Chiesa
Leone XIV ha incontrato i carcerati di Venezia con il Patriarca Moraglia

Sono arrivati percorrendo interamente a piedi l’ultimo tratto, da Terni a Roma, ed oggi tre detenuti del carcere veneziano di S. Maria Maggiore, in permesso speciale, hanno avuto la gioia di portare a compimento il loro pellegrinaggio giubilare prima con il passaggio attraverso la Porta Santa di San Pietro e, poi, con l’incontro con il Santo Padre Leone XIV che li ha accolti in tarda mattinata nella Sala del Concistoro all’interno del Palazzo Apostolico (v. foto in allegato – credito da riportare: © Vatican Media).
Ad accompagnarli dal Papa c’erano il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, il Vicario episcopale che segue l’azione caritativa mons. Fabrizio Favaro, il direttore della Caritas Veneziana Franco Sensini, il cappellano del carcere maschile don Massimo Cadamuro, il segretario del Patriarca don Morris Pasian, il direttore della Casa Circondariale S. Maria Maggiore di Venezia Enrico Farina con il Comandante della Polizia Penitenziaria dell’istituto Antonio Antonica. Presenti all’udienza privata con Leone XIV anche tutti gli altri volontari ed operatori che, nei giorni scorsi e dalla Diocesi di Venezia, hanno condiviso con loro il cammino per raggiungere Roma in occasione del Giubileo.
Ecco una prima dichiarazione del Patriarca Francesco Moraglia, raggiunto subito dopo l’incontro con il Santo Padre: “Ho presentato al Papa tutto il gruppo e le motivazioni di questo pellegrinaggio penitenziale e giubilare, compiuto in parte a piedi e di particolare significato soprattutto per chi vive in stato di restrizione, e lo abbiamo ringraziato per averci voluto dedicare del tempo e riceverci in udienza. Come Diocesi di Venezia gli abbiamo offerto alcuni doni: un calice e una patena realizzati dai maestri vetrai di Murano, per richiamare l’Eucaristia in cui abbiamo la vera redenzione e il vero riscatto non solo sociale ma delle anime, ed un’immagine della Madonna Nicopeia – “apportatrice di vittorie” – custodita a San Marco e a cui i veneziani sono molto legati. I detenuti e gli altri che hanno compiuto il pellegrinaggio hanno, inoltre, offerto al Papa il diario di questo cammino, un numero della rivista del carcere ed un’agenda, frutto del lavoro lì svolto con le cooperative. Leone XIV è stato davvero molto cordiale ed ha parlato con tutti noi come una persona amica, manifestando un sincero interesse verso le persone e sulle varie questioni trattate. Alla fine mi ha anche detto di essere stato a Venezia una ventina di anni fa e di conservare tuttora uno splendido ricordo della città e dei gondolieri”.
“Il pellegrinaggio giubilare a cui hanno partecipato anche tre detenuti del carcere maschile veneziano – continua ancora il Patriarca – è stato un gesto dal significato importante perché evidenzia un’attenzione della società tutta verso queste persone che, dopo aver scontato la pena, si apprestano a farvi ritorno a pieno titolo. Queste persone si sono così sentite valorizzate nel loro percorso di riparazione e reinserimento. L’incontro con Papa Leone ha mostrato tutta la vicinanza e il sostegno della comunità cristiana nei loro confronti che, a Venezia, si sta realizzando con una serie di iniziative ed attenzioni sia di carattere ordinario e quotidiano, con l’intervento delle nostre cappellanie e della Caritas diocesana sia di tipo straordinario e qui ricordo, ad esempio, la bella visita di Papa Francesco al carcere femminile della Giudecca il 28 aprile 2024 vissuta anche nell’ambito del padiglione della Santa Sede alla Biennale ospitato proprio in quel luogo singolare”.
“Anche questa iniziativa – aggiunge il Vicario episcopale mons. Fabrizio Favaro – dimostra come l’assidua attenzione della Diocesi e della Caritas veneziana nel contesto carcerario non sia limitata all’offerta o alla gestione di opere e servizi di assistenza ma faccia pienamente parte della missione della Chiesa e, quindi, dell’annuncio del Vangelo”.
Per il direttore della Casa Circondariale S. Maria Maggiore di Venezia Enrico Farina “l’esperienza vissuta in questi giorni – il pellegrinaggio giubilare, l’attraversamento della Porta Santa e l’incontro con Papa Leone XIV – rappresenta un passaggio fortemente simbolico e concreto per tre detenuti che hanno scelto di mettersi in discussione e di costruire un nuovo senso alla propria storia. Questo percorso è stato reso possibile grazie alla sensibilità e al sostegno del magistrato di sorveglianza, del Provveditore del Triveneto e del Capo del Dipartimento, che hanno condiviso la visione di un carcere capace di aprire strade a chi dimostra di voler cambiare. Ma questo risultato nasce, soprattutto, dalla forza quotidiana di una comunità penitenziaria che lavora in silenzio: la Polizia Penitenziaria, che garantisce la sicurezza con intelligenza operativa e profonda attenzione rieducativa; il personale civile, con particolare riferimento agli educatori, che accompagnano con professionalità questi percorsi; il volontariato, che da sempre rappresenta la voce più autentica dell’ascolto e della fiducia. A tutto questo si affianca, in modo costante e mai formale, la presenza del Patriarca Francesco Moraglia, che ha accompagnato spiritualmente – e concretamente – questo cammino, offrendo ai detenuti e alle detenute un punto di riferimento sincero e credibile. Abbiamo semplicemente gettato le basi perché tutto questo potesse accadere: chi ha camminato, davvero, sono loro”.
Il cappellano del carcere maschile don Massimo Cadamuro commenta così l’incontro con il Santo Padre a compimento del pellegrinaggio giubilare: “Quando Papa Francesco aveva indetto il Giubileo della speranza, subito ci era sembrato buono, opportuno e necessario non viverlo solamente in carcere ma che ci fosse anche un vero e proprio pellegrinaggio a Roma, fatto in parte a piedi. E questo è ciò che in questi giorni abbiamo realizzato con un gruppo di persone, uomini e donne, ristretti e liberi, che hanno camminato insieme per giorni condividendo la preghiera, i pasti, le fatiche, le gioie e le riflessioni, alla ricerca di una speranza affidabile che è fondamentale per una vita autentica e buona. Per me essere cappellano del carcere è come avere una seconda parrocchia a S. Maria Maggiore, oltre a quella che ho nella terraferma mestrina (a Campalto). Un’esperienza molto bella quella che abbiamo vissuto, culminata nell’incontro con Papa Leone; anche i tre ristretti si sono sempre sentiti accolti per quello che sono come persone e non in quanto condannati. Il Santo Padre ci ha ringraziati per essere venuti perché anche lui, ci ha detto, ha bisogno di speranza e noi oggi lo siamo stati per lui; questa sua frase ha colto benissimo il senso profondo della nostra esperienza”.
Il gruppo di pellegrini veneziani completerà in queste ore il suo cammino toccando anche le altre grandi basiliche romane per poi intraprendere, nella giornata di domani, la via del ritorno a Venezia.
L’udienza odierna con il Santo Padre si è inserita nel costante e articolato impegno, che da molto tempo contraddistingue la Chiesa veneziana, per accompagnare quotidianamente le detenute e i detenuti nel loro percorso e nella fase delicata del termine della pena detentiva. Per rendere ancora più efficace l’azione pastorale della Chiesa di Venezia negli istituti penitenziari della città, nelle scorse settimane il Patriarca aveva avuto anche un lungo colloquio con il Ministro della Giustizia Carlo Nordio con un ampio confronto sulla situazione delle carceri veneziane e sulle azioni di reinserimento delle persone in regime di restrizione.