali saranno i segni premonitori. Nel quarto momento (Lc 21,6-9) Gesù non risponde direttamente ma si preoccupa di dare tre suggerimenti forti: “Non lasciatevi ingannare”; “Non andate dietro a loro”; Non vi terrorizzate”. L’ultima presa di parola è ancora di Gesù (“Poi diceva loro”) che annuncia la persecuzione dei discepoli, la rassicurazione e la raccomandazione (“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”).
L’Esegesi
1. Di fronte alla bellezza conclamata del tempio, Gesù risponde con una profezia asciutta e dura: “Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”. Stupisce che la curiosità dei presenti non chieda il perché succederà questa distruzione, ma si orienti invece a chiedere “quando accadrà” e quale sia il “segno premonitore”. Gesù non risponde a queste curiosità superficiali, ma si concentra sui suoi discepoli e offre tre suggerimenti.
2. Il primo suggerimento è: “Badate di non lasciarvi ingannare”. Il motivo è semplice. Lungo la storia molti pretenderanno di avere missioni messianiche o di essere addirittura il messia (“Sono io”) ed esigeranno di essere ascoltati e obbediti. Ci saranno anche profeti apocalittici che annuncieranno la fine del mondo (“Il tempo è vicino”). Gesù avverte i suoi. Di Messia ce n’è uno solo ed è Gesù. Circa poi la fine del mondo, nessuno sa niente. In Mc 13,32 (cf Mt 24,36) Gesù dice esplicitamente: “Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre”.
3. Il secondo suggerimento – che è anche un comando – è: “Non andate dietro a loro (in greco: mè poreuthète opìso autòn)”. Queste parole hanno un valore che a noi moderni potrebbe sfuggire. Quando Gesù passa lungo la riva del lago di Tiberiade, a Simone e ad Andrea dice (Mc 1,7) semplicemente: “Dèute, opìso mù (suvvia, dietro a me)”. Li ha fatti diventare suoi discepoli (opìso mù). Gesù, dunque, dice ai suoi discepoli: “Non diventate discepoli di questi ingannatori (falsi messia e falsi profeti apocalittici). Gesù vedeva lontano: anche oggi ci sono personaggi come questi e si spacciano per cattolici!
4. Il terzo suggerimento – che è anche un comando – è: “Non vi terrorizzate”. Gesù allude alle guerre, ai terremoti, alle carestie e ai fatti terrificanti e ai segni grandiosi dal cielo. Niente di tutto questo indica la fine (“ma non è subito la fine”), ma soprattutto niente di tutto questo mette in pericolo l’identità dei credenti. Ciò che pone in pericolo l’identità dei credenti è la persecuzione. Gesù presenta la persecuzione e le rassicurazioni con uno schema parallelistico. Nel segmento /a/ Gesù annuncia la persecuzione pubblica, sia religiosa (“consegnandovi alle sinagoghe”) sia civile (“trascinandovi davanti ai re”). Il segmento si chiude con l’espressione “a causa del mio nome” (v. 12). Nel segmento /b/ il Maestro invita alla serenità: egli stesso suggerirà cosa dire. Nel segmento /a’/ Gesù annuncia la persecuzione familiare (genitori, fratelli, parenti, amici) che si chiude con la stessa espressione di /a/, “a causa del mio nome” (v. 17). Chiude la rassicurazione di Gesù che invita alla perseveranza, cui segue la salvezza.
Il Contesto Celebrativo
1. La prima lettura (Ml 3,19-20a) è un testo escatologico. Annuncia “il giorno rovente” in cui Dio farà giustizia dei superbi e di chi commette ingiustizia. Ma i fedeli di Dio non devono aver timore: per essi sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia. La Colletta propria, nel fine della petizione, esplicita in che cosa consista la perseveranza annunciata dal vangelo: “perseverando nella fede possiamo gustare la pienezza della vita”.
