Chiesa
Domenica 7 settembre: una lapide trilingue a ricordo del Beato Marco D’Aviano
Un intenso itinerario, intonato al Giubileo, ha caratterizzato il mese del Beato Marco attorno alla festa di calendario del 13 agosto. Toccati dal Comitato pordenonese pro canonizzazione luoghi consueti e pure località turistiche, ai monti e al mare: Cadore, Sappada, Piancavallo, Grado spiaggia dei viennesi (numerosi e molto interessati). Nella capitale d’Austria si recherà ora una delegazione che sulle alture del Kahlenberg porrà una lapide che si mostrerà dal 7 settembre in facciata della Josefskirche, luogo che accoglierà così in modo più esplicito la memoria di Padre Marco d’Aviano che qui elevò una famosa preghiera di supplica a Dio per la fine dell’assedio ottomano alla stritolata città sottostante. Allora il cappuccino disse, ed è significativo ripeterlo oggi: “Allontana le genti che vogliono la guerra; non amiamo altro che la pace, pace con te, con noi e con il nostro prossimo”.
Il testo della lapide (di cm. 88×72), progettata dall’architetto Eros Marcon con studio a Sacile, è trilingue – italiano, tedesco, polacco – scolpito da Sergio Rampogna di Mansuè e sormontato da un ritratto bronzeo del beato opera dello scultore Alberto Pasqual di Sacile. Si legge: “Con gratitudine il popolo ricorda il beato cappuccino MARCO D’AVIANO 1631 – 1699. Carismatico messaggero di pace in questa chiesa pregò per la liberazione di Vienna il 12 settembre 1683”; segue la datazione nell’anno santo in corso, la citazione della promozione dal “Comitato Beato Marco d’Aviano Pordenone Italia” e l’essenziale sostegno garantito dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Non è stato facile addivenire a questa realizzazione, della cui necessità si era accorto ancora nel 2019 monsignor Romano Nardin, emerito parroco di Ghirano di Prata e attivo membro del Comitato Beato Marco, visitando quel luogo europeo. Aveva constatato allora un’assenza: non c’era Marco d’Aviano fra quanti, su quella parete sacra, erano già da tempo effigiati e proposti alla memoria collettiva, e cioè Jan Sobieski, che da qui si lanciò con i suoi cavalieri ussari polacchi alla quasi proibitiva impresa della liberazione, e pure papa Giovanni Paolo II, il quale visitò il luogo nel terzo centenario degli epici accadimenti di Vienna, cioè nel settembre 1983. Ora si è fatta un po’ anche giustizia, e si deve riconoscere a don Nardin di avere tenuto duro nel proposito, coadiuvato dalle convinzioni del comitato e della presidenza della Regione FVG che ha compreso l’importanza e del messaggio di pace che veniva lanciato e del fatto che viene ribadito con l’iniziativa il vincolo storico e di amicizia con Vienna e il popolo d’Austria della nostra terra italiana di confine: essa risente tuttora in cospicua parte (a Gorizia, nell’Isontino, a Trieste) dell’influenza culturale dei secoli di appartenenza all’Impero (la stessa Pordenone fu enclave asburgico fino al 1508).
La delegazione a Vienna, composta da membri del Comitato Beato Marco e da quanti hanno collaborato alla confezione della lapide, sarà sul Kahlenberg, domenica 7 mattina, alla messa su ristretto invito della festa di Marianamen (anticipata sull’anniversario del 12 settembre), qui ogni anno partecipata da autorità della città, rappresentanze diplomatiche e militari e specialmente dalla comunità polacca, giacché la Josefskirche è chiesa di riferimento a Vienna per quei fedeli cattolici: al termine vi sarà la scopertura e benedizione dell’opera con il grazie del promotore mons. Romano al rettore della chiesa padre Roman Krekora e al presidente del FVG Massimiliano Fedriga, che sarà presente nella persona dell’assessore regionale Stefano Zannier. Prevista poi, come da tradizione di questo momento, un’esibizione folkloristica: per invito di Michele Tognoli – pordenonese residente a Vienna che ha favorito la collocazione della lapide coordinando ora inviti e accoglienza per l’inaugurazione – la scena sarà dei danzerini del gruppo “Federico Angelica” di Aviano, accompagnati dall’amministrazione del sindaco Tassan Zanin con l’assessore Menegoz.
Il giorno prima, sabato 6 settembre, nella chiesa dei Cappuccini – ove sono e la sepoltura del Beato Marco d’Aviano e quelle storiche della famiglia asburgica che tanta memoria ha sempre conservato di lui – i pellegrini onoreranno il cappuccino conterraneo alla messa d’orario prefestivo: i viennesi presenti saranno così invitati a condividere la gioia dell’indomani per il parto avvenuto, non semplice e non breve, del ricordo lapideo di colui che, obbediente al papa Innocenzo XI e con saggio consiglio all’imperatore Leopoldo I, scongiurò sul Kahlenberg, riunendo le nazioni alleate nell’opera di difesa e pregando, una conquista dalle possibili epocali conseguenze per l’Europa. Al termine di questa celebrazione – che si tiene in settimane delicatissime per il continente, gravido di incognite in Ucraina – è previsto un momento culturale nell’attiguo convento, rivolto in specie agli italiani della capitale austriaca. Interverranno i pordenonesi Walter Arzaretti, che approfondirà la preghiera di pace elevata dal Beato Marco alla vista di Vienna assediata e presenterà la biografia “Marco d’Europa dal Friuli a Vienna per portare pace”, e Roberto Castenetto, scopritore di un dipinto seicentesco riferibile proprio alla liberazione del 1683, rinvenimento che ha mosso importanti ricerche storico-artistiche incentrate sugli accadimenti che coinvolsero quel 12 settembre la coalizione europea capeggiata dal citato re di Polonia Sobieski, il quale, nel vicino e poco conosciuto colle del Leopoldsberg, servì la messa a Padre Marco: allora il nostro frate fece anche offerta della vita per la salvezza dell’Europa.
