Una mostra celebra Pietro Giacomo Nonis, inaugurazione il 4 ottobre

Una figura che ha inciso profondamente sulla propria comunità, sia quella religiosa sia quella civile: a Pietro Giacomo Nonis è dedicato il grande progetto espositivo che si dipanerà tra l’autunno del 2025 e la primavera del 2026 nei due territori in cui ha operato – lasciando una profonda eredità spirituale, civile e civica.

Originario di Fossalta di Portogruaro, terra a cui rimase sempre legato, sacerdote della Diocesi di Concordia-Pordenone (per lunghi anni collaboratore in Concattedrale San Marco e poi parroco della piccola comunità di Torrate), fu professore, preside della facoltà di Magistero e prorettore vicario dell’Università di Padova e infine, dal 1988, Vescovo di Vicenza.

A undici anni dalla morte e a 75 anni dalla sua ordinazione sacerdotale, viene promossa una duplice mostra che fa tappa dapprima a Pordenone (dal 4 ottobre all’11 gennaio 2026) e poi in primavera a Vicenza (dall’1 febbraio al 12 aprile 2026, inaugurazione il 31 gennaio alle 16), promossa congiuntamente dal Museo Diocesano di Arte Sacra di Pordenone, dal Museo Diocesano di Vicenza, dalla Fondazione etnografica culturale Pietro Nonis, con il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, del Comune di Pordenone e della Fondazione Friuli, organizzazione a cura dell’associazione culturale Casablu, con il patrocinio del Comune di Fossalta di Portogruaro.

Seguirà un concerto di campane eseguito dall’Associazione Scampanotadòrs Furlans. Verranno infatti installate temporaneamente tre campane (in nota MI) di grandi dimensioni complete di ceppi e che i campanari suoneranno a concerto mandandole a mezzo slancio secondo la classica tradizione Friulana.

Parteciperanno mons. Antonio Marangoni (presidente della Fondazione Etnografica Culturale Nonis), Antonio Garlatti Direttore/Conservatore del Museo Diocesano d’Arte Sacra di Pordenone, Giovanni Mauro Dalla Torre delegato episcopale per la cultura, Fulvio Dell’Agnese curatore della mostra pordenonese, Alessandro Basso sindaco di Pordenone, Markus Maurmair consigliere regionale della Regione Fvg, Bruno Malattia presidente della Fondazione Friuli.

La mostra si inserisce nel programma culturale “Verso Pordenone Capitale Italiana della Cultura 2027” del Comune di Pordenone, ed è parte integrante delle iniziative promosse dalla Diocesi di Concordia-Pordenone nell’anno giubilare della Speranza.

Valerio Pilon, Ritratto di Pietro Nonis, acquerello su carta. Collezione Nonis

Alla vigilia del centenario dalla nascita del vescovo fossaltese (avvenuta il 24 aprile del 1927), viene proposto un racconto di questa figura così centrale per i territori in cui ha servito, un omaggio alla memoria che porta come titolo Pietro Giacomo Nonis. Vivere il proprio tempo nella fede e nell’arte,che ben sintetizza quanto e come Nonis abbia agito in profondità nell’evoluzione sociale e culturale delle comunità in cui ha vissuto. Un impegno spirituale ma anche civico; non a caso per molti anni Monsignor Nonis fu collaboratore ed editorialista per il settimanale diocesano “Il Popolo” (per il quale iniziò a scrivere fin dal 1948) ma anche per “Il Gazzettino”, “Il Giornale di Vicenza”, “La Voce dei Berici”, dalle cui colonne partecipava senza nascondimenti ai temi più complessi e difficili dell’attualità.

Fu uno spirito di servizio culturale, quello di Nonis studioso, professore, sacerdote, collezionista e poi vescovo, affascinato dalla “creatività propria degli esseri umani, quale che sia la loro storia o la collocazione geografica e l’appartenenza antropologica: creatività che permette di portare una nota di bellezza e di semplice eleganza anche nella manifattura di oggetti-strumenti umili quanto utili alla sussistenza umana” scriveva lo stesso Nonis spiegando le sue eterogenee collezioni d’arte religiosa ed etnografica.

L’esposizione pordenonese – la prima in ordine temporale – è a cura di Fulvio Dell’Agnese e propone una settantina di opere, di cui circa la metà sono opere pittoriche e di arti plastiche (oli su tela, sculture, ma anche icone e tempere); il corpus etnografico è costituito da trenta sculture bronzee e lignee con alcune maschere zoomorfe, rari pezzi raccolti da Nonis e provenienti dalle diverse latitudini del pianeta, a testimoniare un ambito che rimase centrale nell’attitudine al collezionismo di Nonis. Vi è inoltre una grande ammonite fossile risalente al periodo cretaceo a testimonianza dell’interesse di Nonis anche per minerali e fossili le cui raccolte sono ora esposte tra il Museo Diocesano e il Museo del Seminario di Vicenza. Conclude il percorso la sezione dedicata alle campane, di cui Nonis fu appassionato collezionista contribuendo alla fondazione del Museo Veneto delle Campane di Montegalda (il cui nucleo originario era un tempo depositato presso il Museo Civico di Pordenone).

Le opere presentate provengono dalla collezione del Museo Diocesano di Arte Sacra di Pordenone, dal Museo diocesano di Arte Sacra di Vicenza, ma anche dal Museo Civico d’Arte di Pordenone, dal Museo Antoniano di Padova, dal Duomo di San Marco di Pordenone e dalla collezione privata della famiglia Nonis.

“La mostra si propone di celebrare l’amore per l’arte, in primis quella sacra, di monsignor Nonis – spiega il curatore Fulvio Dell’Agnese – Una dedizione che lo condusse a battersi per la creazione dei Musei Diocesani di Arte Sacra di Pordenone e di Vicenza (che nel 2025 raggiungono rispettivamente il traguardo di 30 e di 20 anni di attività) e che si concretizzò in differenti prospettive. Da un lato il recupero e la messa in sicurezza di opere conservate in chiese di campagna e contesti a rischio nella Destra Tagliamento, con una spinta decisiva per la creazione di un museo diocesano sia a Pordenone sia a Vicenza. Il secondo aspetto fu l’incoraggiamento alla donazione da parte di privati di opere di rilievo al Museo Civico d’Arte di Pordenone, così come il frequente suggerimento al Museo di procedere a opportune acquisizioni. Terza istanza fu la costante curiosità per la sfera della creazione artistica con la conseguente raccolta di collezioni di vario genere, di cui la mostra pordenonese propone un accenno e un breve compendio”.

Si tratta di oggetti d’arte provenienti dall’Africa (un estratto della vasta collezione che comprende anche Asia e Sudamerica ora visitabile presso il Museo Diocesano di Vicenza), di pittura e scultura di soggetto prevalentemente sacro, comprendente opere di autori di estremo rilievo, come la Madonna con Bambino del 1680 opera di Antonio Carneo che viene qui accostata al Sant’Antonio di Padova di Jusepe de Ribera, pregevole olio su tela del 1650. Declinata l’iniziale proposta di acquisto da parte del Museo Civico di Pordenone, Nonis decise di acquistare la Madonna con Bambino autonomamente per poi successivamente donarla al Museo diocesano di Arte Sacra. Il Sant’Antonio da Padova, acquistato sul mercato antiquario, fu restaurato dal pordenonese Giancarlo Magri che scoprì la firma autografa del grande maestro: la tela proviene dal Museo Antoniano di Padova a cui era stata donata da Nonis.

“Ulteriore aspetto – prosegue Dell’Agnese – è la dimostrazione del suo spirito precursore nella costante opera di divulgazione e sensibilizzazione per la salvaguardia del patrimonio artistico presente sul territorio (che negli anni Sessanta e Settanta era ancora ampiamente sottovalutato) e per la promozione dell’arte”.

“Pietro Giacomo Nonis è stato uno dei sacerdoti significativi del nostro Presbiterio, sia per le sue competenze culturali, artistiche e di conoscenza del territorio, sia per la sua carica di umanità e spiritualità – spiega S.E. Mons. Giuseppe Pellegrini, vescovo della diocesi di Concordia-Pordenone – Quando da vescovo neoeletto arrivai nella nostra Diocesi, respirai e immediatamente percepii come suo lascito, quel suo tipico stile nell’approccio genuino alle persone; la sua sympatheia e simpatia, ma anche la sua dimensione culturale. Nonis ha impresso, nei diversi livelli del suo agire diocesano, quella passione per l’arte vissuta come opportunità di annuncio ed evangelizzazione, nello spirito autentico e originario dell’arte intesa come Vangelo per il popolo, strumento di visualizzazione del messaggio evangelico che per essere vero deve raggiungere e colpire il cuore”.

Una costante attenzione all’uomo che si declina in una impellenza, quella del collezionismo d’arte ed etnografico. “E ciò perché – spiega Mons. Antonio Marangoni, presidente della Fondazione culturale etnografica Nonis, segretario particolare di Nonis durante gli anni dell’episcopato vicentino – la conoscenza dell’Altro abbatte le barriere del pregiudizio, della superiorità e della bellicosità. Solo conoscendo l’altro si crea il terreno per dialogare, conoscendo il valore dell’altro da sé, senza perdere la propria identità, bensì trovando ciò che ci ‘aggancia’ all’altro. Solo così può esserci la sintonia, la simpatia. Altrimenti si tratta solo di monologhi muti”.

Fin dalla sua ordinazione sacerdotale nel 1950 Nonis fu punto di riferimento della società pordenonese e friulana: sul piano pastorale certamente ma anche per il suo profondo interesse nei confronti dell’arte. “Questa mostra – commenta Bruno Malattia, presidente Fondazione Friuli – ravviva il ricordo di un sacerdote e di un professore di straordinaria cultura che non sapeva resistere che ad una sola tentazione: ricercare e custodire il bello nelle varie declinazioni dell’arte”.

“L’Amministrazione Comunale ha sostenuto convintamente la mostra legata a Sua Eccellenza Pietro Giacomo Nonis, figura fondamentale per il mondo artistico e culturale di Pordenone” afferma Alessandro Basso, sindaco di Pordenone, città in cui Nonis soleva tornare di frequente anche da Vescovo, partecipando – appuntamento per lui inderogabile – ai principali appuntamenti della vita cristiana della sua comunità di origine. Come le concelebrazioni serali in San Marco a Pordenone per la Pasqua e il Natale. “Il Vescovo Nonis – prosegue Basso – è stato, e oserei dire continua a essere come del resto dimostrano questi eventi, al centro dell’universo cittadino nella sua globalità, non soltanto per quanto riguarda il clero bensì per l’intera società civile. La sua passione per l’arte era, in realtà, molto di più, era vero e proprio amore tant’è che, come ben sappiamo, egli fu decisivo per la realizzazione del Museo diocesano, vero e proprio patrimonio per la comunità. Per questa ragione abbiamo voluto supportare il Museo e gli organizzatori, che ringraziamo vivamente, nella realizzazione di quest’esposizione perché con essa, oltre a godere delle opere d’arte in mostra, possiamo riscoprire, una volta di più, la splendida figura di Sua Eccellenza Pietro Giacomo Nonis”.

Conferma dell’ampio rilievo del progetto espositivo, viene espressa da Mario Anzil, vicepresidente della Regione Friuli Venezia Giulia di cui è assessore alla Cultura: “Questa mostra celebra non solo l’amore profondo di Mons. Pietro Giacomo Nonis per l’arte sacra, ma anche la sua straordinaria capacità di riconoscerne il valore come strumento di fede, di cultura e di comunità. Il suo impegno nel recuperare e tutelare opere spesso dimenticate, nel promuovere la creazione di musei diocesani e nell’incoraggiare donazioni e acquisizioni mirate, dimostra una visione lungimirante e una sensibilità rara. Mons. Nonis ha saputo guardare all’arte come linguaggio universale, fondendo spiritualità e bellezza in un progetto culturale che continua a produrre valore per i nostri territori. La Regione Friuli Venezia Giulia è orgogliosa di sostenere iniziative come questa, che rendono omaggio a figure che hanno saputo vivere il proprio tempo con fede, intelligenza e passione per il bene comune”. L’affetto verso Nonis è espressione dell’intero territorio diocesano, come rileva Markus Maurmair, consigliere regionale. “Esprimo grande soddisfazione nel vedere che questo progetto ha preso corpo, iniziativa di alto valore culturale e civile, capace di onorare una figura di straordinaria importanza per il nostro territorio, sia sul piano spirituale sia su quello umano e artistico. È fondamentale valorizzare e tramandare la memoria di chi ha saputo unire fede, cultura e impegno civile. La mostra sarà un’occasione preziosa non solo per ricordare il vescovo Nonis, ma anche per rafforzare il dialogo culturale tra le comunità di Pordenone e Vicenza”.

INAUGURAZIONE IL 4 OTTOBRE CON CONCERTO DI CAMPANE
L’inaugurazione della mostra Pietro Giacomo Nonis. Vivere il proprio tempo nella fede e nell’arte è in programma sabato 4 ottobre alle 17,30 nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Pordenone (via Revedole 1). Per l’occasione gli spazi del centro diocesano ospiteranno all’aperto un pregevole e monumentale “Concerto di campane” eseguito dall’Associazione Scampanotadors Furlans Gino Ermacora Aps. Verranno infatti installate temporaneamente tre campane (in nota MI) di grandi dimensioni complete di ceppi e che i campanari suoneranno a concerto mandandole a mezzo slancio secondo la classica tradizione Friulana.

LA MOSTRA
La mostra sarà dal 5 ottobre all’11 gennaio, visitabile i venerdì dalle 15 alle 18, sabato domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, con aperture straordinarie l’8 dicembre e il 6 gennaio, chiusura il 25 e 26 dicembre.
La mostra pordenonese è allestita nel nuovo corpo di fabbrica del Museo Diocesano di Arte Sacra di Pordenone, integrandosi con alcuni lavori donati da Mons. Nonis al Museo, che rimarranno inseriti nel normale percorso espositivo.
A questa prima esposizione ne seguirà una successiva allestita negli spazi dedicati alle esposizioni temporanee del Museo Diocesano di Vicenza (inaugurazione il 31 gennaio alle 16, sarà aperta dall’1 febbraio al 12 aprile 2026), con un differente percorso espositivo in cui verranno proposte diverse e ulteriori opere, a cura di Mons. Antonio Marangoni, presidente della Fondazione Nonis e direttore dell’Archivio Storico della Diocesi di Vicenza.

NONIS TRA CONCORDIA-PORDENONE E VICENZA
Nello speciale pubblicato sul settimanale Il Popolo del 28 febbraio 1988, all’indomani dell’elezione a Vescovo di Vicenza, S.E. Mons. Nonis scrisse: Restano qui le mie radici, nella terra tra Livenza e Tagliamento che da Concordia è stata evangelizzata a partire da 1600 anni fa. Mi sembra di buon auspicio il cenno che la Passio sia pure leggendaria dei nostri Martiri contiene: rispondendo al giudice, essi si sarebbero dichiarati Vicentini. Potesse tradursi, la mia andata a Vicenza, in un parziale richiamo di grazia e di benedizione… Chiedo frattanto di essere accolto, con gli uomini e le donne del passato, sotto il manto rassicurante e provvido della Madonna: “Sub tuum praesidium…”, ripeto, come si diceva a Lei ogni sera, quando ero bambino, accanto al focolare di casa nostra.

LA FONDAZIONE PIETRO NONIS E LE COLLEZIONI
Le collezioni del vescovo Nonis dimostrano l’eterogeneità dei suoi interessi artistici. Il nucleo fondamentale del suo lascito è distribuito fra il Museo Diocesano di Vicenza, il Museo Veneto delle Campane Daciano Colbachini, il Museo di Storia del Seminario Vescovile di Vicenza, il Santuario di Monte Berico. Si tratta in totale di alcune migliaia di pezzi afferenti a diversi ambiti della produzione umana e non solo: manufatti etnografici, icone ortodosse, oggetti dell’Etiopia monofisita, sfere dei più diversi minerali, campane, bronzi, fossili e minerali. La lungimiranza di mons. Nonis l’ha portato a creare una Fondazione che gestisca questo importante patrimonio e vigili sul suo stato di conservazione e valorizzazione, dando anche storicità alla collezione e alle sue vicende future, riconoscendo nel contempo la specificità e il valore di ogni ente presso cui i vari oggetti sono ospitati. La Fondazione oggi è diretta da Mons. Antonio Marangoni, già segretario di S.E. Pietro Giacomo Nonis durante gli anni di episcopato a Vicenza.