Attualità
I pianti delle madri di Gaza

C’è una donna che può diventare simbolo di una popolazione: è la dottoressa del Nasser Hospital Alaa al-Najjar che a Gaza, causa bombardamento, ha perso nove dei suoi dieci figli. Al momento dell’attacco era al suo posto di pediatra in ospedale, attenta a salvare i figli di altre madri, colpiti dalle armi israeliane. Il suo racconto è tragico: prima ancora che le armi tacessero, compresa l’area colpita, è corsa verso casa sfidando le pallottole. Vi ha trovato macerie e i suoi figli “martirizzati, carbonizzati, irriconoscibili”.
Della sua numerosa famiglia erano sopravvissuti Hamdi, il marito medico, in casa nel momento dell’attacco (si davano il turno per stare con i bambini) e Adam, il figlio undicenne. Le condizioni del marito sono apparse subito gravissime: dopo tre interventi al cervello, con un polmone lesionato, non ce l’ha fatta. Alla dottoressa non è rimasto che il piccolo: lei, minuscola, avvolta in un lungo abito e velo nero, diafana e cinerea, è stata ripresa al capezzale di Adam. Ora implora: “Salvatelo”.
A Gaza le cure non sono quelle possibili da altri parti del mondo, dove la guerra non uccide, non bombarda ospedali, non blocca i rifornimenti anche di medicine e dispositivi medici. Il bambino, pur ferito in modo grave, sembra in parziale ripresa ma ha bisogno di cure maggiori di quelle che può ricevere al Nasser Hospital, pure bombardato.
Mentre le ennesime trattative si arenano tra un Israele che fa orecchie da mercante a proposte di tregua e Hamas che prima accetta e poi alza il tiro, la tragedia continua e sale di giorno in giorno la conta delle morti tra armi e fame.
In questo stallo qualche piccola luce si accende. Il Veneto, per bocca del presidente Zaia, si è offerto di curare il piccolo Adam, sostenendo di avviare le procedure. In Puglia, il presidente Emiliano ha deciso di interrompere i rapporti con Israele: una scelta politica dai risvolti economici tanto che alla Fiera del Levante di Bari, per delibera del consiglio comunale della città, non sarà gradita la presenza dello stato di Israele e di suoi rappresentanti se perdurerà l’attacco a Gaza e ai civili inermi. Il 6 e 7 giugno sono previste due manifestazioni: il 7 a Roma scendono in piazza San Giovanni “Pro Gaza” le forze politiche dei giallo rossi (Pd, Cinque stelle, Sinistra italiana e Alleanza verdi); il 6 a Milano lo fanno Renzi e Calenda (Italia Viva e Azione) a condanna sia dell’azione del governo israeliano sia del diffondersi dell’antisemitismo. Su tutti si è levato fortissimo l’appello del Presidente Mattarella che, alla vigilia della festa della Repubblica, ha ribadito tanto l’urgenza del rilascio degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas quanto ha definito “disumano” il blocco che sta affamando la popolazione Gaza: “Ridurre alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è inaccettabile”.
Segni che si vanno sommando ad un crescendo internazionale: nell’Unione europea, Regno Unito, Canada sale la condanna verso l’inarrestabile marcia della morte di Israele. L’Ue per la prima volta lo scorso 27 maggio ha preso posizione contro quanto il governo di Israele sta continuando a fare nella Striscia: il Consiglio affari esteri, sostenuto dalla maggioranza degli stati membri (Italia esclusa) ha annunciato la revisione dell’Accordo di Associazione del 2000. Il Regno Unito ha sospeso le negoziazioni di accordi commerciali con Israele a causa del protrarsi delle azioni in atto sulla Striscia e del prolungato blocco all’ingresso degli aiuti umanitari. Canada e anche Stati Uniti hanno manifestato preoccupazione per quanto in atto nel territorio palestinese con Trump che ha laconicamente dichiarato che vi accadono “cose brutte”. Il premier spagnolo Sanchez ha apertamente parlato di Israele come “stato genocidario” con cui non vuole più fare affari. La Germania ha sostenuto che le azioni contro i civili di Gaza non sono possono più essere giustificate come risposta alle azioni di Hamas.
Papa Leone ha fin da subito messo la pace al centro dei suoi messaggi e del suo operato. Nei suoi angelus come nelle omelie e nei discorsi ufficiali non sono mancati gli appelli “al cessate il fuoco, alla liberazione degli ostaggi, al rispetto integrale del diritto umanitario”. Ha saputo chinarsi su quella umanità ferita: “Dalla Striscia di Gaza si leva sempre più intenso al Cielo il pianto delle mamme e dei papà, che stringono a sé i corpi senza vita dei bambini, e che sono continuamente costretti a spostarsi alla ricerca di un po’ di cibo e di un riparo più sicuro dai bombardamenti”.
In ordine sparso qualcosa si muove: l’auspicio sempre più urgente è che qualche istituzione si faccia crogiolo di tutti questi frammenti e sappia trasformarli in una unica, attesissima, pace.