Sant’Egidio, 75 ore di preghiera tra Nagasaki e New York per la pace nel mondo

È cominciata ieri sera – 5 agosto – alle 19 di Nagasaki, nella cattedrale di Urakami, rasa al suolo dalla bomba atomica che devastò la città la veglia di preghiera di 75 ore, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio di New York in collaborazione con l’arcidiocesi di Nagasaki, il Movimento dei Focolari in Giappone e varie associazioni. Sull’altare della cappella dove è custodita la statua della Madonna di Urakami, il cui volto venne bruciato dalla bomba, ma si salvò, si alternano momenti di silenzio, di riflessione e di preghiera. Su questo altare si invoca la pace per il Congo, per il Sudan, per l’Ucraina, per Gaza e si leggono le preghiere in giapponese, scritte dai fedeli che passano in cappella e quelle inviate per mail.

Sono trascorsi 80 anni da quel tragico 6 agosto quando la prima bomba atomica venne lanciata su Hiroshima, seguita il 9 agosto da quella sganciata su Nagasaki.

Dal 2022, la Comunità di Sant’Egidio commemora i due bombardamenti nucleari con una veglia di preghiera per 75 ore consecutive, il tempo intercorso tra le due esplosioni. La preghiera di quest’anno unisce Nagasaki e New York, dove la preghiera si terrà nella Cappella dei Sacri Cuori di Maria e Gesù. Qui ad alternarsi saranno le voci dei rappresentanti dei Catholic Worker, di Pax Christi, del Movimento cattolico per il clima, della comunità di Taizè, della parrocchia di Our Savior e di altre organizzazioni della città. “Mi auguro e spero che questa preghiera acceleri la pace e che il bisogno di pace sia rafforzato da questa preghiera”. Paola Piscitelli, responsabile della Comunità di Sant’Egidio negli Usa, ricorda che anche papa Leone XIV ne ha parlato ai giovani, durante il loro giubileo perchè “la pace è il bisogno del nostro tempo”. Per Paola commemorare l’80 anniversario dei bombardamenti con una veglia significa ricordare a tutti che “la guerrà è sempre un orrore e può diventare un disastro atomico ancora oggi”. Preparando per la preghiera a New York, Paola, mi legge alcune delle oltre 200 intenzioni arrivate online, prima ancora di cominciare la celebrazione a New York. Scorrendo i nomi e i paesi di chi le ha inviate, si conferma quanto globale sia la supplica per la pace e la richiesta di proteggere chi ancora oggi vive sotto altre bombe. Anche il presidente della comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo ha inviato la sua preghiera, in cui chiede di disarmare “il cuore di chi combatte, di chi crede nella forza delle armi, di chi ha il potere di usarle, di chi le finanzia”.

Nella preghiera scritta, invece, dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, si ricorda che quanto accaduto in Giappone 80 anni fa è “un ammonimento drammatico e decisivo”. Il cardinale Zuppi chiede a Dio di insegnarci “a rimettere nel fodero la capacità di distruggere l’umanità (…) e l’intera casa comune minacciata da armi che la distruggono” e di insegnarci “a distanziare i cuori da ogni logica di forza, dall’odio, dall’ignoranza, dalla violenza, dalla mancanza di rispetto” per essere “coraggiosi operatori di pace perché l’umanità possa sopravvivere e gli arsenali svuotati”.