Due le vittime dell’attacco israeliano alla chiesa latina (Gaza)

Un carro armato israeliano ha colpito la parrocchia latina della Sacra Famiglia a Gaza, causando due morti e undici feriti tra i rifugiati. L’attacco ha seminato il panico tra i circa 500 sfollati ospitati nel complesso. Il Papa e la Cei hanno espresso cordoglio, mentre Israele ha avviato un’indagine sull’accaduto

Sale a due morti, un uomo e una donna, il bilancio dell’attacco israeliano di questa mattina alla parrocchia latina della Sacra Famiglia di Gaza. A confermarlo al Sir è il Patriarcato latino di Gerusalemme. Inizialmente si era parlato di 6 feriti, di cui 2 in condizioni disperate. Lievemente ferito il parroco, padre Gabriel Romanelli che è stato curato in ospedale. La parrocchia attualmente ospita circa 500 sfollati cristiani.

Reazioni Israeliane. Successivamente all’attacco, l’Esercito israeliano (Idf) ha diffuso su X una dichiarazione in cui afferma di “essere a conoscenza delle segnalazioni relative ai danni causati alla Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City e alle vittime sul posto. Le circostanze dell’incidente sono in fase di revisione. Le Idf compiono ogni sforzo possibile per mitigare i danni ai civili e alle strutture civili, compresi i siti religiosi, e si rammaricano per qualsiasi danno causato”. Dal canto suo il ministero degli Esteri di Israele, sempre su X, “esprime profondo dolore per i danni arrecati alla Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City e per le vittime civili. L’Idf sta esaminando questo incidente, le cui circostanze non sono ancora chiare, e i risultati dell’indagine saranno pubblicati in modo trasparente. Israele non prende mai di mira chiese o siti religiosi e si rammarica per qualsiasi danno arrecato a un sito religioso o a civili non coinvolti”.

“Questa mattina, intorno alle 10.10, la parrocchia latina della Sacra Famiglia, l’unica cattolica di Gaza, che ospita al suo interno circa 500 sfollati cristiani che hanno perso tutto a causa della guerra, è stata colpita da un tank israeliano causando due morti, un uomo e una donna, 11 feriti. Panico tra i rifugiati per l’esplosione avvenuta vicino alla croce posta sul tetto della chiesa, con schegge e detriti caduti sul cortile”. A raccontare al Sir le fasi del bombardamento che ha colpito la parrocchia cattolica di Gaza è Anton Asfar, direttore di Caritas Jerusalem. Poco prima a dare la notizia al Sir era stato lo stesso patriarca latino di Gerusalemme, card, Pierbattista Pizzaballa, con una dichiarazione stringata: “Questa mattina è stata colpita la parrocchia latina della sacra Famiglia di Gaza. Ci sono 2 morti e 6 feriti, anche gravi. Lievemente ferito il parroco, padre Gabriel Romanelli, curato in ospedale”. Dichiarazione aggiornata con il passare delle ore. La parrocchia attualmente ospita circa 500 sfollati cristiani. I morti accertati sono Saad Salameh, di anni 60 e Fumayya Ayyad, 84 anni. Il primo era il custode della parrocchia e al momento dell’attacco si trovava nel cortile, la seconda vittima, era una donna che si trovava nella tenda Caritas adibita al supporto psicosociale.

Il racconto dell’attacco. “Stiamo seguendo gli sviluppi minuto per minuto – spiegano dalla Caritas -. Le persone all’interno del compound parrocchiale sono terrorizzate e sono rintanate nelle loro camere, ricavate da aule scolastiche. Nel momento dello scoppio, alcune persone si trovavano all’esterno dell’edificio principale, tra cui due donne anziane sedute all’interno della nostra tenda di supporto psicosociale Caritas. Entrambe sono rimaste gravemente ferite e sono state trasportate in ambulanza all’ospedale Al-Ahli. Altri tre giovani – continua Asfar – che si trovavano all’ingresso della chiesa sono rimasti gravemente feriti e trasportati in ospedale con mezzi privati a causa dell’urgenza della situazione”.

Altri feriti da vetri e schegge sono stati curati con punti di sutura. La scorsa settimana, ricorda il direttore della Caritas, “padre Romanelli aveva esortato la gente a rimanere nelle proprie stanze, poiché gli intensi bombardamenti e le operazioni militari nelle vicinanze avevano reso la zona sempre più pericolosa. Ieri, la minaccia è diventata particolarmente grave a causa della presenza di carri armati israeliani vicino al complesso della chiesa e dei continui attacchi nelle immediate vicinanze”. Significative le parole di un operatore di Caritas Jerusalem riportate da Asfar: “Se padre Gabriel non ci avesse chiesto di rimanere in casa, oggi ci sarebbe stato un massacro di almeno 50, 60 morti”.

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