8xmille
Vescovo Pellegrini: l’impegno della Chiesa diocesana
L’8xmille è una scelta che costa il tempo di una firma e nulla più. Infatti, a livello economico, non incide di un centesimo sulle tasche dei contribuenti: semplicemente chi firma sceglie di destinare quella piccola percentuale (l’8 per mille) delle tasse che comunque paga ad una finalità precisa: la Chiesa cattolica. Questa, ricevuti i fondi provenienti dall’8xmille, li divide tra le diocesi con destinazioni d’uso ben precise. Sono tre: il sostentamento del clero (ragione per cui il fondo è nato), le opere di culto, le opere di carità.

Ne parliamo con il Vescovo della nostra diocesi di Concordia-Pordenone, S.E. mons. Giuseppe Pellegrini.
Eccellenza: si sono ricordati da poco i 40 anni dell’8xmille. Che cosa ha significato per la Chiesa cattolica?
Un passo importante. Come vescovi sia in Cei che in Cet (Conferenza episcopale italiana e Conferenza del triveneto) abbiamo più volte considerato l’8xmille una presenza provvidenziale, attenta ai tempi e ai bisogni ai quali, grazie ai fondi, possiamo come vescovi dare risposte di sostegno. Questo vale tanto per le attività pastorali che per quelle caritative delle diocesi italiane. Poi c’è quanto si fa per i sacerdoti: sia come risorse dirette loro riservate che, indirettamente, per la formazione, lo studio, le varie necessità. Grazie ai fondi 8xmille, che vengono dalle firme dei contribuenti, i sacerdoti possono avere una mensilità che non grava sullo Stato. In più una parte, circa un dieci per cento, va al sostegno di progetti nei paesi più poveri: un’apertura al mondo nel nome della solidarietà concreta, della fraternità, della condivisione.
Nonostante gli anni passati, permane un margine di pregiudizio riguardo questa firma…
Invece è molto importante perché concretamente si traduce in aiuto a persone e opere del territorio: ad esempio il restauro della chiesetta, l’oratorio per i nostri ragazzi, la catechesi, la formazione, la comunicazione sociale, l’attenzione agli anziani sempre più soli. Semmai va ricordata l’importanza di firmare a tutti coloro che possono farlo: c’è chi dice “tanto ci pensa l’8xmille” ma se poi non si partecipa… E’ importante far capire quanto quella firma, che non costa nulla di più, sia vitale per tante opere di formazione, di carità, di mantenimento del ricco patrimonio d’arte che l’Italia tutta, come pure la nostra diocesi, ha.
Come pastore ringrazio il Signore e rivolgo il mio personale invito: non aver paura di mettere quella firma per la Chiesa Cattolica perché permette la continuazione di una lunga storia di generosità.
Lei è vescovo di Concordia Pordenone da 14 anni: cosa ha permesso di fare in modo particolare l’8 xmille?
Questo territorio del Friuli Venezia Giulia ha geograficamente due presenze che si traducono in necessità: da una parte l’immigrazione. Siamo sulla rotta balcanica e l’impegno di accoglienza e aiuto in tal senso è stato ed è importante. Lo si fa attraverso la Caritas diocesana e in collaborazione con altre realtà, come ad esempio la Croce rossa, e sempre in sinergia con enti e istituzioni. Il tutto con un ventaglio di situazioni e bisogni che sono cambiati nel tempo ma che persistono come necessità d’aiuto. Abbiamo reso disponibili docce, trovato posti letto per l’emergenza freddo e aperto una locanda per chi non ha un letto.
Dall’altra parte penso anche al ricco patrimonio artistico che possediamo, fatto di grandi chiese parrocchiali ma anche di tante chiesette, magari in frazioni di montagna e paesini di poche anime, tanto preziose per affreschi quanto fragili e facili a deteriorarsi. Questo per esemplificare come la conservazione del patrimonio – che è pure una grande testimonianza di fede -, sia un filone di attenzione che richiede tante risorse. La fortuna, anche in questo caso, è essere in una regione a statuto speciale che si è dimostrata attenta e sinergica su questo fronte. Attenzione al patrimonio hanno anche le Fondazioni e banche, collaboranti al nostro fianco in importanti recuperi e restauri.
Va ricordato a chi può firmare che l’8xmille ricade nel territorio, nelle persone, nelle opere del territorio…
Sì questo senz’altro: si va dal restauro del trecentesco campanile della concattedrale di Pordenone al nuovo oratorio di Villanova di Fossalta, dal tetto delle chiese di San Michele al Tagliamento e San Stino di Livenza al Santuario di Madonna di Strada a Fanna. Non sono che una manciata di esempi che dicono quanto i benefici ricadono su tutto il territorio e chi lo abita. Ma lo stesso vale per la pastorale: catechesi, sostegno all’attività dei giovani, la formazione del clero, le comunicazioni sociali ormai imprescindibili. E penso pure all’impegno caritativo e solidale, alle famiglie in difficoltà che purtroppo sono in crescita perché cambia anche il volto della povertà.
Ecco, Eccellenza, riguardo al 2024, dove si è investito maggiormente?
Una prima area di intervento, all’interno delle molteplici iniziative legate alla carità, è quella della nuova povertà, ovvero la condizione di chi, pur avendo un lavoro, non ce la fa a mantenere la famiglia e a coprire le spese ordinarie di affitto, bollette. Su questo fronte ci si muove sia con i fondi dell’8xmille, sia tramite il Fondo di solidarietà diocesano, costituito dalle donazioni dei sacerdoti, che versano per questo una loro mensilità, e la cui destinazione è l’aiuto alle famiglie che non ce la fanno. Le stesse persone aiutate sono quelle indicate dai parroci, che conoscono bene il territorio dove sono inseriti e le varie situazioni locali. Su un centinaio di persone sostenute nel 2024 la metà sono italiani, di essi solo un terzo è disoccupato, gli altri lavorano a tempo determinato e anche indeterminato ma le risorse non bastano. La prima voce di richiesta di aiuto è la casa, per locazioni e bollette; poi ci sono spese legate all’auto e spese sanitarie. Questo aiuto è possibile grazie ai sacerdoti che, sì ricevono dall’8xmille ma che poi mettono a disposizione le loro risorse. Nel 2024 hanno versato 93mila euro. Sul fronte ospitalità abbiamo anche accolto undici famiglie in una nostra struttura: Casa Madonna Pellegrina.
Oltre che alla povertà, a cosa sono destinati in diocesi i fondi dell’8xmille?
Un altro versante molto importante è quello della pastorale e, al suo interno, direi della formazione, che mi sta a cuore. Tanti i filoni: innanzitutto la formazione per il clero e i diaconi che dura sostanzialmente quasi tutto l’anno con incontri a scadenza regolare, confronti con ospiti ed esperti, distribuzione di materiali. Poi formazione come sostegno allo Studio Teologico diocesano, che è per i seminaristi ma è ora aperto anche alla formazione dei laici. Si continua con l’impegno per la catechesi, con corsi di aggiornamento e strumenti ad essa necessari e, ancora, con il sostegno alla pastorale giovanile rivolto alle attività e al coinvolgimento dei nostri ragazzi e adolescenti. Non si esclude poi la pastorale familiare: incontri, week end di formazione: un volano di rapporti di vicinanza, sostegno, evangelizzazione. E aggiungo il sostegno al Monastero benedettino di Poffabro, una bella e preziosa presenza orante. Ci vivono oggi dodici monache: si dedicano alla preghiera ma c’è una foresteria ed esse sono pronte ad accogliere chiunque bussi, senza chiedere nulla.
La diocesi accoglie anche sacerdoti o seminaristi da altre parti del mondo sempre per ragioni di studio…
Sì. Abbiamo sia accolto seminaristi dal Mozambico, dove abbiamo la presenza di un fidei donum – don Lorenzo Barro -, sia provenienti da altre parti del mondo. Ricordo Brice Ibombo, che è stato ospite di questo nostro seminario, è diventato sacerdote, poi ha studiato ancora e quindi ha fatto ritorno in Congo Brazzaville. Un paio di settimane fa papa Leone lo ha nominato vescovo della diocesi di Ouesso.
Allo stesso modo si accolgono anche sacerdoti stranieri che vengono per un periodo di formazione, per specializzarsi in scienze teologiche e umanistiche. Sono persone che ci aiutano a respirare col polmone della chiesa universale. Poiché vengono da culture e paesi diversi dal nostro, aiutano noi a capire un mondo che, anche alle nostre latitudini, è già multiculturale.
L’8xmille è destinato anche alle opere di culto. Che possiamo dire?
Il mantenimento delle opere, sia intese come edifici sacri e chiese, sia come singole opere d’arte – quadri, arredi sacri, sculture – è una necessità costante. Il patrimonio è vasto e pertanto ampi si presentano anche gli interventi necessari a tramandare queste antiche e molto spesso preziose testimonianze di fede. Alle singole opere si somma l’impegno per la Biblioteca del Seminario, l’Archivio storico diocesano e il Museo diocesano di Arte Sacra, che conservano e proteggono al loro interno la cultura che ha espresso questa diocesi nei secoli.
Si può ben dire che apporre la propria firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica significa concretamente dare la possibilità al proprio territorio e a chi ci abita di avere risorse importanti che vanno per il bene di tutti?
Senz’altro e invito alla firma senza paura. La si vedrà restituita nell’affresco recuperato, nella borsa della spesa, nell’oratorio dove giocano figli o nipoti.
Una sorta di bella sinergia tra chiesa e laici?
Anche il sostegno all’8xmile rientra nel cammino di corresponsabilità.
Il partecipare con una firma al gettito dell’8xmille dona alle diocesi la possibilità di essere accanto alle persone anche reinvestendo in attività pastorali e caritative.
