Domenica 3 agosto, commento di don Renato De Zan

Giotto, Santo Stefano protomartire, Firenze Museo (da Wikipedia, di pubblico dominio)

Rinvenimento Reliquie di S. Stefano

Mt 10,17-22

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: “17 Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19 Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20 infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 21 Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato”.

Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato

Testo

1. Il vangelo di Matteo contiene cinque lunghi discorsi di Gesù: il discorso della montagna (Mt 5-7), il discorso apostolico (Mt 10), il discorso parabolico (Mt 13), il discorso ecclesiastico (Mt 18) e il discorso escatologico (Mt 24-25). Il discoro apostolico, in genere, viene suddiviso dai biblisti in cinque parti: annuncio e giudizio sulle città che non l’accolgono (Mt 10,5-15) persecuzione degli apostoli e venuta del Figlio dell’uomo (Mt 10,16-23), legame discepolo-maestro (Mt 10,24-25), persecuzione degli apostoli e la loro sicurezza presso il Padre (Mt 10,26-33), la pace e la spada e ricompensa dell’accoglienza (Mt 10,34-42).

2. Come è stato notato, la seconda parte (Mt 10,16-23) è l’ambito da cui sono stati scelti i versetti che compongono la formula, alla quale la Liturgia ha premesso un lungo incipit (“In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli”) Questa, dunque, appare incompleta (sono stati tolti i vv. 16 e 23). Il testo che resta ha due elementi che aiutano a individuare una certa struttura. Si tratta della ripetizione dell’espressione “vi consegneranno” (vv. 17.19), che suddivide la formula in due momenti: la persecuzione e la testimonianza (Mt 10,17-18); la testimonianza in mezzo all’odio di tutti e la perseveranza che ottiene la salvezza (Mt 10,19-22).

Esegesi

1. Nella prima parte, Gesù profetizza ai suoi apostoli la persecuzione. Si tratta di una persecuzione sia religiosa (“vi flagelleranno nelle sinagoghe”) sia civile (“sarete condotti davanti a governatori e re”). Nel progetto di Dio tale persecuzione ha uno scopo preciso: gli apostoli sono chiamati a dare testimonianza sia davanti agli ebrei sia davanti ai pagani (“dare testimonianza a loro e ai pagani”). Si tratta di una persecuzione in cui, purtroppo, c’è molta sofferenza (“vi flagelleranno”) prima di arrivare alla morte (“il fratello farà morire il fratello”).

2. Nella seconda parte, Gesù profetizza ancora come durante la persecuzione l’apostolo farà una esperienza straordinaria. Durante gli interrogatori, l’apostolo non dovrà preoccuparsi della risposta. Lo Spirito Santo opererà il fatto straordinario di mettere in bocca all’apostolo ciò che deve rispondere. Per il perseguitato questa esperienza diventa fondamentale per sapere che non è solo in quel momento supremo. Dio è con lui. È una garanzia della futura gloria a cui accederà alla fine del suo martirio.

Contesto liturgico

1. La prima lettura (2Cr 24,18-22) anticipa profeticamente il martirio di Stefano. Il profeta Zaccaria, dopo aver prestato servizio alla Parola di Dio (v. 20: “Allora lo spirito di Dio investì Zaccaria, figlio del sacerdote Ioiadà, che si alzò in mezzo al popolo e disse: «Dice Dio…»”), viene ucciso per aver detto la verità di Dio, non gradita al re. Il parallelo è fortissimo. Stefano viene lapidato dopo aver detto la verità di Dio sgradita ai sinedriti. C’è, tuttavia, una differenza. Mentre Zaccaria muore prega perché Dio veda l’ingiustizia e ne tenga conto (v. 22: “Il Signore veda e ne chieda conto!”). Stefano, invece, prega per il perdono dei suoi uccisori: “Signore, non imputare loro questo peccato” (At 7,60). La prima lettura non ha forti legami tematici con il Vangelo.

2. La seconda lettura (At 6,8-10.12; 7,54-60) è un testo eclogadico, che la Liturgia propone alla proclamazione e all’ascolto perché nella celebrazione si colga l’essenziale della causa che porterà s. Stefano al martirio, dell’andamento del suo processo e del suo martirio. Come profetizzato da Gesù nel Vangelo, s. Stefano ebbe l’esperienza di essere accompagnato da Dio (v. 55: “pieno di Spirito Santo…vide la gloria di Dio”) nel suo processo. Aver testimoniato la propria visione anticipatrice del premio celeste (v. 56“Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”) ebbe come risultato la condanna a morte per blasfemia, la lapidazione. Mentre veniva lapidato, s. Stefano imita il Maestro per il quale sta dando la vita (Mt 10,18: “per causa mia”). La sua invocazione è fatta “a gran voce” (At 7.60), come a “gran voce” è stata l’invocazione di Gesù morente (Lc 23,46). Inoltre, come Gesù invocò il perdono per i suoi carnefici (Lc 23,34: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”) così anche il discepolo di Gesù, s. Stefano, diversamente dal profeta Zaccaria, chiede il perdono per i suoi carnefici: “Signore, non imputare loro questo peccato”.

3. Tutta l’impostazione della Celebrazione odierna ruota attorno alla memoria del rinvenimento delle reliquie di S. Stefano, primo martire e patrono della nostra Diocesi. Di fatto, però, il messaggio che soggiace ai testi potrebbe essere riassunto in ciò che Gesù disse al dottore della Legge (Lc 10,37): se sei chiamato al martirio, va e fa’ anche tu così come ha fatto s. Stefano.