San Vito al Tagliamento, venerdì 5 settembre alle 18 “Fino alla fine dell’amore”

Opera: Fammi ballare alla tua bellezza come un violino che brucia

Venerdì 5 settembre alle 18.00 alle Antiche Carceri verrà presentata da Chiara Tavella la mostra “Fino alla fine dell’amore” di Gianni Pasotti.

L’esposizione, organizzata dal Comune di San Vito al Tagliamento – Assessorato alla Vitalità – si rifà al brano Dance me to the end of love scritto nel 1984da Leonard Cohen ispirandosi alla storia di musicisti ebrei costretti a suonare nei campi di concentramento durante l’Olocausto, mentre venivano commessi gli stermini.

Chiara Tavella ritiene che le nove installazioni in mostra abbaino in comune «“passione”, passione per la vita, passione nonostante tutto, passione ad oltranza, pervicacemente espressa e fatta arte, tanto più potente perché viva anche là dove sembrerebbe non poter nemmeno essere concepita, sul fondo dell’abisso del dolore, nella bruttura del lager.

Sì, perché la realtà dell’Olocausto è il primo elemento da tenere in considerazione: il brano di Cohen da cui Pasotti prende le mosse, e che è lo sfondo sonoro di tutto l’insieme, ha preso spunto da una fotografia di un’orchestrina composta da internati ebrei, che suonava in un lager, mentre i prigionieri venivano condotti alla morte. Canzonette, pare, ma anche musica classica, per coprire le urla dei condannati.

Nel brano risuonano melodie klezmer, mentre il testo, che ha fatto in genere pensare a una canzone erotica, ricca di sensualità, riecheggia il linguaggio dei salmi, fitto di ispirate metafore, ed esprime uno struggimento ancestrale, un’idea d’amore totale, che è forza più forte della morte.

Poi le carceri. Non sono un caso, non sono uno spazio espositivo qualsiasi, ma sono state espressamente volute dall’artista per il portato di senso che implicano: sono un luogo impregnato di dolore, che rimanda alla condizione di prigionia e alla realtà del lager.

Nonostante la tragica consapevolezza della condanna all’ineluttabilità del dolore, l’insieme delle opere comunica una forza resiliente, la forza dell’arte che, quel dolore, lo smaschera, lo dice a chiare lettere, lo tramuta in vita interiore di idee e di forme. Fino alla fine».

La mostra sarà aperta fino al 28 settembre nei seguenti orari: sabato 17.00-19.00 e domenica 10.30-12.30 / 17.00-19.00.

GIANNI PASOTTI è nato a Grado (Gorizia) nel 1945 e vive a Pordenone dagli anni Sessanta.

Pittore di formazione, ha cominciato la sua attività espositiva negli anni Ottanta collaborando con la Galleria “La Roggia” di Pordenone fino al 1997. Nello stesso anno con gli artisti Crivellari, Marian, Onesti, Roccagli e Val fonda a San Vito al Tagliamento (Pordenone) il collettivo “Punto 6” per l’arte contemporanea.

Abbandonata abbastanza rapidamente la fase pittorica intraprende un percorso di sperimentazione che lo porterà a lavorare con maestria il poliestere sintetico: realizza opere dalle forme pulite e meditate, ed installazioni ambientali che guardano con divertita ironia e spesso con arguzia critica al nostro quotidiano e alle sue tante contraddizioni. Artista molto prolifico e mai banale nel 2000 inizia una nuova fase della sua ricerca attraverso l’utilizzo di materiali tra i più vari quali la gomma silicone, il compensato, il metallo e materiali vegetali. Partecipa a numerosi simposi di Land Art. Anche gli oggetti comuni diventano protagonisti, in una sorta di rivisitato readymade, delle sue installazioni site-specific.

Nel frattempo dopo sette anni di mostre e collaborazioni il “Punto 6” si scioglie e dalle sue ceneri nasce il “Punto GI” un collettivo formato da Pasotti, Roccagli e Marian tuttora attivo nel campo della videoarte e performance.

Dal 2006 collabora con l’Associazione Media Naonis di Cordenons (Pordenone) nell’organizzazione di mostre d’arte ed eventi culturali.

Pasotti ha al suo attivo numerose esposizioni personali e collettive.